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Economia

Ok del Senato alla manovra. Superticket e bonus bebè partite chiave alla Camera. Con la contestata norma pro-rigassificatori

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

Il Senato vota la fiducia sulla legge di Bilancio (149 sì, 93 no e nessun astenuto), con i voti di Ala di Verdini e il no di Mdp. Ma la partita per il governo non si chiude qui.

Molte le questioni rimaste sospese in prima lettura - dall'Università (gli scatti dei professori) alle risorse per gli enti locali - che dovranno riaprirsi alla Camera. Sul bonus bebè continua il pressing dei centristi (che chiedono di rimpinguare i 40 euro mensili previsti nel secondo e terzo anno), e l'esecutivo sembra disponibile a rafforzamenti. Ma l'opposizione dei 5 Stelle, Mdp e Sinistra Italiana alla Camera si concentrerà sul superticket. Briciole vengono considerate quelle concesse in Senato a Campo progressista in vista dell'alleanza alle politiche. Con 60 milioni l'anno, per di più "girati" alle Regioni, "non si combatte la disuguaglianza", attacca Loredana De Petris, e "non si difende la sanità universale" rincara Maria Cecilia Guerra. Per eliminarlo servono troppe risorse (circa 600 milioni), osservano in casa Pd. Così nessuno scommette sul risultato della battaglia.

I grillini preparano una dura battaglia anche su un altro fronte: quello dei rigassificatori, su cui avranno come alleati sempre Sinistra italiana e Mdp. Si tratta di una norma infilata in commissione Bilancio con un emendamento Pd (primo firmatario Giorgio Santini) che esenta gli impianti di rigassificazione dal pagamento dell'Imu (l'imposizione resta solo per i fabbricati ad uso abitativo dei servizi civili, una porzione minima). Sulla proposta si è già scatenata una forte opposizione, tanto che ci sono volute circa due ore per approvarla in piena notte. Va detto che proprio il lungo braccio di ferro ha ridimensionato la portata dell'emendamento, che in prima battuta prevedeva l'esonero anche per le piattaforme petrolifere e dunque garantiva uno sgravio considerevole alle trivelle in mare. Ora sono rimasti solo i rigassificatori, ma la portata dell'intervento resta consistente, viste le richieste che i Comuni che ospitano gli impianti stanno facendo proprio in questi mesi. A Livorno il sindaco 5 Stelle Filippo Nogarin ha presentato un conto di 33,2 milioni di euro per i mancati pagamenti degli anni 2014 e 2015 più le sanzioni alla Olt, il gruppo partecipato da Iren e E.On che gestisce l'impianto off shore. Livorno, che si è mossa dopo un accertamento della Guardia di Finanza, ha seguito la strada già tracciata dall'altro Comune ospite di un rigassificatore, cioè Porto Viro che ha chiesto 15 milioni. Anche la Snam, titolare dell'impianto di Panigaglia, ha aperto un contenzioso con il Comune per il pagamento della Tares. Inutile dire che Nogarin è già sulle barricate, e accusa il Pd di voler fare favori ad aziende per ottenere finanziamenti al partito. Insomma, sarebbe sempre campagna elettorale, come con il bonus bebè e il superticket. Ma Santini respinge le accuse, sostenendo che è impensabile far pagare l'Imu a impianti galleggianti che si trovano in mare.

Sulle partite rimaste sospese un discorso a parte va fatto per le pensioni. E' terminato il ciclo di incontri della Cgil con i gruppi parlamentari e si prepara un fine settimana di manifestazioni. Ma sono in pochi a credere che il governo intervenga sul "pacchetto" già presentato. "C'è un'intesa con Cisl e Uil, non si può modificare", sussurrano i bene-informati. Anche se ci sarebbero molti interventi di dettaglio (proroga dell'opzione donna o ampliamento delle salvaguardie) che potrebbero essere presi in considerazione senza "smentire" l'intesa.

Nel menù degli interventi che dovrebbero essere introdotti compare uno stanziamento una tantum per coprire il pregresso degli scatti di anzianità dei professori universitari. A Montecitorio dovrebbe anche arrivare una norma sul fondo di solidarietà dei Comuni (prima firma Mauro Marino, Pd) che destina il 40% del fondo agli enti in difficoltà. Inoltre si attendono circa 100 milioni per coprire le spese delle Province, enti già eliminati da anni ma ancora in funzione.

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