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Esteri

Papa Francesco non appoggia l'indipendenza della Catalogna. Il Vaticano esorta al dialogo fra le parti

ALBERTO PIZZOLI via Getty Images
ALBERTO PIZZOLI via Getty Images 

La secessione della Catalogna non ha la benedizione vaticana. Papa Francesco è contrario a ogni forma di autodeterminazione all'interno di qualsiasi Paese che non sia giustificata da un processo di decolonizzazione. È quanto è emerso già lunedì scorso nel corso del colloquio del Pontefice con il nuovo ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede, Gerardo Bugallo, nell'udienza di presentazione delle lettere credenziali. Nei venti minuti di colloquio nella biblioteca privata del Palazzo apostolico, il Pontefice avrebbe spiegato al diplomatico la posizione del Vaticano. Allo stesso tempo il Pontefice ha espresso a Bugallo la contrarietà della Chiesa verso ogni atteggiamento che non si basi sul rispetto della legalità.

Papa Francesco non si è ancora espresso pubblicamente sul caso, né in prima persona né tramite intervento del Portavoce papale, Greg Burke, o con un comunicato della Santa Sede. Ma l'Ambasciata di piazza di Spagna ha informalmente confermato all'Huffpost quanto scritto su alcuni media spagnoli sul colloqui fra il diplomatico e il Papa. Del resto, sia pur senza nessun riferimento specifico, domenica scorsa, nel giorno del voto in Catalogna, Bergoglio all'Angelus aveva detto: "Non abbiate paura! La logica individualistica e nazionalistica non protegge i coraggiosi sogni dei fondatori dell'Europa".

Negli ultimi giorni si sono intensificati i contatti tra i protagonisti politici dello scontro e i rappresentanti della Chiesa a Barcellona e Madrid, e da più parti è stato evocato un intervento vaticano. Il Governo catalano penserebbe alla mediazione del Vaticano, "la cui competenza diplomatica è straordinaria e accreditata", perché sarebbe consapevole del fatto che "il mediatore non può uscire dall'Unione Europea". L'arcivescovo di Madrid, Carlos Osoro, ha fatto sapere di non essersi "assolutamente" impegnato a mediare tra il premier spagnolo Mariano Rajoy e il presidente catalano Carles Puigdemont, smentendo quanto riferito da Podemos sul tentativo in atto dell'arcivescovo di convincere le parti a dialogare. Rajoy dal canto suo avrebbe incontrato l'arcivescovo di Barcellona, Juan Jose Omella e lo stesso Osoro, una riunione non confermata però né dalla Moncloa, né dalla conferenza episcopale.

Dopo l'incontro con il Papa, l'ambasciatore Bugallo ha avuto un colloquio anche con il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. La conversazione, iniziata in italiano ma proseguita in spagnolo, è durata circa mezz'ora e ha ripercorso i temi affrontati dal diplomatico con il Pontefice. Il numero due della Santa Sede ha dimostrato di essere molto familiare con la situazione catalana - e con quella ucraina (sede di provenienza del nuovo ambasciatore spagnolo) - e ha detto che in entrambi i casi la diplomazia vaticana incoraggia atteggiamenti di dialogo e il negoziato per affrontare le tensioni in vista di soluzioni pacifiche.

Soluzioni pacifiche e diplomatiche che il Vaticano esorta a perseguire in nome della "cultura dell'incontro", senza la quale "la diplomazia stessa risulta vana", ha spiegato il sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato vaticana, arcivescovo Angelo Becciu, inaugurando a Minsk la nuova sede della Nunziatura apostolica in Bielorussia. "Quando ragioni e interessi di parte ostacolano le aperture tra i popoli e gli stati, alzando, anziché abbassare, barriere che provocano isolamento ed emarginazione - ha proseguito Becciu -, la diplomazia dichiara la propria sconfitta. Poiché essa è tenuta, per sua natura, a ricercare instancabilmente comprensione, dialogo e soluzioni a nome e in favore delle persone concrete, guardando con lungimiranza all'avvenire dei popoli. Papa Francesco - ha ricordato il sostituto - non manca di ribadire l'importanza e l'urgenza della cultura dell'incontro anche per l'Europa". Lo ha fatto, ad esempio, ricevendo il premio Carlo Magno e affermando che proprio mediante l'incontro e l'integrazione reciproca "la comunità dei popoli europei potrà vincere la tentazione di ripiegarsi su paradigmi unilaterali e di avventurarsi in 'colonizzazioni ideologiche'; riscoprirà piuttosto l'ampiezza dell'anima europea, nata dall'incontro di civiltà e popoli, più vasta degli attuali confini dell'Unione e chiamata a diventare modello di nuove sintesi e di dialogo. Il volto dell'Europa non si distingue infatti nel contrapporsi ad altri, ma nel portare impressi i tratti di varie culture e la bellezza di vincere le chiusure", ha detto Becciu.

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