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Politica

Corteo a Ostia. Il rischio di un clamoroso autogol per lo stop (temporaneo) al percorso e insulti ai giornalisti

ANSA
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"Allora è vero che è zona franca! Così alzate bandiera bianca e lasciate Ostia agli Spada e ai Fasciani...e io che ho fatto anche delle iniziative con voi. Non mi vedrete mai più". La manifestazione organizzata dalle associazioni del territorio e della società civile di Ostia dopo la brutale aggressione di Roberto Spada - per cui è stato convalidato il carcere - nei confronti del cronista Daniele Piervincenzi ha rischiato di risolversi in un clamoroso autogol.

Una parte degli organizzatori, quella più vicina ai centri sociali e ai movimenti ha deciso, a sorpresa, di concludere il percorso del corteo prima di entrare a Nuova Ostia, nel feudo dei clan che dominano il X Municipio della Capitale, arrestandosi sul lungomare. Una decisione repentina e per certi versi inspiegabile, che ha sorpreso lo stesso staff della sindaca Virginia Raggi, che ha dato vita ad un animato faccia a faccia con alcuni cittadini e militanti del suo stesso movimento, determinati a raggiungere il quartiere teatro delle intimidazioni e della stessa aggressione da cui è scaturita la manifestazione. Un esito scongiurato con la decisione presa dalla prima cittadina di andare avanti, non senza momenti di tensione con alcuni residenti di Ostia Nuova che contestavano il marchio di territorio mafioso. Nella bagarre il corteo si spezza e alla fine solo in pochi raggiungono la fine del corteo.

Intoppo a parte, va subito detto che la partecipazione c'è stata, a dispetto di quanti paventavano un sanguinoso flop, che avrebbe avuto come prima vittima la prima cittadina romana e M5S, che su questo appuntamento aveva puntato molto anche in chiave ballottaggio, previsto domenica 19 tra la candidata grillina Giuliana Di Pillo e quella del centrodestra Monica Picca. Circa duemila persone, molte delle quali militanti pentastellati, che hanno diligentemente seguito le indicazioni dei big del Movimento, in base alle quali si sarebbe dovuti sfilare senza vessilli di parte. E sulle strade di Ostia, in effetti, i partecipanti hanno portato striscioni e intonato slogan che si ispiravano alla migliore stagione della lotta contro la mafia e ai suoi martiri, come Peppino Impastato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Con qualche voce stonata fuori dal coro, come ad esempio i fin troppo zelanti attivisti grillini che hanno dato vita, a pochi metri dalla sindaca, a una serie di dozzinali invettive contro la stampa e i presunti giornalisti di regime, forse ignorando che si trovavano a marciare in un corteo convocato proprio in seguito all'aggressione di un giornalista.

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C'era, si è detto, la società civile, ma c'era anche la politica, e se è vero che tre indizi fanno una prova, il fatto che l'unica delegazione presente in maniera ufficiale oltre a quella grillina fosse quella di Mdp (che ha anche diramato un comunicato per ribadirlo) ha testimoniato anche oggi, dopo i ragionamenti e gli endorsement mascherati sul voto ostiense, che il dialogo tra le due forze è in fase più che avanzata. C'erano, ovviamente, i pezzi da novanta nazionali di M5S che si sono tenuti distanti dalla sindaca Raggi per un ordine di scuderia in base al quale non si doveva rendere la manifestazione troppo caratterizzata politicamente. Ma c'erano anche "cani sciolti" del Pd, che non hanno seguito le indicazioni del loro partito e hanno preso parte, seppure a titolo personale, al corteo: come il sindaco di Fiumicino Montino, presente con la fascia tricolore, oltre ovviamente all'adesione (senza presenza) della presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi. Proprio su questo punto, la polemica strisciante tra le due formazioni è proseguita per tutta la giornata, con l'ultima stoccata di Roberta Lombardi che ha giustificato l'assenza dei Dem con la "vergogna"per quanto fatto su questo territorio negli ultimi anni.

Scintille destinate a durare per molto tempo ancora, dato l'incalzare del ballottaggio e delle elezioni nazionali, e che di certo non saranno attenuate dalla necessità, invocata con forza oggi dai cittadini ostiensi, di una battaglia comune contro l'arbitrio dei clan.

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