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Esteri

Il Nyt celebra la Primavera Araba di Mbs. "A Teheran c'è il nuovo Hitler"

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Il New York Times celebra la partenza di una "Primavera Araba" per l'Arabia Saudita. "Non pensavo che avrei mai vissuto abbastanza per scrivere queste parole: il più significativo processo di riforme in corso in Medio Oriente oggi è in Arabia Saudita. Sì, avete letto bene" scrive Thomas Friedman in un lungo articolo sull'erede al trono, quel Mohammad Bin Salman, più semplicemente Mbs nelle cronache quotidiane, che sta portando una ventata di novità in Casa Saud.

Il vento nuovo sta portando anche un irrigidimento ulteriore, se possibile, della posizione saudita nei confronti dell'Iran. Avviene in Libano, con le accuse a Hezbollah. Avviene direttamente contro Teheran, al punto che Mbs definisce Ali Khamenei "il nuovo Hitler" del Medio Oriente.

Scrive il Nyt:

"Diversamente dalle altre Primavere Arabe, nate dal basso e fallite miseramente con l'eccezione della Tunisia questa è guidata dall'alto dal 32enne principe ereditario e, se avrà buon esito, cambierà non solo il carattere dell'Arabia Saudita ma il modo d'essere dell'Islam nel mondo".

Uno degli atti principali del principe è stato il "repulisti" attuato nell'ambito di una vastissima operazione anticorruzione. Mbs respinge come "ridicole" le accuse secondo cui dietro la volontà di pulizia si nasconde una stretta, una prova di potere per eliminare tutti i potenziali ostacoli alla sua successione al trono quando il vecchio re Salman deciderà di abdicare.

"Il nostro Paese ha sofferto molto per la corruzione dilagante dagli anni 80 a oggi. Il calcolo dei nostri esperti è che circa il 10% della spesa governativa complessiva sia stata sottratta dalla corruzione ogni anno". [...] "Mio padre ha capito che non c'era modo per noi di rimanere nel G20 e crescere con questi livelli di corruzione. Nel corso degli anni il Governo ha lanciato più di una 'guerra alla corruzione' e sono fallite tutte. Perchè? Perchè iniziavano tutte dal basso.

Oltre 200 nomi sono stati coinvolti nell'operazione, la quasi totalità delle persone arrestate per corruzione in Arabia Saudita sta accettando di patteggiare con un risarcimento economico che nel complesso viene stimato in "circa 100 miliardi di dollari" dice il principe ereditario saudita.

"Gli facciamo vedere tutta la documentazione che abbiamo raccolto e appena la vedono circa il 95% di loro accetta di patteggiare. Appena l'1 per cento di loro è in grado di dimostrare di essere pulito. Circa il 4 per cento si dichiara non corrotto e dà mandato ai legali di aprire un dibattimento"

Mbs sta introducendo lentamente anche alcune riforme, alcune a favore delle donne, come la possibilità di guidare. Il principe chiarisce al Nyt una cosa fondamentale:

"Non scriva che stiamo reinterpretando l'Islam. Noi stiamo tornando all'Islam delle origini. Ripartiamo dal libro e dalle pratiche del Profeta e dalla vita quotidiana dell'Arabia Saudita prima del 1979".

Al tempo di Maometto c'erano teatri, la possibilità per uomini e donne di stare negli stessi ambienti senza segregazione, c'era rispetto per cristiani ed ebrei. "Il primo giudice in ambito commerciale a Medina era una donna" ricorda il principe saudita. Uno dei suoi ministri mostra al cronista un video dell'Arabia Saudita negli anni 50, con donne senza velo, in maglietta, che camminano in pubblico insieme agli uomini, vanno a concerti o al cinema. Dopo il 1979 molto, moltissimo è cambiato. Dice un banchiere di mezza età al Nyt:

"La mia generazione è stata tenuta ostaggio dal 1979. Ora so che i miei figli non lo saranno"

Sulla politica estera, Mohammed Bin Salman ha idee chiare e molto dure contro l'Iran. Insiste che Saad Hariri non può continuare a fornire copertura politica per un governo in LIbano che è sostanzialmente nelle mani di Hezbollah, a sua volta controllata da Teheran. Accusa l'Iran di appoggiare i ribelli Houthi in Yemen e di aver fornito quel missile che ha poi colpito l'aeroporto di Riad. Parla di Donald Trump come "la persona giusta al momento giusto". Si scaglia contro l'Ayatollah Ali Khamenei:

"È il nuovo Hitler del Medio Oriente. Ma dall'Europa abbiamo imparato che l'appeasement non funziona. Non vogliamo che il nuovo Hitler in Iran ripeta in Medio Oriente quanto accaduto in Europa".

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