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Economia

"Quella di Mdp sull'articolo 18 è una proposta bandiera, sarà rispedita in commissione"

ANSA
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Questione di ore e il tentativo, disperato, di ricomporre l'unità del centrosinistra, affidato al pontiere Piero Fassino, registrerà la sua prima Caporetto parlamentare. A parti invertite nel senso che sarà il Pd, domani, a dire no alla proposta sull'articolo 18 che Mdp, Sinistra italiana e Possibile hanno portato nell'emiciclo di Montecitorio. Proposta che, come anticipa il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano, a Huffpost, sarà rispedita in commissione dai dem: "Quella dell'onorevole La Forgia (il capogruppo di Mdp alla Camera ndr) è un rispettabile progetto bandiera, ma non è una proposta realizzabile concretamente". Con queste premesse far ritornare il sereno tra il Pd e i fuoriusciti guidati da Bersani e Speranza appare decisamente una chimera. Damiano, ministro del Lavoro durante il governo Prodi, e un passato in casa Cgil e Fiom, non crede più all'articolo 18 ("Ha smesso di funzionare") mentre in casa Mdp la convinzione è opposta: l'articolo 18 va non solo ripristinato, ma anche esteso.

Presidente Damiano, Mdp chiede un ritorno dell'articolo 18. Il Jobs act, la riforma renziana per eccellenza, si fonda sul superamento dello stesso articolo. Fine dei giochi per recuperare un'intesa tra Pd e Mdp?

"La proposta dell'onorevole La Forgia prevede un ritorno alla tutela reale dell'articolo 18, quello del 1970, abbassando addirittura la soglia dai vecchi 15 dipendenti a 5 dipendenti e coinvolgendo quindi anche le piccolissime imprese. Dal mio punto di vista si tratta di un rispettabile progetto bandiera che, come sanno i proponenti, anche se avesse avuto un normale esame alla Camera, non avrebbe mai superato il vaglio del Senato e non avrebbe avuto a disposizione i tempi necessari per un'eventuale approvazione".

La proposta della sinistra è destinata a rimanere sulla carta?

"È una sorta di stimolo al dibattito sul tema delle tutele del lavoro, ma non la considero una proposta concretamente realizzabile sia per i tempi parlamentari che per i contenuti".

Eppure l'articolo 18 era un totem per la sinistra prima di Renzi.

"Io ho difeso l'articolo 18 per 45 anni e lo dico in termini autobiografici".

In che senso?

"Nel lontano 1970, l'articolo 18 mi ha permesso di non essere licenziato quando ho scelto, da impiegato, di diventare un rappresentante della Fiom: mi hanno tolto il lavoro, ma non il posto di lavoro. Ho sempre creduto in quella tutela, ma quando nel 2015 su 100 nuove assunzioni appena 15 erano a tempo indeterminato e 85 precarie, ho capito che quello scudo non funzionava di fronte a un mercato del lavoro precarizzato".

L'articolo 18 quindi non serve più?

"L'articolo 18 ha smesso di funzionare con il modello fordista-taylorista".

Per Mdp, invece, è imprescindibile. Per lei cosa servirebbe?

"La vera proposta non è quella di tornare all'articolo 18, già indebolito dalla legge Fornero del 2012, ma è invece necessario fissare degli standard non derogabili nel mondo del lavoro liquido".

E come si fa?

"Per chi ha un contratto di lavoro bisogna cancellare l'articolo 8 voluto da Sacconi che consente, in azienda, la derogabilità dei contratti nazionali. Per chi svolge una libera professione bisogna raggiungere l'obiettivo dell'equo compenso come stiamo cercando di fare nel decreto fiscale. Per chi non ha un contatto né l'equo compenso, occorre stabilire un minimo retributivo orario. Presenterò una proposta di legge che interviene su un aspetto del Jobs act, quello dei licenziamenti, proponendo nella legge di bilancio un innalzamento delle indennità che vanno al lavoratore, da 4 a 24 mensilità, come è ora, a un minimo di 8 a un massimo di 36 mesi. Inoltre chiederò il ripristino del criterio di proporzionalità: in sostanza non si può pensare che con 5 minuti di ritardo puoi essere licenziato".

Ritorniamo alla proposta di Mdp. Domani il Pd la rimanderà in commissione Lavoro. Non teme che così si possa azzoppare del tutto il tentativo di un'unità nel centrosinistra?

"Non caricherei su questo tema la responsabilità delle alleanze. Tra l'altro abbiamo voluto respingere gli emendamenti che si proponevano di abrogare il testo presentato da La Forgia. Noi del Pd abbiamo chiesto il ritiro altrimenti avremmo votato contro questi emendamenti e l'abbiamo fatto perché vogliamo lasciare uno spazio al dialogo".

Però se si rimanda la proposta in commissione, visti anche i tempi parlamentari ridottissimi, di fatto la si affossa.

"Ripeto: noi gli emendamenti soppressivi della proposta La Forgia non li abbiamo voluti, li abbiamo fatti ritirare come segno della nostra disponibilità. Noi riteniamo che il tema dei licenziamenti e di una revisione del Jobs act, che non è il diavolo né l'acqua santa, sia all'ordine del giorno della legge di bilancio e dovrà entrare nella discussione del programma che il centrosinistra dovrà definire".

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