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Politica

Gentiloni a Bruxelles col 'cerino' su Bankitalia. Parola d'ordine: tentare di chiudere il caso almeno con Renzi e Boschi

JOHN THYS via Getty Images
JOHN THYS via Getty Images 

E' partito per Bruxelles senza il sorriso. Paolo Gentiloni arriva al consiglio europeo di metà ottobre con il fardello del caso Bankitalia tutto sulle spalle. Matteo Renzi lo tira in ballo in un'intervista al Quotidiano Nazionale. "Il governo sapeva" della mozione del Pd contro il governatore Visco, dice il segretario Dem. A sera un po' ritratta, ma insomma è un'altra giornataccia nei rapporti tra il premier e Renzi. Gentiloni opta per la linea zen e prende tempo.

Di primo mattino, il premier frena quanti nel governo sono infuriati per quella nuova frase di Renzi: "Il governo sapeva". Con i suoi decide invece di limitarsi a far sapere che su Bankitalia le decisioni del presidente del Consiglio "saranno basate sulle prerogative a lui attribuite dalla legge ed ispirate esclusivamente al criterio di salvaguardia dell'autonomia dell'istituto". E' il primo tentativo di far valere le ragioni del governo, smentire i retroscena di stampa che descrivono un premier strattonato da Renzi e da tutta la situazione, mettere un punto senza alzare altra polvere.

Non sta bene a tutti. Nel governo i malumori per il nuovo attivismo renziano sono alle stelle. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro per esempio è furiosa per quel "il governo sapeva". Lei lo ha saputo all'ultimo minuto da Maria Elena Boschi. Come Gentiloni del resto. E a sera una mezza conferma arriva da Renzi stesso, ospite di Lilli Gruber a 'Otto e mezzo': "Tecnicamente lo sapeva Baretta...", dice il segretario Pd. Ah, ecco.

Ma Gentiloni oggi cerca di mettere all'opera tutte le sue arti diplomatiche per trovare una via d'uscita. Fino al punto che nel pomeriggio, nel bel mezzo della riunione del consiglio europeo a palazzo Justus Lipsius di Bruxelles, lascia trapelare un'altra importante informazione: "Piena fiducia" al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi.

E' la chiusura del cerchio, almeno per oggi. Del resto, in questa maionese impazzita del caso Bankitalia, anche Sergio Mattarella aspetta che Gentiloni riporti un po' tutti alla calma, visti i suoi rapporti con Renzi, almeno quelli passati. E' anche per questo che il premier non strappa con il segretario, anzi ricuce. Non può fare altrimenti. E Renzi stesso ha buon gioco a dire: con Gentiloni "tutto molto bene".

Solo che il campo resta minato. Non c'è solo "il governo sapeva". C'è il anche tweet di Matteo Orfini, retweettato da Renzi, a seminare altra zizzania nei rapporti tra Nazareno e Palazzo Chigi, almeno con i ministri meno renziani:

E' la nuova linea battagliera decisa dal segretario in vista delle elezioni 2018: non fa prigionieri tra i palazzi delle istituzioni, governo e Quirinale lasciati da soli a gestire la questione della successione di Ignazio Visco. Il renzianissimo Andrea Marcucci praticamente lascia Gentiloni col cerino in mano: "Il premier Gentiloni ha l'autorità e l'autorevolezza per fare le scelte migliori su Bankitalia. Il Pd con Renzi ha il dovere di dire che ci sono aspetti nelle crisi bancarie di questi anni che non hanno funzionato. Tutto si può sostenere meno tutto va bene, madama la marchesa".

E' solo l'antipasto di ciò che poi arriva a sera, quando Renzi va negli studi de La7. "Tra galateo istituzionale e diritti dei risparmiatori, io sto dalla parte dei risparmiatori", dice. "E credo che il partito di maggioranza abbia il diritto di dire la sua in Parlamento sul problema della vigilanza" sulle banche. "Mi sono chiesto il perché di questo putiferio. Da sempre la politica discute se Bankitalia funziona o no. Che cosa ho toccato?".

Il punto è che, oltre a Renzi, ora contro Visco ci si è messo anche Silvio Berlusconi: "Certamente la Banca d'Italia non ha svolto il controllo che ci si attendeva, non sono del tutto senza senso le volontà di un controllo su quello che si è verificato...", dice l'ex Cavaliere che oggi 'festeggia' il suo ritorno 'trionfale' a Bruxelles, al vertice del Ppe che precede il consiglio europeo.

Insomma, nel giro di due giorni in Parlamento si è praticamente formata una maggioranza trasversale contro Visco. Il che rende impossibile una riconferma senza polemiche. Dall'altro lato, il governatore non pare intenzionato a mollare: avrebbe voluto deporre in commissione d'inchiesta sulle banche già la prossima settimana, ma la sua audizione intanto è slittata. Stand-by, mentre la campagna elettorale di tutti impazza.

A Bruxelles Gentiloni va al vertice del Pse prima del consiglio europeo, fa un bilaterale con il leader laburista Jeremy Corbyn sulla Brexit e i diritti degli europei che vivono nel Regno Unito. Mantiene la sua agenda il più stabile possibile, incassa i colpi e prende tempo. Anche se oltre alle difficoltà politiche, pure il fattore tempo gli rema contro: il governatore scade a fine mese, cioè tra dieci giorni. Meno male che al consiglio Ue gli torna il sorriso quando gli promettono che l'Italia sarà aiutata sui migranti. "I leader hanno concordato di offrire al primo ministro Gentiloni un sostegno più forte per il lavoro italiano con le autorità libiche. Abbiamo una reale opportunità di chiudere la rotta", dice il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk. Sono ancora solo parole, ma in questa giornata, significano molto per Gentiloni.

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