La Chiesa di Svezia non si riferirà più a Dio con il genere maschile

«Dal punto di vista teologico, ad esempio, sappiamo che Dio va ben oltre qualsiasi determinazione di genere». Le parole del capo della chiesa luterana svedese – che è una donna e che si chiama Antje Jackelén (sacerdotessa della chiesa svedese dal 1980, laureata in teologia alla Lund University nel 1999) – sono piuttosto emblematiche. Dopo un processo che, ormai, è in piedi da diverso tempo, la Chiesa Evangelica Luterana di Svezia ha deciso che non utilizzerà più il genere maschile per riferirsi a Dio.

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Verranno evitate, in modo particolare, espressioni come «Signore» e «Lui». La decisione è stata presa nell’ambito di un meeting tra le massime autorità luterane e verrà adottata a partire dal giorno di Pentecoste del 2018 (il prossimo 20 maggio). Di Dio si parlerà soltanto in maniera generica, utilizzando termini neutri, senza un riferimento al maschile che – da secoli – viene utilizzato. Un argomento che era stato proposto all’attenzione della Chiesa luterana svedese già a partire dal 1986.

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In Svezia, i fedeli che seguiranno questa nuova prassi – che troveranno, insieme ad altri precetti, specificata all’interno di una sorta di vademecum – sono circa 6 milioni, su una popolazione complessiva di 10 milioni di abitanti. Loro sembrano accettare con serenità la decisione alla quale, peraltro, erano stati preparati da un lungo cammino di avvicinamento.

Qualche voce critica, invece, si solleva dal mondo accademico: il teologo Christer Pahlmblad, ad esempio, sostiene che tutto ciò non è opportuno per la dottrina della Trinità e per la comunione con le altre dottrine cristiane. «Non è furbo – dice – far passare la Chiesa di Svezia per quella che non rispetta l’eredità teologica comune».

(FOTO da account Facebook di Antje Jackelén)

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