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Politica

Tensioni fra Liberali e Verdi, Merkel alla mediazione impossibile. Dagli equilibri del "governo Giamaica" passa il futuro dell'euro

Michael Gottschalk via Getty Images
Michael Gottschalk via Getty Images 

Il futuro dell'Euro? Sono ore decisive. Angela Merkel, Liberali e Verdi sono impegnati a stilare quella parte di programma riguardante l'Europa e la moneta unica. Ciò che ne uscirà segnerà, probabilmente, il futuro dei prossimi anni dell'Unione Europea. Prima di dare il via al quarto governo Merkel, ogni partito coinvolto dovrà infatti metterlo al voto con un congresso convocato ad hoc. Tornare indietro sarà molto difficile. Si metterebbe a rischio la solidità stessa della cosiddetta coalizione Jamaika (dai colori della bandiera dell'isola caraibica, gli stessi dei tre partiti).

Il nodo principale è la contrapposizione tra Liberali e Verdi. Non potrebbero essere su posizioni più distanti sul Meccanismo europeo di stabilità (ESM), ruoli delle istituzioni europee e pretese di austerity (o meno) dagli altri Paesi membri. Quando ormai era diventato ufficiale che sarebbe stato rimosso dalla carica di Ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schäuble dichiarò che si sarebbe dovuta rafforzare la BCE che trasformare l'ESM in un vero e proprio Fondo monetario europeo. La sua carica verrà ereditata però dai liberali che fin dalla campagna elettorale avevano messo in chiaro: "Rifiutiamo qualsiasi uso forzato dell'ESM o accordi di trasferimenti permanenti di denaro ai Paesi membri in crisi a scapito dei contribuenti. La stabilità si basa su bilanci solidi ed economie competitive. È vero che l'euro ci aiuta quando andiamo in vacanza, ma la crisi greca rischia di cambiare il significato dell'unione monetaria".

Per i Verdi invece non solo i tempi dell'austerity sono finiti, ma l'ESM dovrebbe essere sempre più sostenuto sia per la sua capacità di offrire tassi di interesse più competitivi dell'FMI sia per ragioni morali. Sul loro sito si legge: "La Germania può essere giuridicamente ritenuta co-responsabile della crisi greca". Negli ultimi anni, sull'argomento, Angela Merkel si è sempre mossa secondo convenienza senza mai anticipare le sue decisioni finché non è impossibile non farlo.

Certo, la Cancelliera - come ricorda la Welt - non ha mai aiutato a potenziare la Commissione europea, ma non è questo atteggiamento che Verdi e Liberali si aspettano oggi. Troppo rischiosa l'ambiguità per loro, piccoli partiti che lottano contro lo spettro di una ripetizione del fallimento dei socialdemocratici, crollati al voto del 24 settembre proprio perché incapaci di smarcarsi dalla politica di Angela Merkel.

Al momento, la sensazione, è di una situazione da Verdi contro tutti. All'interno dell'Unione di Angela Merkel pesa infatti l'atteggiamento euro-scettico della CSU, la sorella bavarese della CDU spaventata dalla crescita di Alternative fuer Deutschland che, oltre ad essere anti-migranti, è fin dalla nascita una formazione euroscettica. Difficile che la Cancelliera voglia operare un ulteriore strappo dopo le minacce di scissione paventate dal leader bavarese Horst Seehofer con buona pace di quel resto d'Europa appena uscito dalle urne (nel 2017 si è votato in Austria, Repubblica Ceca, Malta, Norvegia, Francia, Paesi Bassi e Bulgaria) o prossimo al voto (nel 2018 si voterà invece in Ungheria, Italia, Lussemburgo e Svezia) che, probabilmente, si aspetterebbe una maggiore flessibilità e possibilità di compromessi quando si tratterà di definire il futuro di tutti noi.

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