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Politica

Rosatellum è (quasi) legge grazie a Verdini: i senatori di Ala determinanti almeno solo alla terza fiducia, quanto basta...

LaPresse
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Il Rosatellum sta per diventare legge grazie a Denis Verdini. Mentre l'aula si affanna a votare le cinque fiducie disposte dal governo, mentre gli addetti ai lavori e gli addetti stampa si cimentano nei conteggi quasi a impazzire sui numeri di ogni voto e ogni chiama, un vero e proprio dedalo, c'è almeno una certezza condivisa sia dalla maggioranza che dall'opposizione. E cioè che i 13 senatori di Ala (o almeno qualcuno di loro) siano stati determinanti a garantire il numero legale in aula almeno solo alla terza fiducia. E' quanto basta per concludere che Verdini ha fatto ormai il suo ingresso in maggioranza garantendo evidentemente il successo dell'operazione 'nuova legge elettorale' voluta dal Pd, Forza Italia e Lega. Anzi: alla quinta fiducia è stato necessario l'aiutino anche da parte di qualche senatore azzurro e del Carroccio, addirittura.

Prendiamo allora la terza votazione, quella per la quale anche dal Pd ammettono l'evidenza. Un assente in maggioranza, Bruno Mancuso di Ap. Un caso, dicono dal quartier generale Dem. Ma è un'assenza che pesa. Perché senza i verdiniani, per via di quell'unica assenza in aula, non ci sarebbe stato il numero legale e il castello del Rosatellum sarebbe crollato alla terza prova. I sì in questa terza fiducia sono stati 148, due in meno rispetto alle altre (tranne la quinta dove sì sono stati 145). I no 61. Numero legale: 143. Senza i 13 sì dei verdiniani il numero si sarebbe fermato a 138, considerando i 91 voti Pd, i 22 di Ap, i 14 della Autonomie, gli 8 del misto e i tre di Gal. E sarebbe stato insufficiente per mandare avanti la votazione.

Il numero legale a ogni voto è stato il tormento di questa giornata in Senato. Tutto per via della scelta di Forza Italia e Lega di uscire dall'aula per non votare la fiducia: sono partner del Rosatellum ma pur sempre all'opposizione. L'aiuto invece è arrivato da Verdini, che oggi evidentemente inaugura il suo ingresso in maggioranza anche con il governo Gentiloni, dopo il governo Renzi.

Il senatore fiorentino veramente rivendica un ruolo anche nel numero legale della quarta votazione. Ma su questo non c'è certezza, visto che in Senato ognuno dice la sua sui numeri: complicatissimo il calcolo a ogni fiducia, tra prima e seconda chiama. Cioè: quando si vota la fiducia il presidente d'aula scorre l'elenco dei parlamentari per due volte, in modo che chi non risponde alla prima, possa farlo alla seconda. "Il numero legale va calcolato alla prima chiama", sostiene per esempio il senatore Federico Fornaro di Mdp, gruppo che insieme a M5s e Sinistra Italiana ha votato no. "Noi abbiamo votato no ma solo alla seconda chiama perché – spiega Fornaro – alla prima abbiamo aspettato di capire se c'era il numero legale. Se non ci fosse stato, sarebbe saltato tutto. Invece c'è stato perché c'era Verdini".

Il calcolo che fa Fornaro è questo: 149 senatori hanno risposto alla prima chiama della prima fiducia. "Non si può dire che siano tutti 149 sì, sono solo persone che hanno risposto alla chiama", aggiunge il parlamentare. Cioè in quella quota vanno compresi quanto meno anche gli otto del Pd che hanno deciso di non partecipare al voto, pur garantendo il numero legale, cioè la presenza in aula. Si tratta di Vannino Chiti, Luigi Manconi, Claudio Micheloni, Massimo Mucchetti, Walter Tocci, Roberto Ruta e Renato Turano, Francesco Giacobbe. Hanno risposto alla chiama, passando quindi sotto il banco della presidenza come si fa quando si vota la fiducia, ma non hanno indicato né sì, né no. "Se dai 149 togliamo i 13 di Ala, il totale fa 136: il numero legale non c'è", conclude Fornaro.

Certo, in teoria i 149 della prima chiama presa in esame non sono tutti sì. Ma considerato che i no sono stati espressi alla seconda chiama, si può dire che i voti della prima chiama sono praticamente tutti sì meno i dissidenti del Pd che non hanno partecipato al voto pur rispondendo alla chiama. Se questo è il calcolo allora il numero legale c'era anche senza Verdini. In tutte le fiducie tranne la terza: l'unica dove il Pd ammette l'aiuto di Ala.

Sfiancante. E' tardo pomeriggio quando l'aula si accinge a votare la quinta fiducia. Il grosso è fatto, l'attenzione evidentemente è scesa perché in aula c'è meno gente. Mdp, M5s, Sinistra Italiana decidono infatti di non partecipare per mettere davvero alla prova il numero legale anche alla prima chiama. Sono 172 i senatori presenti, i votanti 162. A fronte di una media nelle votazioni precedenti di ben oltre 200 presenti e oltre 200 votanti a ogni voto. Urge soccorso. In questo caso azzurro e verde Lega. Alcuni senatori di Forza Italia e Lega e di Forza Italia restano in aula per assicurare il numero legale all'ultimo miglio e votano no. Si vota: 145 sì, 17 no.

Domani il voto finale, il Rosatellum è quasi legge e Verdini è praticamente in maggioranza. Ce ne sarà bisogno, per l'approvazione della legge di stabilità dopo lo strappo di Mdp. Non è un caso che il gruppo di Ala rivendichi con forza di essere stato determinante sul numero legale. Sulla manovra economica ci sarà anche le richieste dei verdiniani, come quelle di tutti gli altri gruppi ormai lanciati in campagna elettorale. A partire da Matteo Renzi.

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