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Cultura

La Chiesa di Svezia non dirà più "Signore" o "Lui" per riferirsi a Dio: adotterà un linguaggio neutro nel genere

Getty Images/iStockphoto
Getty Images/iStockphoto 

Basta riferirsi a Dio con la parola "Signore" o utilizzare un linguaggio volto al maschile: è discriminatorio nei confronti delle donne. Con questa motivazione la Chiesta luterana evangelica di Svezia ha deciso di esortare i suoi religiosi a "moderare le parole", ovvero ad adottare un linguaggio neutro dal punto di visto del gender.

Per evitare di dare una connotazione maschile al Creatore, i vertici svedesi specificano che basta parlare genericamente di "Dio", il cui sesso non è specificato. A ogni modo, la Chiesa ha fornito ai sottoposti un vademecum dettagliato, in cui si spiega come le liturgie e gli inni dovrebbero essere declinati in vista di questa decisione.

La risoluzione - che diventerà effettiva a partire dal 20 maggio 2018, giorno di Pentecoste - è stata presa giovedì 23 novembre, a conclusione di un meeting tra le massime autorità luterane (in tutto 251) durato 8 giorni. Del resto, in Svezia si discuteva su un linguaggio inclusivo sin dal lontano 1986.

"Da un punto di vista prettamente teologico, sappiamo che Dio è oltre le nostre determinazioni di genere. Dio non è umano" ha affermato il capo della Chiesa svedese, l'arcivescova Antje Jackelén, che guida un "gregge" di 6 milioni di anime in un paese in cui sono 10 milioni di abitanti.

Non tutti, comunque, hanno accolto con gioia la svolta. Christer Pahlmblad, professore associato di teologia all'università di Lund, è convinto che tutto ciò "rappresenta un danno alla dottrina della Trinità e alla comunione con le altre dottrine cristiane. Non è furbo far passare la Chiesa di Svezia per quella che non rispetta l'eredità teologica comune".

L'arcivescova Antje Jackelén non la pensa così ed è convinta che la Chiesa luterana possa festeggiare un importante traguardo a maggio.

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