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Politica

Ultimo attacco dei renziani a Visco, lo guida Orfini. In Commissione accuse a Bankitalia per la vigilanza non irreprensibile sulle banche venete

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

Ultimo affondo dei renziani su Ignazio Visco, a poche ore dal consiglio dei ministri che dovrà decidere sull'eventuale riconferma del governatore di Bankitalia (domani la proposta del governo al presidente Mattarella, venerdì il decreto di nomina del Colle). A guidare l'assalto finale è Matteo Orfini. "Dobbiamo lavorare per creare una discontinuità e per ridare credibilità al sistema. La nostra mozione non è stata una forzatura, e se l'80 per cento del Parlamento esprime un giudizio simile al nostro su Bankitalia forse la forzatura non è dirlo, ma non tenerne conto". Parole sferzanti, quelle del presidente dem, a margine di un convegno al Nazareno.

L'ultimo j'accuse parte sulle informazioni fornite dal procuratore della Repubblica che ha indagato i vertici della popolare di Vicenza per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, audito in mattinata in commissione banche. "Il meccanismo di porte girevoli è discutibile e ha prodotto disastri che hanno pagato i cittadini", spiega Orfini, riferendosi al fitto sistema di incarichi dati dalla banca a persone che avrebbero dovuto vigilare su di essa. Tra queste, anche esponenti di Bankitalia. "Abbiamo scoperto che parte di chi doveva vigilare lo ha fatto dicendo che andava tutto bene, e qualcuno di questi aveva un ruolo rilevante in Banca d'Italia – continua Orfini - Quegli stessi che poi ci siamo ritrovati come consulenti delle banche che dovevano controllare".

L'elenco degli intrecci in conflitto di interesse è lungo. Per un esponente dem della commissione almeno 10 persone sono in questa condizione, tanto che i parlamentari hanno chiesto di avere l'elenco completo dei consulenti della banca veneta e l'elenco dei cento più grandi investitori che, questa una delle tesi su cui spinge chi sta portando avanti il lavoro della commissione d'inchiesta, hanno acquistato "azioni forzate", ovvero sotto pressioni indebite.

Il procuratore di Vicenza ha confermato, ad esempio, che anche l'ex procuratore capo della città, Antonio Fojadelli, che aveva già indagato sulla banca, dopo la quiescenza ha accettato l'incarico di consigliere di amministrazione di Nord Est Merchant, istituto controllato dalla Bpvi. Ma tra quelli che hanno fatto lo stesso percorso "compare anche l'ex capo segreteria di Mario Draghi", mormorano in commissione. "Ma è possibile che a Bankitalia non si accorgevano che i propri dirigenti andavano poi a lavorare per la Banca di Vicenza?", l'attacco di un dem renziano. Tra i nomi, anche quello di un colonnello della guardia di Finanza. "Sta emergendo - sottolinea un altro esponente della maggioranza - un sistema marcio". Anche FI chiede di approfondire i casi di coloro che, avendo lavorato per Bankitalia, poi hanno accettato ruoli nelle banche venete.

Il clima è rovente, e nei prossimi giorni gli animi non sono destinati a calmarsi. C'è chi evoca l'audizione di Ghizzoni, l'ex ad di Unicredit a cui Maria Elena Boschi avrebbe chiesto di interessarsi di banca Etruria. Ma molti altri appuntamenti puntano tutti contro le Authority. La prossima settimana saranno audite le associazioni dei risparmiatori, poi il responsabile della Vigilanza Bankitalia Carmelo Barbagallo e più tardi la Cosob, altra Authority messa sotto il fuoco dei risparmiatori.

Martedì è stato ascoltato il procuratore di Roma Pignatone che ha sottolineato come le indagini in corso vadano ben oltre i rilievi della banca centrale. Una parte dell'audizione è stata secretata ma i renziani sono sempre più convinti che stanno emergendo lacune enormi nell'attività di vigilanza di Bankitalia. "E intanto - allarga le braccia un senatore del Pd - il governo pensa a rinnovare la fiducia a Visco".

In effetti il nome dell'attuale governatore resta tra i più gettonati nel tam-tam di indiscrezioni della vigilia. Anche se continuano a circolare nuovi nomi di papabili (l'ultimo l'ex ministro Fabrizio Saccomanni, già direttore generale dell'istituto). Va da sé che la riconferma renderebbe molto agitate le acque per il governo nello scorcio di legislatura.

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