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Politica

Clan in guerra a Ostia per il controllo del litorale, indaga la Dda. In arrivo più agenti

Francesco Fotia / AGF
Francesco Fotia / AGF 

Un territorio non più da spartirsi ma da conquistare. Esili equilibri che sembrano essersi spezzati trasformando Ostia, il quartiere "sul mare" della Capitale, in una enorme polveriera in cui alcune "famiglie" sono pronte a fronteggiarsi per accaparrarsi il business delle piazze di spaccio della droga, del racket delle case comunali e dell'usura. Una miscela potenzialmente esplosiva sulla quale sono al lavoro i pm della Direzione distrettuale antimafia, coordinati dall'aggiunto Michele Prestipino.

L'ultimo fascicolo aperto è quello relativo al raid effettuato sabato notte e che ha avuto come obiettivi l'abitazione di Silvano Spada raggiunta da alcuni colpi di pistola e alcune sprangate date alle porte di un altro componente della famiglia Spada, in via Baffigo. Si tratta di un attacco al quartier generale del gruppo Spada, a pochi metri di distanza dalla palestra "Femus Boxe", teatro dell'aggressione a due giornalisti della Rai da parte di Roberto Spada, che per questa vicenda è attualmente detenuto nel carcere di Tolmezzo, in provincia di Udine. Chi indaga, come in un puzzle complesso, sta mettendo in fila tutti gli elementi raccolti in queste ore per capire se il blitz dell'altra notte è legato alla gambizzazione di Alessio Ferreri, nipote di Terenzio Fasciani - fratello del superboss Carmine Fasciani - avvenuta cinque giorni prima in una pizzeria in via delle Canarie.

Gli inquirenti che procedono per minacce e danneggiamento stanno esaminando tutti i rilievi fatti da polizia e carabinieri e verificando la sussistenza di eventuali riprese filmate da parte di telecamere collocate nelle zone interessate. L'attività istruttoria prosegue anche con l'ascolto di alcune persone.

Una guerra di potere che, da una prima lettura, sembra contrapporre il gruppo Spada a quello Fasciani. Dalle carte delle varie inchiesta svolte sul litorale romano emerge che i primi fin dal 2004, "sebbene molto numerosi", si collocavano in un ruolo di "manovalanza per conto di altre organizzazioni, in particolare quella" che faceva capo a Carmine Fasciani, attualmente detenuto e che rischia una condanna definitiva a 20 anni. Gli inquirenti non escludono che "il vuoto di potere", dopo le inchieste che hanno 'fiaccato' il clan egemone, possa avere portato gli Spada o altri gruppi a tentare di controllare l'intero territorio: i Triassi, da sempre legati a Cosa nostra siciliana, i Guarnera di Acilia, vicino a Ostia, legati alla camorra di Casal di Principe o i Di Silvio-Casamonica. In particolare i Triassi, meno toccati dalle condanne, a partire dal patriarca Vito - vittima di un attentato anni fa -, potrebbero approfittare del momento per imporre il loro pedigree mafioso. E la nuova Cosa Nostra, dopo la morte di Totò Riina, potrebbe tornare a occuparsi di Roma, secondo alcuni esperti.

Stando solo ai "numeri", la forza criminale messa in atto dagli Spada sembra comunque essere la più potente. Secondo alcuni pentiti, l'ascesa del gruppo di cui fa parte Carmine, detto "Romoletto", fratello di Roberto, è cominciata nel 2011 con il duplice omicidio di Giovanni Galleoni (soprannominato Baficchio) e Francesco Antonini (detto er Sorcanera). E un altro scenario possibile per spiegare quanto avviene in questi giorni é quello del gruppo Baficchio-Sorcanera che potrebbe essere tentato di prendersi la rivincita. Un quadro liquido e quindi pericoloso.

A Ostia aumenteranno presto gli effettivi delle forze dell'ordine, mentre resta in sospeso l'impiego dell'esercito per contrastare quella che si teme possa diventare una faida tra clan. "L'esercito non è una risposta - dice il capo della Polizia Franco Gabrielli -. Le risposte le devono dare primariamente le forze di polizia". L'aumento della presenza di agenti, carabinieri e finanzieri è il risultato di un incontro in prefettura a Roma tra il prefetto Paola Basilone e il questore Guido Marino, al quale hanno partecipato anche il comandante provinciale dell'Arma e quello delle Fiamme Gialle.

Una riunione operativa dopo gli episodi violenti degli ultimi giorni e in preparazione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, che come di consueto ospiterà anche il sindaco di Roma Raggi e il procuratore capo Giuseppe Pignatone. "Nei prossimi giorni passeremo dalle parole ai fatti come annunciato dal ministro Minniti", assicura Gabrielli, "anche ad Ostia il Paese farà sentire che non esistono zone franche".

Nel quadrante del Decimo Municipio di Roma, che comprende altre zone a forte densità criminale come Acilia, saranno rafforzati con ogni probabilità i commissariati e aumentate le macchine di pattuglia di polizia e carabinieri. "A Ostia ci giochiamo un pezzo della sovranità del nostro Paese", ha detto ieri il ministro dell'Interno Marco Minniti, "saremo duri e intransigenti". Raggi ha evocato l'eventuale impiego anche delle forze armate. "Dall'Esercito c'è la piena disponibilità a supportare le forze dell'ordine - dice la ministra della Difesa Roberta Pinotti -, ma è una decisione che dovremo concertare insieme al ministro dell'Interno". Con l'operazione Strade Sicure sono già schierati settemila militari in Italia, ha ricordato Pinotti. Ma il capo della Polizia oggi ha frenato.

A invocare l'intervento di Minniti era stata anche la neo presidente M5S del Decimo Municipio Giuliana Di Pillo, che aveva detto "non ce la possiamo fare da soli". ""Non ho paura", dice oggi in un'intervista a un quotidiano, "C'è bisogno di maggiore presenza delle forze dell'ordine e di fare rete tra cittadini e istituzioni, ma dietro di me c'è una squadra". Tra i suoi primi atti, la convocazione del Consiglio municipale in sessione straordinaria per parlare di sicurezza. La sindaca intanto vuol riportare dal Municipio Decimo al Comune le competenze sulle concessioni balneari, uno dei tesori più appetiti di Ostia.

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