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Noi e il mondo arabo - intervista al Professore Franco Cardini

I rapporti fra noi e il mondo arabo sembrano diventati un incubo... C’è una via d’uscita?

di Emanuele G. - domenica 21 gennaio 2018 - 6176 letture

Da quando il terrorismo jihadista ha iniziato a colpire duramente l’Occidente le due sponde del Mediterraneo sembrano guardarsi in cagnesco. Infatti, la declinazione delle nostre relazioni non è svolta secondo modalità improntate al dialogo e al reciproco rispetto, bensì sono ancorate sulla paura e sull’ipocrisia.

Da qui la necessità di conoscere l’opinione autorevole di uno dei massimi studiosi del mondo arabo in Italia. Ossia, il Professore Franco Cardini che ringraziamo per la cortese disponibilità a farsi intervistare dal nostro giornale online nonostante un’agenda lavorativa fitta di impegni e scadenze.

Dobbiamo aver paura dell’Islam?

"Assolutamente no, per due ragioni: una metafisico-antropologica, una storico-politica. A livello metafisico-antropologica l’Islam è una religione nata dal ceppo abramitico, molto affine all’ebraismo e al cristianesimo, che persegue la perfetta conformità dell’anima rispetto ai disegni di Dio e l’unità in pace e in concordia, secondo la volontà divina, di tutti gli esseri umani. A livello storico-politico l’Islam è stato senza dubbio una grande forza in certi momenti anche guerriera, ma non ha mai conosciuto se non nei primissimi tempi della sua vita (cioè nel secondo quarto del VII secolo) una vera unità; esso non dispone di alcuna istituzione normativa in grado d’inquadrarne dottrine e tendenze (in altri termini: non conosce strutture ecclesiali); è diviso in almeno tre principali confessioni, una decina di confessioni minori e una quantità enorme di gruppi, sodalizi, realtà culturali o devozionali. I musulmani nel mondo sono circa 1.600.000.000, ma non hanno tra loro né unità né sesso particolare concordia. In altri termini, esiste non l’ Islam, bensì gli Islam; infine, gran parte dei musulmani sono profondamente occidentalizzati nei loro costumi e nei loro obiettivi e perseguono scopi non diversi dal resto di tutti gli altri esseri umani."

Collegato al tema della paura abbiamo quello dell’ipocrisia...

"E’ ormai dimostrato che l’islamofobia è un pregiudizio che si diffonde facilmente e che “paga” sul piano dei consensi elettorali; inoltre l’Islam è un comodo capro espiatorio, può essere usato come “nemico metafisico” e accusato delle peggior infamie senza bisogno di produrre prove."

Secondo la vulgata la religione islamica è una religione violenta. Forse perché in Occidente abbiamo una conoscenza piuttosto precaria di quella religione e civiltà?

"Al livello di una media cultura alquanto superficiale, dell’Islam si hanno due visioni schizofrenicamente diverse tra loro ed entrambe ridicole: una letterario-fiabesco-cinematografica, frutto della diffusione mediatica di modelli desunti dal cosiddetto “orientalismo” (palme, minareti, cammelli, narghilè, odalische, scimitarre…); l’altra grossolanamente pseudostorica, appoggiata a una cultura (o meglio, semicultura) d’origine scolastica, semplicista e maldigerita: secondo questa “vulgata”, l’Islam è soltanto e tutto fanatico e i rapporti fra Occidente e Islam si riducono alle crociate. Nessuno ha interesse a propagandare una visione diversa, meno superficiale e più realistica dell’Islam, che non servirebbe ad alcuna propaganda demagogica. La decadenza generale della cultura, in tutto il mondo ma in Occidente in modo speciale (e specialissimo in Italia) ha fatto il resto."

Come mai tutte queste tensioni fra Europa e mondo islamico? Alcuni hanno vergato il termine "conflitto di civiltà" o "di religione"...lei cosa ne pensa?

"In tutto il mondo musulmano le élites e i ceti dirigenti sono educati all’Occidentale, lavorano e producono in termini occidentali, hanno orizzonti politici e antropologici non differenti dal mondo occidentale, i loro figli studiano in università occidentali o fondate e organizzate all’occidentale; anche gli stati musulmani, in maniera magari “approssimativa” o “imperfetta”, riproducono quasi tutti schemi istituzionali e giuridicopolitici occidentali. Per avere un “conflitto di civiltà” occorre che si confrontino due civiltà ostili, più o meno egualmente potenti e l’una assolutamente estranea all’altra: dove sono queste condizioni nel mondo di oggi? Occorre fra l’altro tener presente che mondo occidentale (ormai non più religioso, per quanto le religioni sopravvivano in esso liberamente) e mondo musulmano poggiano esattamente sui due medesimi pilastri: 1. Il monoteismo abramitico comune a Bibbia ebraica, Vangelo cristiano e Corano musulmano; 2. La cultura ellenistico-romana, che da Alessandro Magno in poi è stata condivisa da greci, romani, ebrei, persiani, arabi e turco-mongoli (l’Islam ha restituito al mondo romano-occidentale tra XI e XIII secolo quella cultura ch’era stata il fondamento dell’antichità greco-romana, a cominciare da Aristotele che la scolastica europea ha appreso attraverso le traduzioni altine delle versioni arabe di originali greci di Platone, Aristotele eccetera. Infine, il conflitto di religione oggi non esiste: l’Occidente è largamente “laico” se non addirittura ateo, quindi non pensa certo a cristianizzare il mondo musulmano; quest’ultimo è diviso al suo interno e solo piccole anche se pericolose frange perseguono uno scopo di conquista e di conversione violenta (penso al Daesh e alla setta wahhabi che domina Arabia Saudita e Qatar, peraltro alleate e partner finanziario-commerciali dell’Occidente). L’unico tipo di conflitto “di religione” ( meglio: di confessione) che davvero esiste è quello dei sunniti wahhabiti che intendono sterminare gli sciiti. E’ tale la sostanza della fitna, la guerra civile-religiosa che però riguarda una parte decisamente minoritaria del mondo musulmano)."

Molti in Occidente vanno affermando che è tutta colpa nostra. Senso di autoflagellazione?

"Guardi, nella storia le “colpe” non esistono: esiste chi ha successo e vince (la sua vittoria è però sempre temporanea) e chi ha insuccesso e quindi si prende tutte le colpe comprese quelle che non ha. Moderno, nell’ultimo mezzo millennio, ha conquistato il resto del mondo e lo ha soggetto a un regime di “scambio asimmetrico”: ha preteso da esso materie prime e forza-lavoro al costo che esso decideva, e gli ha ceduto in cambio valori immateriali di qualità “inestimabile” (la libertà individuale, la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani eccetera) sempre al prezzo ch’era esso a stabilire. Il risultato è che gli “occidentali” meno del 10% della popolazione mondiale (cioè non più di circa 800 milioni fra Europa, Stati Uniti, Canada, Africa meridionale e Giappone, su oltre 7.000.000.000 di esseri umani al mondo), detengono e gestiscono circa il 90% delle risorse e delle ricchezze della terra; e che il restante 90% (oltre 5 miliardi e mezzo di persone) deve vivacchiare rosicchiando il 10% di esse. Ne deriva un pericoloso squilibrio. Personalmente sono un occidentale fiero di esserlo: ho però, forse diversamente dalla maggior parte degli occidentali, piena coscienza (e me ne vanto) di essere discendente di una genìa di pirati. Che sono stati spesso pirati geniali, e tra i quali sono nati anche degli autentici santi che si sono sacrificati per il bene dell’umanità. Le autoflagellazioni e altre forme di masochismo non m’interessano; la cultura del piagnisteo non mi riguarda. Ma gli orrori del colonialismo, che perdurano nel postcolonialismo di un mondo spolpato dalle lobbies multinazionali, li conosco bene, e so anche che non vengono insegnati nelle scuole. Altro che “colpe delle crociate!”. La verità è che oggi la spaventosa sperequazione sulla quale si regge il mondo è conosciuta anche dai molto poveri, per quanti essi non ne abbiano né piena conoscenza, né – soprattutto – piena coscienza. Come ne usciamo? In fondo, è molto semplice. Vogliamo mantenere i nostri privilegi, i frutti di quanto abbiamo conquistato? Allora agiamo di conseguenza: ne abbiamo la forza militare. Reprimiamo ogni afflato di giustizia planetaria, riaffermiamo la superiorità dell’Occidente (ma come la mettiamo con gli “orientali occidentalizzati”, come i cinesi, che ci stanno superando sul nostro spesso piano e che stanno ereditando al nostra egemonia?). Altrimenti, dobbiamo ascoltare papa Francesco e aviare un lento, saggio ma deciso processo di redistribuzione della ricchezza con l’obiettivo non dell’egalitarismo collettivista, ma del conseguimento di una società globale nella quale la miseria sia contenuta al minimo e la maggior parte del genere umano possa godere di condizioni socioeconomiche umane e dignitose."

Il petrolio c’entra nella "confusione" mediorientale oppure è la solita foglia di fico per nascondere altro?

"Il problema delle risorse petrolifere e del loro sfruttamento è stato fondamentale nella storia del cosiddetto “Vicino Oriente” dalla vigilia della prima guerra mondiale in poi; così come sono state prevalenti, anzi quasi esclusive, le responsabilità delle scelte del governo britannico nel determinare il fatto che le risorse petrolifere della penisola arabica siano finite in gran parte per essere amministrate dalla famiglia saudita, di confessione wahhabita, obiettivamente responsabile in gran parte – direttamente o indirettamente – degli squilibri e delle forme di fondamentalismo e di terrorismo che si sono diffuse nel mondo musulmano specie dagli Anni Ottanta in poi, vale a dire dalla guerra civile in Afghanistan, e quindi con maggior forza dall’indomani della prima “guerra del Golfo”. Fino dagli Anni Venti, ad esempio, il petrolio dello Hijaz avrebbe potuto essere sfruttato sotto la sovranità della famiglia hashemita guidata dallo sharif Husein, filo-occidentale e sostenitore di una “grande Arabia” che avrebbe dovuto essere ammessa nel Commonwealth. Ma Hussein conosceva bene l’Occidente e pretendeva alte royalties per lo sfruttamento del petrolio. Sua maestà Britannica gli preferì i sauditi, da allora in poi suoi fedeli alleati prima di divenirlo degli statunitensi. Le conseguenze di ciò sono sotto gli occhi di tutti: soprattutto di quelli che non vogliono vedere."

Siamo sicuri che sono dei pazzi quelli dell’ISIS? In sintesi, chi è il loro suggeritore? A quale logica rispondono?

"Gli organizzatori e i capi dell’ISIS non sono dei pazzi: sono dei politici, dei diplomatici, dei finanzieri che desiderano una riorganizzazione geopolitica del Vicino Oriente diversa da quella (cattiva) per “stati nazionali” inventati, imposta dalle potenze vincitrici della prima guerra mondiale, e che corrisponda a nuovi criteri (pessimi) di riorganizzazione etno-religiosa in funzione della lotta antisciita e antiraniana voluta dalle potenze sunnite estremiste della penisola arabica. Tale politica è gradita a tutti gli avversari dell’Iran, che si voglia o no è una significativa potenza regionale. I militanti dell’ISIS, a loro volta, non sono dei pazzi: sono dei “soldati politici” della causa della trasformazione di una religione in un’ideologia che giocano le due carte congiunte dell’affermazione territoriale (ormai però fallita) e della lotta terroristica che, costringendo Occidente e Islam a scontrarsi perfino nonostante la volontà di pace di entrambi, affermi nel mondo musulmano la prevalente idea che Occidente e Islam sono dei “nemici” naturali. Ma se l’ISIS vuole questo, i suoi finanziatori e sostenitori ne strumentalizzano gli scopi in una direzione che non è “antioccidentale”, bensì antisciita e antiraniana. Non a caso essi sono leaders di paesi musulmani solidamente alleati degli USA."

Per lei la sconfitta dell’ISIS è l’inizio della pace in Medio Oriente o l’inizio di qualcosa di ancora più serio perché in realtà la regione è di fatto "scoppiata"?

"L’ISIS ha assolto in parte al suo compito, ma ha fallito nell’impianto di una nuova potenza territoriale sunnito-wahhabita. Per chi l’ha strumentalizzata, è tempo di passare ad altro: sempre su una linea antisciita, antiraniana e quindi obiettivamente antirussa. La prossima vittima sarà forse di nuovo (che Dio non voglia) il Libano."

Non le sembra che Arabia Saudita e Iran stiano giocando una pericolosa partita dirisiko?

"No. A giocare a risiko sono solo l’Arabia Saudita e i suoi due principali alleati obiettivi, USA e Israele. L’Iran ha fatto l’impossibile, negli ultimi mesi, per una politica di pace: perfino accettare tutti i capitoli del recente trattato di Vienna, ivi compresi quelli che autorizzano l’authority nucleare internazionale a visitare tutti i siti nei quali esso sta sviluppando – come suo diritto, in quanto aderente al trattato di non-prolileferazione nucleare – l’energia nucleare a scopi civili e pacifici. Rohany sperava con queste concessioni (che molti iraniani hanno giudicato non a torto addirittura lesive della dignità e della sovranità nazionale) che gli USA recedessero dalla politica di embargo. Obama stava saggiamente facendolo. Trump ha bloccato questo processo verso l’intesa e la pacificazione. La responsabilità che con ciò si è assunta a livello internazionale è immensa: e ne sarà chiamato responsabile."

Una battuta finale...torniamo ai bei mandati della Sykes/Picot?

"Tutt’altro. L’inganno che la Sykes/Picot ha giocato al mondo arabo è uno scherzo da bambini in rapporto alla somma delle ipocrisie, delle menzogne e degli errori seminati dagli StaitUnidi d’America e dai loro allearti nel Vicino e nel Medio Oriente dalla prima guerra del Golfo in poi. Siamo in una situazione ben più difficile e rischiosa e in presenza di “Statisti” (si fa per dire) molto più arroganti e irresponsabili."

- Sito del Professore Franco Cardini:

Professore Franco Cardini

- Recensione del libro "L’Ipocrisia dell’Occidente":

L’Ipocrisia dell’Occidente

- Foto:

La foto di copertina ci è stata fornita direttamente dal Professore Franco Cardini


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