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Politica

Matteo Renzi si riprende ancora il Pd: rilancia la coalizione (contro Berlusconi) e incassa il sì di Emiliano, l'astensione di Orlando

NurPhoto via Getty Images
NurPhoto via Getty Images 

Le divisioni della vigilia si sciolgono in nemmeno quattro ore di direzione nazionale al Nazareno: Matteo Renzi si riprende ancora una volta il Pd. Quando la sua relazione che rilancia la coalizione di centrosinistra viene messa ai voti, Michele Emiliano dice sì, Andrea Orlando e i suoi si astengono, chiedono passi concreti, ma rinunciano a mettere ai voti il loro documento. Persino Enrico Letta apprezza. Miracolo.

L'ex premier, che Renzi nel 2014 accompagnò all'uscita di Palazzo Chigi, fa questo ragionamento: "Gli appelli all'unità e anche le aperture di oggi di Renzi sono sicuramente positivi, ma auspico che il Pd faccia anche proposte concrete per andare davvero in questa direzione. Ritengo che si debba dare sostanza a questa apertura con proposte concrete con le quali confrontarsi e anche io mi unisco agli appelli di Veltroni e Prodi per scongiurare il rischio che si verifichi anche a livello nazionale ciò che è accaduto in Sicilia".

Sembra una specie di 'punto e a capo' nel dibattito sulle alleanze di centrosinistra per il voto di primavera. Lo è: le regionali in Sicilia le ha vinte la coalizione di centrodestra. Quanto basta per far sparire dal discorso di Renzi i riferimenti al M5s. L'avversario diventa Silvio Berlusconi, ancora oggi leader di quello schieramento di moderati che Renzi in origine pensava di conquistare.

"La sfida del futuro è una pagina bianca: o la scrive il Pd o il centrodestra", sono le parole del segretario del Pd. Perché il rischio, dice, è che sia proprio "Berlusconi a ritornare lì da dove è uscito 6 anni fa", "dobbiamo tenere il fronte aperto con l'ala moderata e centrista: non devono essere risucchiati da Berlusconi".

L'appello all'unità parte da qui. Il mandato per trattare con gli alleati Renzi lo assegna a Piero Fassino, sconfitto dal M5s alle ultime amministrative a Torino, certo, ma pur sempre leader della vecchia guardia del Pd, ex compagno della 'Ditta' di Bersani. Quanto meno li metterà in difficoltà, è il ragionamento che fanno al quartier generale del segretario Dem. E l'ex sindaco di Torino Fassino si sta già organizzando un calendario di incontri. Vuole aprire un confronto anche sul Jobs Act, legge tanto contestata a sinistra quanto rivendicata da Renzi. Ma anche su questo Fassino ha il mandato di trattare per individuare misure che favoriscano la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato creati con il Jobs Act. E anche: misure sociali che ricuciano ferite aperte dalla crisi, un piano straordinario per i giovani con investimenti sulla scuola, formazione, lavoro. In ogni caso, sarà lo stesso confronto a determinare le priorità, confida Fassino.

"Nei primi anni, con incentivi in atto, il Jobs act ha creato più posti di lavoro a tempo indeterminato. Ora siamo più disponibili ad una lotta ulteriore al precariato", dice Renzi parlando ad una direzione Dem che sembra quella delle grandi occasioni. In effetti è una delle ultime di questa legislatura. La sala del Nazareno è affollatissima. Presenze massicce anche dal governo: Gentiloni, Minniti, Lotti, Boschi, Finocchiaro, Franceschini.

Come sempre succede anche in politica, c'è un obiettivo enunciato e uno realistico. "Se si vuole fare un dibattito serio, il Pd è pronto a superare gli insulti che abbiamo subito", dice Renzi aprendo di fatto al confronto con gli alleati. "Bisogna ragionare sui grandi temi anche con coloro che se ne sono andati: molte delle cose che abbiamo fatto, le abbiamo fatte insieme. Siamo disponibili a trovare punti di equilibrio anche sulla legge di bilancio...". "Molti mi hanno detto che ero un uomo solo al comando, allora invito tutti a darmi una mano".

Ma Renzi certo non si aspetta di riuscire ad agganciare tutta la sinistra degli ex Dem. Il punto però è lasciare a loro il cerino: "Chi vuole rompere, non troverà da noi nessuna sponda". L'obiettivo reale del segretario è quello di ottenere l'alleanza con una lista che faccia capo al leader di Campo Progressista Giuliano Pisapia. Si affiancherebbe a quella europeista dei Radicali: prima della direzione Pd, Renzi ha ricevuto nel suo studio al Nazareno Benedetto Della Vedova e il segretario Riccardo Magi. E ci sarebbe anche la lista dei Verdi di Angelo Bonelli, i socialisti di Riccardo Nencini, due senatori ex M5s che sono riusciti a tenersi il nome di 'Italia dei valori', malgrado Antonio Di Pietro graviti ormai in area Bersani.

Quante liste si vedrà. Ma il puzzle di alleanze punta a mettere in crisi Mdp, a separarne lo zoccolo duro più anti-renziano da quello più moderato che, ragionano al Nazareno, potrebbe tornare al Pd.

Certo, la scommessa più grande è quella di mettere insieme, sotto lo stesso tetto di alleanze, sia Pisapia che Angelino Alfano. Più volte l'ex sindaco di Milano si è detto indisponibile. La lista di centro la sta curando Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione banche, insieme al ministro Beatrice Lorenzin. Il leader di Ap dovrebbe figurare in questa lista. Ma secondo alcune voci vicine al segretario del Pd, il nome del ministro degli Esteri potrebbe essere addirittura sacrificato sull'altare di una evidentemente necessaria alleanza con Pisapia. Il quale ancora non scioglie i nodi, all'indomani dell' assemblea di Campo Progressista (ieri a Roma) che ha visto Laura Boldrini virare decisamente verso Pietro Grasso e Mdp. Complicato.

Tatticamente in direzione Renzi evita gli argomenti più divisivi per il Pd e anche per i rapporti tra il suo Pd e il governo. L'ordine del giorno della direzione prevedeva anche 'vitalizi' (legge che spacca i gruppi parlamentari Dem) e 'banche' (fortissimi i mugugni per la linea renziana di attacco a Bankitalia). Eliminati. Si parla solo di 'attualità politica', che sarebbe: alleanze, centrosinistra. Così il segretario cerca di uscire dal cono d'ombra in cui lo avevano spinto gli avversari interni ed esterni. Scavalca la questione della leadership aprendo il confronto con tutti, fa un passo di lato ed esce dal mirino per piazzarci il nemico di tutti: Berlusconi.

"Ho chiesto a Paolo Siani di correre per il Pd", dice parlando del fratello del cronista assassinato dalla Camorra, Giancarlo Siani. E' una delle carte dello schema 'ecumenico' per le elezioni. "Abbiamo un tempo breve per mettere in campo un'alleanza larga...".

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