Ora e sempre Resistenza: il passato si onora, il futuro si conquista
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Ora e sempre Resistenza: il passato si onora, il futuro si conquista

L'appuntamento con l'Anpi a Roma: un corteo che arriverà fino a Porta San Paolo, attraversando i quartieri Garbatella e Ostiense: "Per noi la memoria non è strumento di odio o vendetta"

Ora e sempre Resistenza
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24 Aprile 2018 - 18.57


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L’appuntamento nella Capitale per celebrare il 25 aprile  è fissato alle 9.30  in via Genocchi, al parcheggio davanti alla Regione Lazio. Il corteo si snoderà tra i quartieri di Garbatella e Ostiense per raggiungere Porta San Paolo. In contemporanea, tra gli appuntamenti istituzionali, è prevista la deposizione da parte della sindaca Raggi di una corona d’alloro all’Altare della Patria e la tradizionale commemorazione con il presidente Zingaretti alle Fosse Ardeatine. Mentre alle 18, sempre a Piramide Cestia, è prevista la manifestazione “Il coraggio di ricordare”, con la proiezione di sequenze di film storici sulla Piramide e sulla facciata del Castello. 
Quello che segue è il comunicato dell’Anpi di Roma. 

In questo 25 aprile, 73mo anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, di fronte alle moderne minacce alla pace mondiale, è necessario ricordare che la Lotta di Liberazione ha provocato la maggiore, positiva, “rottura” di tutta l’età moderna della storia italiana. La lotta di Liberazione fu sostenuta da una grande solidarietà di popolo. Il ricordo di coloro che nella lotta partigiana, nei campi di prigionia, di internamento o di sterminio, si opposero – anche sino al sacrificio della vita – alla dittatura, alla bramosia di conquiste territoriali, a folli ideologie di supremazia della razza, costituisce concreto monito contro ogni tentativo di minare le fondamenta delle libere istituzioni nate dalla Resistenza.
La memoria non è strumento di odio o di vendetta, ma di unità in uno spirito di concordia senza discriminazioni di tutti coloro che si riconoscono nei valori di pace e di giustizia sociale proclamati dalla Costituzione, di cui cade quest’anno il 70mo anniversario dell’entrata in vigore, scritta da quegli stessi uomini e da quelle stesse donne che guidarono il movimento partigiano. Un paese che oggi, pur ancora tenuto insieme dai fondamenti costituzionali, soffre gravemente per l’inattuazione dei diritti sociali e per il crollo e la perdita di quei valori di spirito etico riconquistati con la Resistenza e con la Guerra di Liberazione. Il problema non è solo italiano ma continentale, in una Unione Europea che privilegiando la parità dei bilanci all’urgente progresso economico e sociale di gran parte della propria popolazione, vede riemergere dal passato formazioni di estrema destra e a volte dichiaratamente fasciste, presenti pressoché ovunque e non di rado in coalizioni di governo.
Nel 2018 cade inoltre l’80mo anniversario dell’abominio delle leggi razziali, che dobbiamo ricordare ponendole a monito delle future generazioni, ricordando che il fascismo nacque fin dalle origini nella violenza, che si fece istituzione con l’orrore del Tribunale speciale. Il nostro pensiero va allora ad esempio alla Libia, dove abbiamo visto realizzarsi alla luce del sole nuovi veri e propri mercati di esseri umani, in una situazione che la coscienza del nostro paese non può tollerare oltre.
Nel clima di crisi economica che ancora attanaglia gran parte del nostro popolo, al quale gli ancora modesti progressi dei conti nazionali non hanno portato alcun sollievo, ha trovato il suo brodo di coltura un linguaggio violento e razzista che ha raggiunto il suo apice con la strage di Macerata, come con l’omicidio di un immigrato a Firenze scelto “a caso” tra la folla. Vanno rafforzandosi pericolosamente in questo clima e in diversi territori organizzazioni politiche che fanno della violenza e del fascismo la loro bandiera e che senza indugio devono ormai essere sciolte. Ma c’è dell’altro. Occorre chiedersi se gli episodi, che potrebbero moltiplicarsi e dilagare, non facciano parte della strategia politica per rendere ingovernabile il Paese, spingendolo a dotarsi di un sistema “nuovo”, facendo del presidente del Consiglio una sorta di despota, investito di poteri sottratti al Parlamento e al Capo dello Stato. Le trame fasciste hanno rappresentato nel nostro Paese una costante insidia per le istituzioni democratiche, intendendo per fascismo non solo quello del ventennio o quello di Salò, ma ogni forma di potere autoritario, liberticida e fortemente condizionante l’autorealizzazione di ogni persona umana.

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