Il Rosatellum diventa legge. Con 214 voti favorevoli e 61 contrari, oltre a 2 astenuti, l’aula del Senato ha dato il via li-bera definitivo al nuovo sistema elettorale mi-sto, che prevede una ampia quota proporzionale e una parte di seggi attribuiti con collegi u-ninominali maggioritari. Il numero dei voti contrari è esattamente lo stesso di quelli registrati nella giornata di mercoledì per i voti di fiducia chiesti dal governo. Fiducia ottenuta al prezzo di una modifica sostanziale della maggioranza che sostiene l’esecutivo: formalmente fuori i parlamentari di Mdp, di fatto dentro quelli di Ala. Insomma, esce Bersani ed entra Verdini. Ma per molti era già così. Lo stesso ex braccio destro di Berlu-sconi ha sottolineato l’importanza del ruolo avuto dalla sua piccola pattuglia di ex, in questo e in molti altri casi. E ha spiegato che dal suo punto di vista non si tratta della nascita una nuova maggioranza, perché «noi già c’eravamo, ci siamo e ci resteremo sino alla fine». «Rivendico con orgoglio tutto quello che ab-biamo fatto – ha sottolineato nel suo intervento a Palazzo Madama, in cui ha paragonato i se-natori di Ala a «14 ministri senza portafoglio» -, a partire dal ruolo di supplenza che abbiamo svolto ignorando gli stupidi strali che ci arrivavano quotidianamente. Avremmo votato anche la stepchild adoption così come voteremo il testamento biologico e abbiamo contribuito con orgoglio anche al mantenimento dei con-ti pubblici». Mentre parlava Verdini, i senatori del M5S – già protagonisti mercoledì di una rumorosa mobilitazione dentro e fuori il pa-lazzo – sono usciti dall’aula.