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Esteri

Brexit, l'Europa si prepara anche al fallimento dei negoziati. Theresa May in difficoltà: un'ala dei Tories la vuole sfiduciare

Peter Nicholls / Reuters
Peter Nicholls / Reuters 

L'Unione europea sta preparando dei piani da attuare in caso di fallimento dei negoziati sulla Brexit e di un'uscita del Regno dalla Ue senza accordo. Lo ha rivelato il capo negoziatore europeo Michel Barnier in un'intervista al francese Journal du Dimanche. Barnier ha sottolineato che l'opzione in questione non è certamente la sua preferita ma "è una possibilità" per la quale ci si deve preparare per tempo.

Il capo negoziatore Ue ha poi ricordato che gli Stati membri decideranno al summit del 14-15 dicembre se siano stati fatti "progressi sufficienti" sul conto del divorzio, la frontiera irlandese e i diritti dei cittadini per far passare o meno i negoziati alla fase due, quella sui rapporti futuri tra la Gran Bretagna e l'Unione europea. "Vogliamo raggiungere un accordo entro i prossimi 14 giorni", ha detto Barnier, sottolineando tuttavia che "per il momento, non ci siamo".

In Gran Bretagna, intanto, si fa sempre più complessa la posizione della premier Theresa May. Il Sunday Times rivela che sono già 40 i deputati conservatori pronti a firmare una lettera di sfiducia nei suoi confronti: il numero necessario per mettere in discussione la leadership della May e lanciare nuove elezioni interne è di 48 deputati.

Sempre oggi, il Mail on Sunday riferisce di una presunta lettera segreta firmata dal ministro degli Esteri Boris Johnson e dal ministro dell'Ambiente Michale Gove, con la quale chiedono alla May di procedere sulla strada di una 'hard Brexit', un'uscita netta dall'Unione europea. I due esponenti conservatori, esponenti di punta della campagna per la Brexit, spingono per ridurre al minimo i tempi del periodo di transizione successivo alla Brexit, fissando al 20 giugno del 20121 la data del divorzio definitivo da Bruxelles.

Tensioni interne anche sul ministro degli Esteri, Boris Johnson. Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, secondo quanto riferiscono i media britannici, ha chiesto le dimissioni del ministro, ritenute "necessarie" dopo la recente sfilza di gaffe in cui, sostiene Khan, Johnson ha offeso libici, spagnoli ed altri, non rispettando, dunque, "il suo primo dovere" di ministro e cioè la diplomazia.

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