Una via nuova per valorizzare l’eroica testimonianza cristiana (di G. Merola)

 

Esce per i tipi della Libreria Editrice Vaticana il volume “L’offerta della vita nelle Cause dei Santi” (pagg. 80; € 10,00), che riporta testo e commento del Motu Proprio “Maiorem hac dilectionem”, recentemente approvato da Papa Francesco. Con questo documento il Pontefice ha aperto la via alla beatificazione di quei fedeli che, spinti dalla carità, hanno offerto eroicamente la propria vita per il prossimo accettando liberamente e volontariamente una morte certa e prematura con l’intento di seguire Gesù.

Come si sa, ormai da secoli le norme della Chiesa Cattolica prevedono che si possa procedere alla beatificazione di un servo di Dio percorrendo una di queste tre vie: la prima è La via del martirio che è la suprema imitazione di Cristo e la testimonianza piú alta della carità. La seconda è La via delle virtù eroiche, esercitate “speditamente, prontamente, piacevolmente e sopra il comune modo di agire, per un fine soprannaturale” (Benedetto XIV) e per un congruo periodo di tempo, ossia fino a farle diventare un modo abituale di essere e di agire conforme al Vangelo. Si tratta delle virtú teologali (fede, speranza, carità), cardinali (prudenza, giustizia, fortezza, temperanza) e “annesse” (povertà, obbedienza, castità, umiltà). C’è, poi, una terza via, meno conosciuta e meno battuta, che, però, conduce allo stesso risultato delle altre due. È la via dei cosiddetti “casus excepti”, cosí chiamati dal Codice di Diritto Canonico del 1917 (cf. cann. 2125-2135). Il loro riconoscimento porta alla conferma di un culto antico, cioè successivo al pontificato di Alessandro III (morto nel 1181) e antecedente al 1534, così come stabilì Urbano VIII (Papa dal 1623 al 1644), il grande legislatore delle Cause dei Santi. La conferma del culto antico è chiamata anche “beatificazione equipollente”.

Queste tre vie sono tuttora aperte e percorribili, ma non sembra che siano sufficienti per interpretare tutti i casi possibili di santità canonizzabile. Infatti, ultimamente, la Congregazione delle Cause dei Santi si è posta la domanda “se non siano meritevoli di beatificazione quei Servi di Dio che, ispirati dall’esempio di Cristo, abbiano liberamente e volutamente offerto e immolato la propria vita per i fratelli in un supremo atto di carità, che sia stato direttamente causa di morte, mettendo cosí in pratica la parola del Signore: «Nessuno ha un amore piú grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15, 13)”.

Ecco quindi l’introduzione di una quarta via, detta dell’offerta della vita. Pur avendo alcuni elementi che la fanno assomigliare sia alla via del martirio che a quella delle virtù eroiche, è una via nuova che intende valorizzare una eroica testimonianza cristiana, finora senza una procedura specifica, proprio perché non rientra del tutto nella fattispecie del martirio e neppure in quella delle virtú eroiche.

La via dell’offerta della vita, infatti, assomiglia parzialmente a quella del martirio perché c’è l’eroico dono di sé, fino alla morte inclusa, ma se ne differenzia perché non c’è un persecutore che vorrebbe imporre la scelta contro Cristo. Similmente, la via dell’offerta della vita assomiglia a quella delle virtú eroiche perché c’è un atto eroico di carità (dono di sé), ispirato dall’esempio di Cristo, ma se ne differenzia perché non è l’espressione di un prolungato esercizio delle virtú e, in particolare, di una carità eroica. Si richiede, comunque, un esercizio ordinario di vita cristiana, che renda possibile e comprensibile la decisione libera e volontaria di donare la propria vita in un atto supremo di amore cristiano, che superi il naturale istinto di conservazione, imitando Cristo, che si è offerto al Padre per il mondo, sulla croce.

Il volume arrivato ora in libreria, a cura della Congregazione delle Cause dei Santi, oltre a riportare il testo del Motu Proprio, è arricchito dal testo dell’intervista che il Prefetto della Congregazione, il cardinale Angelo Amato, ha rilasciato all’Osservatore Romano lo scorso 26 agosto, e da due commenti al Documento del Segretario del Dicastero, l’arcivescovo Marcello Bartolucci.

“Con questo provvedimento la dottrina – commenta mons. Bartolucci – sulla santità cristiana canonizzabile e la procedura tradizionale della Chiesa per la beatificazione dei Servi di Dio non soltanto non sono state alterate, ma si sono arricchite di nuovi orizzonti ed opportunità per l’edificazione del popolo di Dio, che nei suoi Santi vede il volto di Cristo, la presenza di Dio nella storia e l’esemplare attuazione del Vangelo”.

Giuseppe Merola