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Politica

L'ultimo (timido) appello di Giuliano Pisapia al Pd, chiusura da Boldrini e Mdp

ANSA
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Un estremo appello all'unità, con sempre meno convinzione. Giuliano Pisapia lascia uno spiraglio alla ricucitura con il Pd di Matteo Renzi. Una posizione da federatore, che però convince sempre meno. Non ci sono le condizioni secondo Laura Boldrini, che si prende la scena dell'Assemblea di Campo Progressista, accolta da una standing ovation di una platea di politici puri (sindaci, parlamentari, dirigenti e militanti della sinistra) e sul palco con un un discorso schiettamente programmatico, critico sulle politiche di governo e maggioranza.

Parlano fra gli altri I pontieri dem Gianni Cuperlo e Cesare Damiano, l'ex dc oggi "pisapiano" di ferro Bruno Tabacci, il leader dei Verdi Angelo Bonelli. Apre i lavori Giuliano Pisapia con l'appello all'unità: "Lo dico al Pd, l'idea dell'autosufficienza è un suicidio politico: non possiamo lasciare il Paese alla destra". Ed ancora: "Il Pd smetta di guardare a destra e a centrodestra, guardi a sinistra: non ci può essere alcun cammino per chi pensa che nel nuovo centrosinistra ci possa essere spazio per un nuovo o un vecchio centrodestra". Pisapia chiede ai dem un segnale netto perché "senza unità non si vince" ma anche "discontinuità perché senza la discontinuità è il Paese che perde". "Discontinuità - incalza Pisapia - significa che nella legge bilancio c'è bisogno sin da subito di segnali forti" partendo da "un intervento importante sui superticket" e da misure per la "lotta alla povertà".

Resta lui il più convinto della "mission impossible" di ricucire con Renzi. Roberto Speranza sottolinea la necessità di costruire una proposta "larghissima". "A me - aggiunge l'esponente di Mdp - non frega niente di Renzi, io ho 38 anni, voglio cambiare l'Italia. Qui si stanno perdendo battaglie per i diritti durate centinaia di anni. Unire senza cambiare è alchimia elettorale. Si è ancora un tempo? Magari! Io in quel partito ho creduto e mai avrei voluto arrivare a rompere. Non sono ottimista, la politica deve avere a che fare con la realtà. C'è un vuoto politico da colmare".

È però Laura Boldrini a delineare i contenuti programmatici di un centrosinistra possibile. Welfare, diritti dei lavoratori, accoglienza ai migranti ("non ho condiviso la scellerata campagna contro le ong", dice) e parità per le donne. Azzarda una critica alla linea Renzi-Gentiloni quando dice "basta con i palliativi, i bonus a pioggia e gli sgravi a tempo" e invoca un "cambiamento del modello di sviluppo". Ma l'entusiasmo che la platea le riserva è legato anche alla sua lettura del tema delle alleanze. Questo campo deve "condividere una lettura della società italiana e un progetto di governo" perché "le alleanze contro non funzionano. Dobbiamo prendere atto che i presupposti di una coalizione di centrosinistra col Pd allo stato attuale sembrano non esserci". Il progetto, in altre parole, non porta verso Renzi, ma verso Piero Grasso, ancora ai box, ma considerato ormai il leader naturale della sinistra che verrà.

Alla fine Ciccio Ferrara, uno degli sherpa di Pisapia nei colloqui del Pd, picchia sui dem: da loro, accusa, "non abbiamo avuto mai e poi mai un ascolto" e invece "in questi ultimi due giorni ci chiamavano, ci supplicavano, e perché si sono ricordati solo oggi?".

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