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Esteri

Papa Francesco si appella ai colossi di internet per combattere la pedofilia

Massimiliano Donati/Awakening via Getty Images
Massimiliano Donati/Awakening via Getty Images 

Il Papa denuncia il lato oscuro del web e chiede ai colossi di internet di usare " i loro grandi profitti" per difendere i bambini dagli abusi sessuali on line. Francesco ricevendo i partecipanti ad una Conferenza internazionale che per tre giorni si è riunita a Roma, ha detto che la Chiesa cattolica ha bisogno di accettare la sua propria responsabilità "davanti a Dio, alle vittime e alla pubblica opinione" , per i suoi scandali di abusi sessuali su minori, ma vuole anche condividere la lezione che ha imparato.

Davanti ad alti dirigenti di Facebook e Microsoft, ha detto ancora che i social media devono fare di più che mettere filtri ed algoritmi per bloccare il contenuto pericoloso.

"Mobilitarci insieme" contro il "dark net" e i "crimini" contro i bambini in Rete, insomma. Non avere "paura", non lasciarsi "paralizzare dal senso di impotenza". "Non sottovalutare il danno che viene fatto dalla violenza in Rete ai bambini", ma anche agli adulti, e che "incide effettivamente anche sull'immaginario dell'amore e sulle relazioni tra i sessi". Contrastare "con determinazione» questi «crimini gravissimi".

Nella Sala Clementina, presenti anche il presidente del Senato Pietro Grasso e il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli."La Chiesa - ha detto papa Francesco - è diventata negli anni recenti sempre più consapevole di non aver provveduto a sufficienza al proprio interno alla protezione dei minori: sono venuti alla luce fatti gravissimi" e "la Chiesa sente oggi un dovere particolarmente grave di impegnarsi in modo sempre più profondo e lungimirante per la protezione dei minori e e la loro dignità, non solo al suo interno, ma in tutta la società e in tutto il mondo, non da sola", ma collaborando con tutte le forze che si vogliano impegnare «nella stessa direzione"."Guardiamo la realtà, - ha esortato - come l'avete guardata voi in questi giorni. Nella rete dilagano fenomeni gravissimi: la diffusione di immagini pornografiche sempre più estreme perché con l'assuefazione si alza la soglia di stimolazione; il crescente fenomeno del sexting fra i giovani e le ragazze che usano i social media; il bullismo che si esprime sempre più online ed è vera violenza morale e fisica contro la dignità degli altri giovani; la sextortion; l'adescamento dei minori a scopo sessuale tramite la rete è ormai un fatto di cui le cronache parlano continuamente; per arrivare fino ai crimini più gravi e spaventosi dell'organizzazione online del traffico delle persone, della prostituzione, perfino dell'ordinazione e della visione in diretta di stupri e violenze su minori commessi in altre parti del mondo. La rete ha perciò un suo aspetto oscuro e delle sue regioni oscure (la dark net) dove il male trova modi sempre nuovi e più efficaci, pervasivi e capillari per agire ed espandersi".

L'udienza si è svolta un mese dopo il caso "penoso" (ha detto il cardinale segretario di Stato Parolin) del rientro in Vaticano di un diplomatico ritirato dalla nunziatura di Washington, dopo le accuse di pedopornografia da parte delle autorità americane e per il quale il 28 settembre, il Canada ha spiccato un mandato di arresto. Ancora una volta quindi, la pedofilia tiene banco Oltretevere.

Per una casualità l'incontro del Papa nella Sala Clementina è concisa con la seconda udienza del processo che in Australia vede accusato di decine abusi sessuali personali nei confronti di minori, il terzo nella gerarchia cattolica mondiale, il cardinale George Pell.

Pell ha sempre strenuamente negato ogni addebito, e ha lasciato il Vaticano (e il suo incarico di prefetto dell'Economia per difendersi) ma almeno cinquanta testimoni saranno chiamati a deporre a partire dal 5 marzo 2018 (per quattro settimane) affinché il giudice stabilisca se Pell debba essere sottoposto al processo vero e proprio in un tribunale superiore.

Da circa un mese (8 settembre 2017), le prove raccolte dall'accusa (la Taskforce SANO antipedofili della Polizia di Vittoria istituita nel 2012 e che ha cominciato le sue indagini su Pell nel 2013 ) sono a disposizione dell'avvocato del cardinale, il principe del Foro del suo paese, Robert Richte, un penalista il cui onorario, hanno scritto i giornali australiani, sarebbe di 11 mila dollari australiani al giorno. Un conto salatissimo che però il Vaticano si è rifiutato di accollarsi e cui Pell farà fronte grazie alle donazioni dei cattolici australiani.

Gli abusi sessuali su minori di cui Pell è accusato, secondo un' email della Polizia di Victoria riportata dal New York Times, sarebbero stati "commessi a Ballarat tra il 1976 and 1980 e a Melbourne tra il 1996 and 2001".

L'avvocato Richte ha sostenuto oggi che dimostrerà che era "impossibile" che siano potuti avvenire presso la Cattedrale di San Patrick, sede dell'arcivescovo di Melbourne.

L'ex Revisore generale dei conti vaticani, Libero Milone che si è dimesso a giugno dall'incarico,e che a settembre ,ha spiegato ad un pool di testate giornalistiche internazionali di non averlo fatto liberamente, ha aggiunto del giallo alla vicenda insinuando che le accuse contro Pell ( cui egli lega anche la sua brusca uscita) potrebbero essere state costruite ad arte per colpire l'opera di trasparenza finanziaria in Vaticano.

Papa Francesco non tralascia occasione per ribadire "la tolleranza zero nei confronti della pedofilia del clero, però, a oggi, la Santa Sede non risulta ancora avere depositato presso il Comitato per i diritti del fanciullo (acronimo in inglese CRC) dell'Onu di Ginevra il Rapporto periodico sull'implementazione delle sue politiche contro gli abusi. Relazione che avrebbe dovuto presentare già il 1 settembre. E' in ritardo come anche altri Paesi, ma forse nel suo caso, si sarebbe dovuto ottemperare con precisione.

Il CRC infatti dovrà esprimere le sue valutazioni sui progressi compiuti dalla Santa Sede in materia di protezione dei minori nella primavera 2018, in base ad alcune richieste fissate, ormai quasi quattro anni fa (31 gennaio 2014). Tra queste anche l'estensione a tutta la gerarchia cattolica dell'obbligo di denuncia degli abusi dei preti e dei religiosi alle autorità civili, l'innalzamento dei termini canonici per evitare la prescrizione, l'impegno ad occuparsi dei figli messi al mondo dai preti, eccetera. La lista completa dei punti che debbono essere cambiati da parte della Chiesa , è assai lunga. Quindici anni sono passati dal 6 gennaio 2002, quando il caso della pedofilia del clero è arrivato alle luci della ribalta sul Boston Globe grazie al team investigativo Spotlight, ma la comunità internazionale sta ancora chiedendo al Vaticano di fare quello che fanno tutti gli altri Paesi: permettere che responsabile vengano puniti.

Entro il prossimo dicembre, poi, la Royal Commission australiana sulla risposta istituzionale (anche della Chiesa cattolica sulla pedofilia) (durante l'inchiesta il cardinale Pell è stato interrogato tre volte) depositerà la sua Relazione finale.

Giovedì 21 settembre 2017 per la prima volta il Papa ha incontrato la sua Commissione per la protezione dei minori (presieduta dal cardinale Sean O'Malley arcivescovo di Boston), creata nella primavera del 2014, e da cui il 1 marzo scorso si era dimessa polemicamente, l' irlandese Marie Collins, dopo che l'altro "sopravvissuto" ad abusi, inserito nella Commissione, Peter Saunders, si era "sospeso" all'inizio del 2016 in polemica proprio con la presenza ai vertici del Vaticano del cardinale Pell.

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