SCATENI. Achtung, quanti giganti: Usa, Cina, India, Giappone e in vista la Corea riunificata: di qua, la "piccola Europa"


Articolo pubblicato il: 27/04/2018 15:33:31

“Mister Trump, attento a te, se voglio faccio sparire l’America dalla faccia della Terra”. La minaccia era firmata da Kim e mica un secolo ma solo poche settimane fa. Lo immaginiamo con il ditone poggiato sul pulsante che aziona la partenza di missili con testate nucleari. L’etere in contemporanea ha mandato in onda una parata militare che ha fatto impallidire le analoghe messe in scena da Mosca e Pechino.

Washington non ha aspettato neppure un secondo per replicare. “Compagno Kim”, ha tuonato il tycoon dalla Casa Bianca “Il mio pollice, se schiaccia il bottone rosso rade al suolo te e la tua Corea del Nord” Perché non si equivoasse il messaggioTrump ha spedito nei mari antistanti la Corea di Kim unità navali pronte al comando “fire”, che farebbe partire missili, a loro volta nucleari.

Suonano a distesa le sirene d’allarme e l’eco si diffonde nel mondo. Si adeguano i media: “E’ la vigilia della terza guerra mondiale?” Per chi non ha memoria di morti e distruzionie del secondo conflitto della metà del secolo scorso, storici, politici ed esperti provano a ricordarne la tragica gravità.

A distanza temporale minima, le effusioni amorose esibite da Kim Jong-un e Moon Jae-in nell’epico incontro sulla linea finora bollente del 38° parallello, dove i due ex acerrimi nemici hanno siglato un incontro che a loro dire porterebbe alla denuclearizzazione della Corea. In due parole? Un trattato di pace. Si va oltre: nelle intenzioni comuni c’è un incontro al vertice con Trump e Pechino e Moon ha promesso a Kim di restituire presto la visita a Pyongyang, nel cuore della Corea rossa. In puro stile orientale il seguente si è svolto il seguente rito: nel pomeriggio i due leader hanno piantato un pino al confine tra i loro Paesi e sua roccia hanno fatto scolpire la scritta “qui piantiamo pace e prosperità” . Alla base dell’albero la terra del momte Halla anno poinla cerimonia del pomeriggio, con Moon e Kim che hanno piantato un pino a sud del confine di Panmunjom, scoprendo una roccia su cui erano scolpiti i nomi dei leader e la frase “qui piantiamo pace e prosperità”. Alla base dell’albero hanno sistemato il terreno dei monti Halla e Paektu, i punti più a sud e a nord della penisola e innaffiato il pino con acqua dei fiumi Han di Seul e Taedong di Pyomngyang.

Mica scemi, Kim e Moon. A pace fatta potrebbero puntare presto all’unificazione dei due Paesi e costruire straordinarie sinergie tra la potenza industriale del Sud e quella militare del Nord. Se l’Europa continuasse a delinearsi come un giardino con piante eterogenee, cioè di entità sparpagliate, di Stati disuniti, presto potrebbe conoscere un declino inarrestabile, alle prese con lo strapotere di giganti mondiali, Usa e Cina su tutti, e tra non molto India, Giappone e Coree unite.

Luciano Scateni