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Politica

M5s in Sicilia punta ai voti di Pietro Grasso, in fuoriuscita dal Pd. Di Maio: "Il voto utile è a noi"

Max Rossi / Reuters
Max Rossi / Reuters 

"Ho perso sei chili in questa campagna elettorale e in Sicilia non era facile". Luigi Di Maio, vestito d'ordinanza e cravatta in mano, si avvicina a Paola Taverna: "Hai visto? Sono dimagrito". E la senatrice dalla battuta pronta: "Eh, qui mi sembra una notizia...per quello che si mangia". A Catania sono arrivati tanti parlamentari grillini, da Nicola Morra a Roberta Lombardi, da Laura Castelli a Manlio Di Stefano, tutti in Sicilia per sostenere il candidato governatore Giancarlo Cancelleri e alla ricerca spasmodica di voti, nessuno escluso.

E infatti la settimana dello sprint finale inizia con un quesito dopo lo choc politico dell'addio di Pietro Grasso al Pd. Quindi, "dove andranno i voti di Grasso qui in Sicilia?", si chiede Di Maio ragionando con i colleghi. Nei 5Stelle si ipotizza e si spera che possano andare a loro. Il presidente del Senato è di Palermo, dove è stato anche procuratore antimafia e sull'isola ha un discreto seguito. "La sua uscita toglierà voti al Pd", ne è sicuro il candidato premier grillino e punta sul fatto che, sull'onda del voto utile, i voti "persi" dai Dem per l'uscita di Grasso vadano al Movimento e non a Claudio Fava. Taverna ammette che in fondo Grasso non avrebbe potuto lasciare il Pd prima dell'approvazione del Rosatellum, "ha aspettato e poi ha fatto il gesto forte". Nessuno nei 5Stelle dunque attacca il presidente del Senato. Nella settimana delle sprint finale, mentre ci si prepara alla marcia Aci Trezza-Catania si pensa ad acchiappare ogni singolo voto.

"Vedo che Berlusconi non cita mai Musumeci, e' quindi pronto al voto disgiunto, nel senso che, qualora votasse in Sicilia, voterebbe Cancelleri presidente e la lista di FI", afferma, provocatorio, Alessandro Di Battista a tarda sera in piazza Università davanti a qualche centinaio di persone che consente di tirare un respiro di sollievo dopo il flop della marcia da Aci Trezza a Catania. Ma M5S è destinato come gli altri, in caso di vittoria, a porsi il grande quesito dell'appoggio nell'Ars. Un appoggio che lo stesso Cancelleri non può infatti negare ("se non dovessimo avere la maggioranza dovremo governare", diceva alcuni giorni) spostando comunque il tema al post-urne. In ogni caso, nell'era del Rosatellum la Sicilia potrebbe ancora una volta anticipare un trend nazionale: quello delle larghe intese. Del resto, non sarebbe la prima volta. E adesso la paura nei 5Stelle è che Musumeci e Pd abbiano già stretto un accordo che porterà il candidato del centrodestra alla presidenza della Regione con l'appoggio del PD, con tanto di assessori in Giunta.

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