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Politica

Incontro a porte chiuse a Firenze tra Casini e Renzi. I 5 stelle attaccano. Il presidente della commissione banche: "State sereni"

Roberto Serra - Iguana Press via Getty Images
Roberto Serra - Iguana Press via Getty Images 

Banche e politica. Un binomio azzardato, che non intimorisce tuttavia Matteo Renzi. Il quale ha pensato bene di incontrare il presidente della commissione bicamerale sulle banche Pier Ferdinando Casini, per un faccia a faccia di circa 20 minuti, a margine della presentazione di un libro su La Pira nella sede del consiglio della Toscana. Un colloquio che ha suscitato subito sospetti per i temi che sarebbero stati affrontati: i lavori della commissione e le future alleanze alle elezioni politiche, dopo l'entrata in vigore del Rosatellum (che impone alleanze, appunto).

Un incontro "inusuale" si limita a dire qualche membro della commissione. Per il vicepresidente Renato Brunetta non c'è nulla di anomalo. "Casini è un politico esperto, può incontrare chi vuole, come presidente di commissione conosce benissimo i suoi doveri – dichiara – Finora ha gestito i lavori in modo ineccepibile, ogni decisione è stata presa in modo collegiale". Ma i 5 Stelle sparano a raffica. "Casini si fa dettare l'agenda della commissione da Renzi? - attaccano i grillini – a uso e consumo del segretario Pd? O passa all'incasso, in vista delle prossime elezioni?" Parole pesantissime, che alla fine si allargano all'intera commissione parlamentare, definita dai 5Stelle "un talk show " senza credibilià "per i metodi di un presidente che è funzionale a garantire un sistema in cui Renzi è solo un finto avversario, ma reale beneficiario". Arriva anche la protesta di Si con il deputato Giovanni Paglia che definisce "allucinante" l'incontro. Dopo qualche ora ci pensa Casini a dire ai 5 Stelle di "stare sereni" perché non ci sarebbe stato stato nulla di riservato, ma tutto sotto gli occhi di un centinaio di persone. Anche se il presidente del consiglio della Toscana Eugenio Giani conferma che i due si sono incontrati a margine della presentazione da soli nel suo studio.

Insomma, sulle banche torna quel duello Pd-5Stelle che il leader dem voleva superare e vincere, mettendosi alla testa dei risparmiatori traditi, dopo mesi di attacchi subiti per aver salvato gli istituti in crisi. Renzi sceglie le barricate, e si mette al centro della scena, per cavalcare il tema risparmio in campagna elettorale, puntando dritto alle autorità di vigilanza e insistendo sull'inopportuna permanenza di Ignazio Visco in Via Nazionale. Lo spartito del Pd resta questo, anche dopo le scelte di Paolo Gentiloni e Sergio Mattarella, tenendo nel mirino anche Mario Draghi.

Renzi, interrogato sul colloquio, risponde "tutto benissimo", confermando implicitamente il faccia-a-faccia alle agenzie di stampa. D'altronde che Casini sia in cerca di un suo ruolo all'interno di una futura alleanza con il nuovo gruppo Centristi per l'Europa non è un mistero. E nemmeno che Renzi voglia imbastire una formazione allargata al centro.

Più delicato il tema della commissione banche presieduta da Casini, ruolo che lui stesso definisce "complicato". Dopo le scintille sulle "porte girevoli" da Bankitalia alle banche vigilate, ora è finito sul proscenio il "caso" delle discordanze tra Bankitalia e Consob sull'informazione riguardo al prezzo gonfiato delle azioni della popolare di Vicenza. La prima ha affermato di aver informato la seconda, la quale però nega questa ricostruzione. "Il confronto tra le due autorità a questo punto si impone" dichiara Casini, confermando la decisione della commissione di audire di nuovo (e stavolta in un confronto all'americana) il capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo e il direttore generale Consob Angelo Apponi.

L'intenzione sarebbe quella di trasformare l'audizione in testimonianza (cioè con il rischio di incappare nel reato di falsa testimonianza se si dovesse mentire) in caso di persistenza delle due versioni discordanti. Secondo indiscrezioni di stampa alcuni membri della commissione vorrebbero ascoltare gli stessi manager delle banche, già indagati dalla magistratura. Ma sembra prevalere per ora la scelta di sentire gli esponenti delle istituzioni. Sapendo benissimo che i tempi sono strettissimi: i presidenti delle Camere, infatti, hanno fatto sapere che il lavoro della commissione non potrà continuare dopo lo scioglimento del Parlamento, se non per elaborare il documento conclusivo.

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