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Economia

Bitcoin senza freni, supera per la prima volta 11 mila dollari: vale più di Disney o McDonald's

Dado Ruvic / Reuters
Dado Ruvic / Reuters 

Bitcoin mai così forte. Per la prima volta, infatti, la criptovaluta ha superato i 10mila dollari e ha sfondato anche quota 11mila dollari nell'arco di una seduta, in aumento del 13% rispetto a ieri, ma soprattutto in crescita del 950% dall'inizio dell'anno. Un boom che interroga tutti, i mercati in primis, dove lo spettro che si aggira è uno: siamo di fronte a una nuova bolla? La Fed parla di "attività speculativa", la Banca d'Italia mette in guardia su una crisi di sfiducia che può essere "repentina". I fattori che fanno pensare a una nuova bolla ci sono tutti, a iniziare dalla speculazione.

Via Nazionale lancia un avvertimento serio. I bitcoin sono "attività, contratti, vulnerabili a crisi di sfiducia che possono essere repentine", afferma il vice direttore generale, Fabio Panetta, in audizione alla Commissione finanze della Camera, spiegando che si tratta di fenomeni difficili da regolamentare, come ha dimostrato l'esperienza della Cina. "Non vorrei essere nei panni di chi dovrà scrivere le norme". Peraltro non "abbiamo nessuna visibilità sul volume delle transazioni tranne quanto vengono convertite in euro ma queste sono la 'punta dell'iceberg'".

Nonostante la volata dei prezzi prende le distanze dal Bitcoin Elon Musk: il miliardario visionario dietro Tesla e Space X smentisce di essere il creatore della criptovaluta, e di non sapere neppure dove sia il Bitcoin che un amico gli ha regalato alcuni anni fa. La precisazione di Musk segue le nuove indiscrezioni su chi sia realmente Satoshi Nakamoto, il nome usato per la prima registrazione del Bitcoin nove anni fa e sulla cui identità continua ad aleggiare il mistero. Il blog medium nei giorni scorsi ha lanciato l'idea che Musk sia dietro alla criptovaluta con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. "Il Bitcoin ha bisogno di Musk" ha scritto il blog. La smentita del numero uno di Tesla però gela le speranze di risolvere l'enigma.

Non crede molto almeno per ora al Bitcoin Jerome Powell, nominato da Donald Trump alla guida della Fed dopo Janet Yellen. Nell'audizione alla commissione bancaria del Senato per la sua conferma, Powell spiega come a suo avviso le criptovalute saranno un motivo di preoccupazione nel "lungo, lungo termine": per ora l'industria non è abbastanza grande da avere un impatto sulla politica della Fed. "La Fed monitora l'andamento delle criptovalute e alle loro tecnologie" dice Powell, mettendo in evidenza come "non c'è dubbio sul fatto che il valore del Bitcoin sia salito molto nell' ultimo anno". Nessun commento però su quale potrebbe essere il valore appropriato per la valuta. Una posizione in linea con quella espressa nelle settimane scorse da Mario Draghi, secondo il quale le criptovalute non sono ancora abbastanza mature da richiedere regole.

La Fed pensa comunque già a correre ai ripari. Il governatore dimissionario della Federal Reserve di New York, William Dudley, ha parlato di un'attività speculativa in riferimento ai Bitcoin, ma allo stesso tempo ha ammesso che la stessa Fed sta pensando a una propria moneta digitale.

In assenza di regole, intanto, il valore dei Bitcoin si impenna. Il Bitcoin ora vale più di McDonald's e Walt Disney per capitalizzazione di mercato. Con una curiosità: la sua emissione consuma più elettricità della maggior parte delle nazioni mondiali. Il "mining", cioè il sistema utilizzato per emettere bitcoin attraverso la potenza di calcolo di moltissimi computer sparsi per il globo, richiede infatti 30 terawattora all'anno, più dell'Irlanda. La cifra, calcolata dal Bitcoin Energy Consumption Index di Digiconomist, fa sì che l'ecosistema bitcoin, se fosse uno Stato, sarebbe sessantunesimo al mondo per consumo elettrico.

Emettere criptovaluta richiede un'energia superiore a quella consumata in un anno da Paesi europei come Austria, Croazia e Ungheria, ma anche a quella usata da ogni Stato dell'Africa a eccezione di Algeria, Egitto e Sudafrica. Una singola transazione in bitcoin, si legge nel rapporto, utilizza un quantitativo di elettricità sufficiente ad alimentare 10 case americane, mentre nel suo complesso l'energia consumata dalla criptovaluta potrebbe soddisfare il fabbisogno di 2,79 milioni di case. A confronto, l'elettricità necessaria ai centri di elaborazione dati che gestiscono le operazioni con le carte Visa è sufficiente ad appena 50mila abitazioni.

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