Messaggi anonimi a sfondo sessuale contro il sindaco: il vescovo caccia il parroco
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Messaggi anonimi a sfondo sessuale contro il sindaco: il vescovo caccia il parroco

Don Antonello Cattide è stato condannato per diffamazione per alcuni insulti lanciati via whatsapp e fatti circolare nel paese. Dovrà lasciare la parrocchia

il municipio di Marrubiu
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8 Giugno 2018 - 16.16


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Dopo la condanna del giudice arriva anche quella del vescovo. E così don Antonello Cattide, sacerdote ex salesiano e parrocchiano di Marrubiu, in provincia di Oristano, dovrà prendersi un periodo di riflessione fuori dalla Diocesi. Dovrà lasciare definitivamente la parrocchia e gli incarichi diocesani, anche se potrà risiedere nella casa canonica del vicino paese di Ardauli, e tutto “per il suo bene personale, per il bene delle comunità parrocchiali da lui precedentemente amministrate, del bene della comunità diocesana”. 

A firmare nero su bianco il provvedimento dell’ex parrocchiano ribelle è monsignor Antonino Zedda, cancelliere per l’Arcidiocesi di Oristano. Impossibile per il vescovo e la sua curia ignorare la condanna inflitta a don Cattide: diffamazione aggravata a mezzo stampa nei confronti di nove persone tra cui il sindaco di Marrubiu Andrea Carrucciu, alcuni componenti dell’amministrazione comunale, i loro familiari e un giornalista. La vicenda risale al luglio 2017, quando su whatsapp diverse persone del paese ricevettero un messaggio con pesanti accuse a sfondo sessuale riferite al sindaco, ad alcuni assessori e ai loro familiari. In poco tempo la polizia postale risalì a don Cattide che però si è sempre proclamato innocente. Arrivato a giudizio, ha chiesto il patteggiamento sostenendo però che si era accollato la responsabilità per proteggere un’altra persona. Lo scorso marzo al tribunale di Oristano è arrivata la condanna a 7 mesi e 10 giorni con sospensione della pena. 

Il 10 maggio la curia oristanese, preso atto della condanna e del “rapporto conflittuale” del parroco con i suoi concittadini, ha ordinato a Cattide di lasciare la parrocchia e gli incarichi diocesani. All’ex parroco inoltre è stato “ordinato di non procedere più alla celebrazione dei sacramenti nel territorio della nostra Diocesi e di prendersi un tempo di riflessione fuori dalla Diocesi”. 

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