Caso Bifolco, al via l’Appello: il carabiniere imputato spera nell’assoluzione, sit-in dei familiari della vittima fuori al Tribunale

Il 17enne Davide Bifolco ucciso da un colpo di pistola esploso da un carabiniere
di Manuela Galletta

Il processo di primo grado si concluse con una condanna a 4 anni e 4 mesi per omicidio colposo e con l’affermazione del principio che alle 2 del mattino di quel cinque settembre del 2014 il carabiniere Gianni Macchiarolo non voleva uccidere il 17enne Davide Bifolco. Il proiettile che stroncò il ragazzino del rione Traiano nelle fasi concitate di un inserimento partì, scrisse il giudice Ludovica Mancini che condannò il militare dell’Arma, in maniera «improvvisa, sicuramente non voluta» dalla pistola d’ordinanza impugnata dal carabiniere, ma tuttavia l’esplosione «non fu evitata a causa di grave imprudenza, negligenza e imperizia» da parte del carabiniere, accompagnata dalla «violazione dell’obbligo di sicura padronanza e adeguata capacità di impiego delle armi» consistita «nel mancato inserimento della sicura della pistola».
E’ da qui, da questi punti centrali delle motivazioni della sentenza emessa a carico di Macchiarolo all’esito del giudizio abbreviato, che questa mattina partirà il processo di secondo grado a carico dell’esponente dell’Arma. Aula 312 del nuovo palazzo di Giustizia, seconda sezione della Corte d’Appello di Napoli: l’avvocato Salvatore Pane, che ha impugnato la sentenza di primo grado nell’interesse di Macchiarolo, ha chiesto – nel ricorso contro il verdetto del gip – di rivedere le conclusioni del giudice Mancini, perché per la difesa dell’imputato la morte di Davide Bifulco non è qualificabile come omicidio colposo. Per la difesa l’evento, per quanto drammatico, è il frutto di un caso fortuito e pertanto nessuna condanna sarebbe da addebitare a Macchiarolo. In secondo luogo, la difesa chiede – in caso di riconoscimento del reato di omicidio colposo – l’esclusione dell’aggravante che il gip Mancini ha lasciato in piedi e di conseguenza uno sconto della pena, severa, che venne disposta all’esito del rito abbreviato. Nuovo processo dunque e nuovo ‘scontro’ tra le parti. Con una novità rispetto al precedente processo: a rappresentare la famiglia di Davide Bifolco non ci sarà più l’avvocato Fabio Anselmo (autore della battaglia per la verità sulla morte di Stefano Cucchi) bensì l’avvocato Achille Rinforzi. (L’articolo prosegue sul numero di oggi, martedì 16 ottobre, del quotidiano digitale disponibile su abbonamento e consultabile da pc, tablet e cellulare. Per leggere i nostri servizi basta accedere alla sezione ‘Sfoglia il Quotidiano’. Provalo per un mese al costo di 10 euro e poi decidi se continuare a seguirci oppure no). 

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martedì, 16 Ottobre 2018 - 08:00
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