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Economia

Calenda fa saltare il tavolo per l'Ilva a difesa dei salari. L'azienda: "Sconcertati"

ANSA
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Il piano presentato da Am Invest Co per Ilva non rispetta le condizioni dell'offerta sui livelli salariali e sulle anzianità: per questo va modificato. Su questa base il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha sospeso il tavolo di confronto tra il gruppo guidato da Arcelor Mittal e i sindacati. "Proposta irricevibile", ha twittato Calenda. Sulla stessa linea la viceministro Teresa Bellanova. Uno stop all'operazione che mette sicuramente alle strette l'acquirente di Ilva, richiamandolo alla coerenza su alcuni impegni presi al momento dell'offerta, e ribaditi il 21 marzo scorso allo stesso Calenda. Una decisione "in stile Macron", quindi (anche se non riguarda l'occupazione, ma solo i livelli salariali). Ma allo stesso tempo lo stop getta incognite sulla chiusura dell'operazione.

La mossa del ministro evita uno strappo con il sindacato che stavolta sarebbe stato difficile da ricucire. Nelle stanze sindacali, infatti, qualcuno collega la strategia di Am Invest Co al modello Marchionne a Pomigliano: nuovo contratto, azzeramento delle intese aziendali, deregulation. "Puntavano a dividerci e a un referendum analogo a quello della Fiat, ma stavolta non ci sarebbero riusciti, il quadro è assolutamente diverso", ragionano nelle stanze del sindacato. C'è un governo che ha fatto una gara, elemento per nulla secondario. Ma soprattutto, c'è una mobilitazione unitaria fortissima. Il "piatto" servito da Mittal non è digeribile così com'è. E non soltanto per le retribuzioni: anche per i 4mila che resterebbero fuori dal perimetro della nuova Ilva, per i criteri di assunzione, per le tutele ridotte del Jobs Act. "Su questo Calenda non ha chiarito – dichiara Maurizio Landini, della segreteria Cgil – Non basta dire che i livelli retributivi non si toccano. Quanto a Mittal sappiamo che utilizza modelli di relazioni sindacali molto pesanti dappertutto. Non ha nulla da imparare da Marchionne". La protesta degli operai è stata massiccia, in tutti gli stabilimenti del gruppo. Secondo la Fiom, proprio la lotta sindacale ha messo in guardia il ministro.

Sul fronde aziendale si registra "sconcerto", ma il ministero replica che è proprio quello sconcerto ad essere incomprensibile, visto che gli impegni sottoscritti erano diversi. Insomma, "Pacta sunt servanda" è il messaggio che parte da Via Veneto. Lo stesso slogan che apriva la manifestazione degli operai a Genova.

Cosa accadrà adesso? Continua la pressione del governo perché il piano sia modificato nelle parti ritenute non conformi all'offerta. "Il fatto è che non si può modificare una proposta ex post, se non in senso migliorativo – spiega una fonte vicina al dossier – Mittal invece, recependo al richiesta del ministro di alzare il numero di assunti (erano 8.400 e sono diventati 10mila, ndr) ha pensato bene di alleggerire i costi rendendo variabile il secondo livello di retribuzione. Dunque rendendo incerti i livelli salariali (secondo fonti sindacali si tratterebbe di un taglio di 5-6mila euro annui), facendo così quadrare i conti. Ma questo è inaccettabile. Potrebbe provocare l'annullamento dell'offerta. Se non fosse il governo a farlo, lo potrebbe fare il concorrente che è stato escluso". In questo scenario, che circola negli ambienti ministeriali, si potrebbero quindi riaprire i giochi per la cordata guidata dagli indiani di Jindal, che si erano visti rigettare l'offerta prima dell'estate. Anche se oggi gli indiani – che sono interessati a entrare sul mercato italiano - hanno avanzato un'altra offerta per Piombino. Dunque, non è affatto detto che tornino su Ilva.

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