Piombino, una risoluzione unanime chiude il dibattito in consiglio regionale. La comunicazione di Rossi

“Grazie al presidente Rossi per la puntuale comunicazione e anche per il tono usato, qualche settimana fa eravamo certamente più preoccupati della situazione di Piombino”, ha esordito la consigliera Serena Spinelli (Mdp-Art.1). “La Toscana non vuole abbassare la guardia e ribadisce con forza di essere anche il territorio dell’industria – ha concluso – scegliendo l’economia circolare per produrre in maniera ecocompatibile”.

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della commissione Sviluppo economico Gianni Anselmi (Pd) che ha ringraziato il presidente Rossi, il Ministro uscente Calenda, gli uffici della Regione, “in campo, tutti insieme, per generare una nuova opportunità, una moderna politica industriale capace di attrarre investimenti, quindi di mettere in campo una seconda fase della globalizzazione, padroneggiandone gli effetti”. “Giocheremo questa partita all’attacco – ha assicurato Anselmi – nella consapevolezza del nostro destino, con un’Europa che ci giudica sulla frontiera dei processi industriali, legati al risanamento ambientale”.

Nell’intervento conclusivo, il presidente Enrico Rossi ha fatto proprio l’intervento di Anselmi: “Andremo avanti svolgendo fino in fondo la nostra parte e i fatti ci dicono di continuare sulla strada tracciata, con determinazione e straordinaria volontà”.

A conclusione del dibattito, Tommaso Fattori (Sì- Toscana a sinistra) ha presentato una risoluzione, “come testo costruttivo in vista di un’intesa comune”. E così è stato.

L’aula ha approvato sia un emendamento presentato da Paolo Marcheschi (Fratelli d`Italia - AN - Liste civiche per Giorgia Meloni), per invitare a “verificare la possibilità di impiegare nella bonifica personale dipendente non utilizzato nella prima fase del piano industriale”, sia un emendamento di Gianni Anselmi (Pd), per “completare le attività di messa in sicurezza e bonifica, in coerenza con il piano e con l’accordo di programma”.

L’aula ha quindi votato all’unanimità la risoluzione di Sì Toscana a sinistra, che impegna la Giunta a procedere, di concerto con il Comune di Piombino, con il potenziamento delle infrastrutture viarie, ferroviarie e portuali esistenti; nonché ad attivarsi perché vengano garantiti la definizione, l’avvio e la messa a regime del piano del gruppo Jindal anche nella sua fase 2; i livelli occupazionali esistenti con il mantenimento dei 2mila posti di lavoro diretti e dell’indotto; l’apertura di un confronto con il gruppo industriale sugli aspetti riguardanti l’organizzazione del lavoro; infine a intervenire nei confronti del Governo perché siano assicurati gli ammortizzatori sociali per tutta la durata del processo di rilancio della produzione.

La comunicazione di Enrico Rossi su acciaierie a Jsw

Piombino e la Toscana hanno una nuova opportunità da non sprecare”, sostiene il presidente della Regione Enrico Rossi nella comunicazione al Consiglio regionale sugli sviluppi nella vicenda delle acciaierie dell’ex Lucchini, oggi Aferpi, oggetto del passaggio di proprietà a favore del gruppo indiano Jsw. Gli esiti di questo passaggio, “che dovrà completarsi entro la fine di giugno”, dice Rossi, si prefigurano come soddisfacenti, “ma non faccio dichiarazioni di entusiasmo, sono e voglio rimanere sobrio. Saremo contenti solo quando Piombino, per dirla con il linguaggio dei siderurgici, tornerà a colare acciaio”.

Il presidente illustra in Consiglio regionale i termini del complesso passaggio di proprietà, “per una cifra che inizialmente era prevista in 50-55milioni e  che alla chiusura finale delle operazioni si approssimerà ai 90milioni” e di un investimento complessivo che nei piani di Jsw “si avvicinerà al miliardo di euro, aggirandosi attorno agli 875milioni”. Il presidente della Toscana annuncia che chiederà subito un incontro al nuovo ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, “per illustrare il poderoso lavoro fatto e avere ulteriore attenzione e impegno per il closing e per una copertura complessiva degli ammortizzatori sociali”.

Il gruppo guidato da Jindal è uno dei maggiori produttori mondiali di acciaio, Rossi ricorda che rispetto alla prima offerta presentata dal grupp Jsw nel 2014, circoscritta alle attività di laminazione, quella che sta portando ora all’acquisizione di Aferpi contempla anche la realizzazione di forni elettrici, un nuovo laminatoio per gli acciai piani e ulteriori impianti, per un assorbimento di circa 1.500 dei 1.980 lavoratori attualmente in forza, “con una previsione di sessanta o più pensionamenti l’anno”. Quello che si auspica e che chiedono i lavoratori, conferma il presidente, “è che alla fine di questo processo non ci siano esuberi e nessuno venga lasciato per strada”.

Il piano preliminare presentato da Jsw prevede due fasi: la prima, da luglio 2018 a fine 2019, con la riattivazione dei tre laminatoi per circa 20milioni di investimenti, un riassorbimento di 435 lavoratori entro il 2018 che diventeranno 645 nel 2019, con volumi produttivi previsti in 182mila tonnellate  nel 2018 e 310mila tonnellate l’anno seguente. Nel frattempo, la nuova proprietà avvierà uno studio di fattibilità della fase 2 e, nel 2019, avvierà demolizioni e smantellamento degli impianti non più utilizzati: altoforno, cookeria…

La fase 2 del piano industriale prevede di portare nel 2020 i volumi di laminazione dei tre impianti a 380mila tonnellate, con 705 lavoratori diretti; la costruzione di due forni elettrici, un impianto di laminazione dei coils, per una capacità produttiva entro il 2022 di 3milioni di tonnellate l’anno. Le esigenze di manodopera saliranno, secondo il piano, di circa 800 ulteriori unità, da integrare con logistica e servizi, per arrivare al totale previsto di mille e 500 lavoratori. A questi investimenti potrebbero aggiungersi altri impianti di laminazione, un terzo forno elettrico e un eventuale impianto di pre-ridotto in funzione dei costi energetici, incrementando così sia la capacità produttiva di ulteriori 1-2milioni di tonnellate sia la forza lavoro.

Rossi ricorda di aver già chiesto a Jsw di anticipare lo smantellamento al 2018 e di accorciare i tempi dello studio di fattibilità della fase 2, per fare in modo che il primo forno elettrico possa iniziare nel 2019. “Speriamo di avere risposta positiva. A Piombino l’attesa è stata lunga, bisogna fare presto e bene”.

Il presidente ringrazia a più riprese “l’ex ministro Calenda, senza il quale non avremmo raggiunto il risultato”, il presidente della seconda commissione consiliare Gianni Anselmi, già sindaco di Piombino, “che ha partecipato a tutte le riunioni che si sono tenute al ministero”, e rivolge un ringraziamento alla “classe operaia di Piombino, alla cui lotta dobbiamo sostanzialmente questo risultato decisivo per la Toscana e per l’Italia: ancora una volta ha dimostrato grande senso di responsabilità, maturità e combattività, non si è scoraggiata neppure di fronte a una situazione che in alcuni momenti era parsa davvero irrecuperabile”.

Nel ripercorrere la travagliata vicenda delle acciaiere, Rossi ricorda i mancati investimenti di Cevital, a cui però riconosce di aver mantenuto in vita, con i 117milioni immessi a vario titolo in Aferpi, il cosiddetto avviamento industriale, il contratto di solidarietà dei lavoratori e ulteriori ammortizzatori sociali, altrimenti non utilizzabili. “Voglio anche ringraziare l’imprenditore algerino Rebrab per il suo impegno onesto, pur tra tutte le difficoltà, e soprattutto per il fatto che gli impegni verso i lavoratori li ha rispettati”. E sottolinea il ruolo della Regione, “una serie di investimenti che ha fatto il governo, ma soprattutto la Regione Toscana a partire dal 2013. Abbiamo investito oltre 250milioni sul porto di Piombino, in tempi di grande difficoltà economiche e finanziarie”. Il rilancio di Piombino è una questione di interesse nazionale, afferma il presidente della Toscana, “e la Regione è stato elemento di garanzia e continuità”.

Ci sono poi gli strumenti a supporto degli impegni di Jsw, come prospettati da ministero e Regione: la possibilità di cofinanziare con 15milioni di euro per efficienza energetica mediante un contratto di sviluppo a tutela ambientale con Invitalia; il ricorso ai 30milioni del Fesr per cofinanziare investimenti di efficienza energetica e miglioramento ambientale del ciclo produttivo siderurgico; investimenti ambientali per 12milioni di euro come consentito dalla legge181 del 1989 per le aree di crisi industriale; ulteriore possibilità di presentare progetti di ricerca e sviluppo, nonché per la formazione del personale. Per gli interventi di messa in sicurezza ambientale finanziati con risorse pubbliche, la Regione, che è beneficiaria del finanziamento Cipe da 50milioni, si avvale di Invitalia.

Sull’accordo di programma, il presidente ribadisce l’intenzione di arrivare in tempi brevi alla stesura dell'accordo con le istituzioni per avere un quadro di certezze circa gli impegni reciproci in materia ambientale che possano creare le condizioni per gli investimenti sull'area industriale di Piombino. Sulla questione, questa mattina si è tenuto a Firenze un incontro coi sindacati, il sindaco di Piombino (Livorno) Massimo Giuliani e il consigliere regionale Gianni Anselmi (Pd).  “Mi auguro che venerdì a Roma possiamo chiudere in modo definitivo”, dice Rossi.

Lo sviluppo delle acciaierie, il dibattito sulla comunicazione del presidente Enrico Rossi

“Innegabile l’impegno delle istituzioni in questa vicenda, ma altrettanto innegabile è che non ci sia stato un esito positivo. A oggi non si è realizzato il rilancio della filiera dell’acciaio”. Così il capogruppo del Movimento 5 Stelle Giacomo Giannarelli ha aperto, oggi, martedì 5 giugno, in aula il dibattito sulla comunicazione del presidente Enrico Rossi sullo sviluppo delle acciaierie a Piombino. “Accogliamo come un buon auspicio – ha continuato Giannarelli – che un grande investitore del mercato mondiale si sia affacciato su questa realtà”. Il capogruppo, ribadendo l’impegno massimo del Ministero, ha espresso preoccupazione per alcune questioni ancora irrisolte, come il potenziamento della statale 398 al servizio del porto, il problema della bonifica delle acque, la mancanza di un piano strategico. “Auspico – ha concluso – che nella prossima seduta possano esserci ulteriori aggiornamenti, accompagnati da documenti ufficiali come il piano industriale dell’investitore”.

Anche il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, ha ribadito la necessità di “un piano industriale che al momento è solo una bozza generica”. “Se Jindal – ha detto Fattori – vuole avere un vero e proprio porto di apertura verso l’Europa, e Piombino può esserlo industrialmente,  deve garantire in cambio la ripartenza della produzione dell’acciaio”. “Occorre chiarezza – ha concluso Fattori – sulla riduzione dei tempi per lo studio di fattibilità e piena garanzia occupazionale per i duemila lavoratori”. Per il consigliere regionale, ancora “svariati gli elementi di indeterminatezza”, come la “copertura degli ammortizzatori sociali” e il tema delle “bonifiche da realizzare, prodromiche rispetto alla ripresa dell’attività dei forni”. Riguardo alle bonifiche Fattori ha commentato “si parla di 50milioni per la falda, ma 50milioni non bastano per rimuovere i cumuli che ci sono sopra e poi per la falda”. “La scelta di Cevital – ha concluso Fattori – non è stata un’opportunità sprecata, ma una scelta sbagliata”.

Preoccupazione per questa situazione è stata espressa da Roberto Biasci (Lega nord). “Abbiamo percepito preoccupazione – ha detto il consigliere regionale – anche dai lavoratori legati alla fabbrica e a tutto l’indotto. Non vorremmo si ricreasse un caso senza realizzare nulla”. “Il nostro gruppo cercherà di vigilare perché abbiamo a cuore che a Piombino si torni a produrre acciaio”.

La consigliera Monica Pecori (gruppo Misto) apprezza  i “passi avanti che si sono fatti”, “lo sforzo compiuto dalla Regione per superare l’empasse”, che ha attanagliato Piombino e le acciaierie per anni, e il fatto che si affermi la “volontà di riassorbire tutti i lavoratori”, anche se resta la necessità di “avere tempi più rapidi”. In primo piano anche gli attesi – ma non svolti – interventi per le bonifiche, di cui si parla da decenni. Pecori ricostruisce alcuni dei passaggi che si sono susseguiti: la comunicazione del Comune di Piombino e dell’Autorità Portuale del 2008, l’impegno della Regione Toscana del 2016, fino alle notizie di stampa del 2018 in cui si annuncia “l’avvio alle indagini ambientali per la bonifica”. “Nutro fortissimi dubbi

sul fatto che possano essere eseguite parallelamente con il riavvio dell’attività produttiva” afferma la consigliera.

Leonardo Marras, capogruppo Pd, ringrazia Enrico Rossi per la relazione puntuale, in cui ha usato “parole di cautela” esprimendo nello stesso tempo “un messaggio di ottimismo”. Fino a qualche giorno fa “si respirava un’altra aria, non esistevano alternative”. “Quella di oggi è un’altra pagina, che restituisce alla vicenda di Piombino ancora una speranza”, afferma il capogruppo, che esprime apprezzamenti anche per la presenza diretta del governo nazionale, e in modo particolare del ministro Calenda.  Il consigliere solleva la questione centrale dell’acciaio nella produzione industriale italiana: “C’è da chiedersi che dovrebbe fare l’Italia, che è uno dei grandi Paesi manifatturieri d’Europa, senza avere materie prime e senza più stare nell’acciaio”. Venendo ai trascorsi sulle acciaierie di Piombino, più volte evocati nel dibattito, il capogruppo ha ricordato gli esiti del bando, “fatto ex ante”, che aveva per obiettivo principale la conservazione del più alto livello di occupazione: “non fu una scelta politica”. “Oggi, per fortuna, c’è qualcuno che ha anche le spalle solide e ha avuto la possibilità di subentrare in quel contratto. Occasione che ci permette di avere un’altra speranza”.

L’ultima considerazione. “Non esistono capitali italiani in grado di sorreggere questi investimenti”, di investire in produzione, “il Governo ha fatto molto proprio per la salvaguardia di questo principio. Auspico che lo spunto del nuovo governo sia questo: lavorare perché l’Italia rimanga una nazione industriale” e perché si confermino le scelte e gli impegni presi al tavolo delle trattative.

Paolo Marcheschi, FdI, salutando “la fase di cauto ottimismo”, ha ringraziato Rossi auspicando, però, che la politica non faccia errori, visto quanto accaduto a Piombino negli anni. “Si è intervenuti con una valanga di soldi, che tutto il Consiglio ha votato all’unanimità perché si era in fase di grandissima emergenza”.  Passando in rassegna le promesse di intervento per lo sviluppo e la crescita del porto, Marcheschi ha parlato della situazione attuale: “Spero che il Piano sia concreto e che arrivino i soldi, perché del mirabolante e sbandierato piano dell’altra cordata non si è visto niente”.

Fonte: Toscana Consiglio Regionale



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