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Esteri

La Chiesa italiana guarda alle elezioni e sogna la ricostruzione. Il monito ai politici: "Il tempo delle chiacchiere è finito"

Stefano Carofei  / AGF
Stefano Carofei / AGF 

Il cardinale Gualtiero Bassetti ha un sogno, quello di "Ricostruzione" dell'Italia "casa casa per casa, strada per strada, scuola per scuola". O meglio "di un grande progetto per l'Italia ispirato da quel clima di ricostruzione del Paese che aveva animato i Padri costituenti e tutta quella gente semplice che, dopo la seconda guerra mondiale, o dopo i grandi disastri come l'alluvione del Polesine o il terremoto del Friuli, si è rimboccato le maniche e in silenzio ha ricostruito il Paese".

Come ha detto una volta Papa Francesco "anche i vecchi possono sognare" (il cardinale Bassetti ultrasettantacinquenne è stato prorogato dal Papa proprio per poter guidare la Conferenza episcopale italiana) e questo anzi per Papa Francesco è il segno di un cuore rinnovato dall'essere cristiano. Ed ecco dunque che aprendo i lavori a Cagliari della settimana sociale dei cattolici che Bassetti indica una strada per la Chiesa italiana, visto che il Paese va verso le elezioni (più vicine forse dopo l'approvazione della legge finanziaria, e ai politici dice: "Basta chiacchiere, ci vuole un grande piano di sviluppo".

È una giornata in cui sono andati all'unisono il Papa, che nel video messaggio inviato a Cagliari ha affermato che "il precariato totale è immorale", e la Cei, il padre Francesco Occhetta e gesuiti della Civiltà cattolica (concentrati sull'hashtag #illavoro che vogliamo). "Occorre, più di tutto, però, - ha aggiunto Bassetti - dare a questo Piano di sviluppo per l'Italia un'idea alta e nobile, per il Bene comune del Paese senza ridurlo - ha rilevato il presidente dei vescovi - all'ennesima occasione di ricerca di denaro pubblico. È fondamentale, infatti, investire sulle energie morali del Paese, sui giovani talenti e su tutti quegli uomini e le donne di buona volontà che hanno veramente a cuore l'Italia e che credono che questo Paese possa crescere tutto insieme, senza strappi e senza rincorrere gli egoismi sociali, ma nel nome dei grandi uomini e delle grande donne che hanno fatto l'Italia". Ed enuncia una nuova teologia del lavoro: "Il lavoro è a servizio della persona umana e non il contrario". Spiegando che "questo secondo punto ha molte implicazioni pratiche. Significa pronunciare dei No e dei Sì. Il No si riferisce al rifiuto deciso dell'idolatria del lavoro che produce solamente carrierismo, affermazione individualista di se stessi e desiderio avido di avere sempre maggiori ricchezze. Il Sì, invece, va indirizzato al rapporto fondamentale con il tempo di riposo. Il lavoro è solo una parte della giornata di un uomo. Il resto deve essere dedicato all'otium, al tempo libero, alla famiglia, ai figli, al volontariato, alla preghiera. In definitiva, la difesa e la valorizzazione della dignità umana deve essere il concetto chiave di ogni teologia del lavoro".

I LAB-ORATORI. Tra "le varie iniziative concrete che sono emerse nel cammino preparatorio a questa Settimana Sociale", nella sua prolusione Bassetti ha volute sottolineare "tre possibili impegni della Chiesa Italiana per la promozione del lavoro: anzitutto l'attività degli oratori come LabOratori; in secondo luogo, la possibilità di rendere le parrocchie e le diocesi dei luoghi di indirizzo, che forniscano ai giovani le informazioni essenziali per cercare lavoro, attraverso una sezione del sito Cei, costantemente aggiornata; terzo, le borse lavoro, da creare a livello diocesano per avviare all'attività lavorativa in particolare i giovani Neet, quelli che non studiano né cercano lavoro, perché ormai privi di speranza e iniziativa. A questo fine - ha concluso il presidente della Cei - si potrebbe sottoscrivere un protocollo-quadro a livello nazionale con le principali Organizzazioni imprenditoriali per favorire e agevolare iniziative locali sulla base di un format nazionale, flessibile e adattabile alle singole realtà locali".

IL PAPA CONTRO GLI APPALTI A RIBASSO. "Papa Francesco difende i giovani, la Chiesa italiana vuole seguirlo in quest'azione", ha affermato il presidente della Cei. "In Italia - ha osservato il cardinale di Perugia - esiste ormai da tempo una grande questione antropologica, che è soprattutto una grande questione generazionale: mi riferisco ai tanti giovani precari e disoccupati, sulle cui spalle è caduto, non solo il costo della crisi economica scoppiata nel 2008, ma anche il costo iniquo di una politica miope che, nei decenni passati, ha sprecato risorse importanti del Paese perché non ha avuto la lungimiranza di guardare al futuro".

Il precariato "totale" nel quale sono costrette a vivere moltissime persone, questa sensazione di continua angoscia, è una "ferita aperta", "è immorale" e "uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società", ha detto il Papa . E così Francesco è tornato a parlare di lavoro, uno dei temi che più gli stanno a cuore. Affermando con forza che il lavoratore non è "una riga di bilancio", e che senza dignità non c'è neppure un buon lavoro. "Io ho sentito tante volte questa angoscia - dice - l'angoscia di poter perdere la propria occupazione; l'angoscia di quella persona che ha un lavoro da settembre a giugno e non sa se lo avrà nel prossimo settembre. Questo uccide". Il pensiero va "ai disoccupati che cercano lavoro e non lo trovano", "agli scoraggiati che non hanno più la forza di cercarlo" e "ai sottoccupati che lavorano solo qualche ora al mese senza riuscire a superare la soglia di povertà", ma anche "a chi vive nelle aree del Sud d'Italia più in difficoltà": "A loro dico non perdete la fiducia". In un sistema economico che "mira ai consumi, senza preoccuparsi della dignità del lavoro e della tutela dell'ambiente" la dignità e le tutele "sono mortificate" e il lavoratore spesso è considerato "una riga di costo del bilancio".

È così che "il grido degli scartati resta ignorato". E questa è una logica alla quale non sfuggono le pubbliche amministrazioni, afferma Bergoglio, "quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso senza tenere in conto la dignità del lavoro come pure la responsabilità ambientale e fiscale delle imprese. Credendo di ottenere risparmi ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità". Dignità prima di tutto. È la condizione essenziale per "creare lavoro buono», perché non tutti i lavori sono "degni". Ci sono lavori che "umiliano", che "nutrono le guerre con la costruzione di armi", che "svendono il valore del corpo con il traffico della prostituzione e che sfruttano i minori". Nulla, per il Papa, si dovrebbe anteporre "al bene della persona e alla cura della casa comune, spesso deturpata da un modello di sviluppo che ha prodotto un grave debito ecologico".Inedita la critica di papa Francesco, oltre che al settore privato, anche alle "pubbliche amministrazioni" che non rispettano la dignità del lavoro "quando indicono appalti con il criterio del massimo ribasso". "Credendo di ottenere risparmi ed efficienza, finiscono per tradire la loro stessa missione sociale al servizio della comunità".

CARITAS: PORTARE ANCHE I POVERI FUORI DALLA CRISI. Nel Rapporto 2017 della Caritas sulle politiche contro la povertà in Italia, «Per uscire tutti dalla crisi. Reddito di inclusione: la sfida dell'attuazione», don Francesco Soddu, direttore dell'organismo della Cei, sostiene che "qualunque crescita va accompagnata e sostenuta con politiche sociali reali, efficaci, lungimiranti, che attivino la comunità, rifiutino l'assistenzialismo, contrastino la povertà, governino gli squilibri del mercato del lavoro e del rapporto tra domanda e offerta di servizi". In vista del prossimo avvio del reddito d'inclusione, che don Soddu ha definito "tappa fondamentale per il nostro Paese nella lotta alla povertà", diventa dunque fondamentale che "l'incremento progressivo delle risorse, il carattere universalistico dell'intervento e lo sviluppo dei servizi alla persona sul territorio procedano ora di pari passo".

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