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Politica

Grillo delude gli attivisti e diserta la piazza poco numerosa. La scena è per Di Maio, Di Battista e Fico

Corbis via Getty Images
Corbis via Getty Images 

Alle 21.30 la promessa viene infranta: Beppe Grillo non si presenta in piazza dove ad attenderlo dall'ora di pranzo ci sono circa trecento manifestanti arrivati davanti Montecitorio nel giorno del voto finale sulla riforma della legge elettorale. Paola Taverna a metà pomeriggio, durante la lunga staffetta di interventi dal palco, annuncia: "Ci sarà anche Beppe, sarà qui con noi". Le persone ci sperano, scende la sera sulla piazza e anche le temperature sono più basse, ma gli attivisti continuano ad attendere il leader come annunciato dal giorno prima.

Grillo resta invece tutto il giorno chiuso in albergo dove ha fatto ingresso portando con sé un piede nudo finto, con tanto di gamba fino al ginocchio. Viene spiegato che con ogni probabilità ha in mente qualche "trovata" da mettere in scena sul palco. E invece niente, sul palco Grillo non è mai arrivato, complice – secondo alcuni parlamentari – la scarsa partecipazione rispetto al giorno precedente. Secondo altri deputati avrebbe deciso invece di lasciare la scena al nuovo capo politico Luigi Di Maio, ad Alessandro Di Battista e a Roberto Fico. I tre tenori che nella piazza hanno ritrovato la pace, anche se il numero uno degli ortodossi lancia comunque un messaggio: "La nostra è una Rivoluzione pacifica e culturale. Se noi pensiamo esclusivamente al voto e al governo non andiamo da nessuna parte". Ancora un modo per richiamare le origini.

Quanto a Grillo non è un caso se per tutto il giorno la sua presenza non è stata mai smentita, anzi ribadita dai parlamentari durante i loro interventi sul palco. È possibile che fosse un modo per attirare le persone e far sì che quelle presenti non andassero via. Lo staff comunicazione che il giorno prima aveva confermato la presenza, nel tardo pomeriggio non sa più dare una risposta certa: "Beppe è imprevedibile", dicono.

Insomma, la piazza alla fine viene interamente gestita dai parlamentari. Nel primo pomeriggio - quando in Aula serve la presenza dei deputati - sono infatti i senatori a salire sul palco. Stefano Lucidi scalda gli animi elencando "i dinosauri della politica" mentre, poco dopo, tocca alla sindaca di Roma Virginia Raggi "vestirsi" da militante e unirsi alla protesta tra gli applausi dei manifestanti: "Non si cambiano le regole del gioco, è vergognoso". Poi tocca a Di Battista: "È una legge infame, ma non fermerà il Movimento. Noi siamo come una goccia che distrugge la roccia, non molliamo", urla Di Battista tra gli applausi. Mentre in rete circola il video di suo padre Vittorio che litiga con il generale Pappalardo, le cui "truppe" avevano fischiato il figlio, Di Battista evoca "un dualismo" tra suo padre e quello di Matteo Renzi. "Sono fiero di mio padre, c'è chi come padre ha Tiziano, io ho uno che a 73 anni non ha mai mollato".

La piazza, pian piano, si svuota ma i fischi contro il Rosatellum bis continuano, anche perché sullo schermo vengono proiettate le dichiarazioni di voto finale. Fischi e cori da stadio (da "vergogna" a "buffone") danno il benvenuto gli interventi di Ap, FI e Pd (con Ettore Rosato accolto anche dal segno delle corna) mentre una vera propria ovazione segna la dichiarazione di voto di Luigi Di Maio. "O noi o loro, la storia non vi assolverà", scandisce in Aula il candidato premier, che poi da capo politico dà un nuovo appuntamento a chi si aspettava l'arrivo di Grillo: "Andatevi a riposare perché vi dovete preparare per portare la protesta la prossima settimana in Senato. Saremo presenti davanti al Quirinale per chiedere a Mattarella che non la firmi". E chissà se in questa occasione, quando ci sarà anche più tempo per organizzare la manifestazione, sarà presente anche il leader oggi disertore.

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