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Foresto Sparso, 'sfratto razzista' per la squadra di immigrati?

Uno sfratto 'razzista' a Foresto Sparso? Tecnico e calciatori dell'ASD Sen Academy Foresto Sparso, società del bergamasco, non sembrano avere molti dubbi da quando la squadra, composta quasi esclusivamente da immigrati africani, un solo componente della rosa ha origini italiane, si è visto negare l'utilizzo del campo sportivo comunale.

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L'ASD Sen Academy Foresto Sparso è un club nato nel 2015, che oggi milita nel campionato di Seconda Categoria, e che per svolgere la propria attività dovrà 'emigrare': gli allenamenti, come riferisce 'La Stampa', vengono svolti a Calcinate, distante 20 chilometri da Foresto Sparso, mentre le partite interne di campionato vengono disputate a Palazzolo sull'Oglio, nel bresciano.

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Con un post pubblicato sul proprio profilo Facebook, il club ha reso nota la situazione e, ricordando Martin Luther King afferma che "anche la sen Academy Foresto sparso combatte le battaglie di ieri e di oggi affinché anche il calcio sia vetrina per i diritti civili di tutti, senza distinzioni di razza, genere, status sociale e orientamento sessuale".

Il tecnico della squadra, Bassirou Ndiaye, punta il dito contro l'amministrazione comunale e il clima poco amichevole che la squadra avrebbe sempre incontrato nel paesino di circa tremila abitanti. "Non è corretto dire che ce ne siamo andati volontariamente - ha affermato il tecnico senegalese a 'La Stampa' - Abbiamo rischiato di scomparire del tutto, ci siamo iscritti all'ultimo giorno utile. L'ostilità nei nostri confronti è sempre stata tanta. Ci hanno mandati via".

Il sindaco di Foresto Sparso, Roberto Duci, però, rigetta ogni polemica: "E' stato fatto un nuovo bando per l'utilizzo del campo sportivo comunale e la squadra non ha partecipato. La gestione della struttura se l'è assicurata la Polisportiva dell'oratorio".

Nel post su Facebook, invece, la verità raccontata dalla squadra è un'altra: "La nostra squadra, che milita in seconda categoria da 3 anni ,è stata mandata via dal campo dove ci allenavamo e giocavamo la domenica, facendo credere alla gente che noi non pagavamo le spese, il che non è assolutamente la verità".

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