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Politica

Titanic Montecitorio. Panico da seggio tra i parlamentari, corsa alla scialuppa per salvarsi

Ho New / Reuters
Ho New / Reuters 

La legislatura affonda. E come sul Titanic i passeggeri vanno in cerca di una scialuppa per salvarsi. I passeggeri sono i parlamentari consapevoli che i posti sono pochi e ci si deve affrettare. Nel Pd è già panico. All'inizio di questa legislatura il Pd aveva 300 parlamentari e 107 senatori. Adesso, facendo qualche calcolo approssimativo (ancora non sono definitivi i collegi), rischia di prenderne la metà: "Realisticamente – dicono fonti abituate a far di conto – se raggiungiamo il 25 per cento, ne prendiamo 150 alla Camera e 70 al Senato con questa legge elettorale". Tra questi c'è da tutelare alcuni tra gli uscenti e inserire i nuovi.

Per questo i cosiddetti pontieri sono all'opera per un ultimo, disperato tentativo. Emiliano ha contatti con Pietro Grasso, ma è soprattutto Dario Franceschini impegnato a parlare con tutti i big di Mdp: "Così – è il senso del suo ragionamento – ci facciamo male noi e voi, anche voi perdete un sacco di seggi rispetto alla situazione attuale". Tentativo complicato, con le macchine elettorali già in moto. E con Renzi già lanciato nella sua corsa solitaria: "Alla fine – va ripetendo ai suoi – noi ne prenderemo duecento e quelli di Mdp non più di venti. Poi ci spiegheranno che ci fanno". È chiaro che, da lunedì, quando il presidente del Senato sarà in campo come leader, sarà ancora più complicata la trattativa perché ognuno metterà condizioni ancora più alte.

Il segretario del Pd per ora manda messaggi rassicuranti, per non aprire anzitempo il fronte interno: "Non farò quello che gli altri hanno fatto a me. A ognuno la sua rappresentanza tranne la società civile". Parole che però non rassicurano nessuno, perché i posti disponibili sono di meno. E, giorno dopo giorno, si aggiungono nomi di entranti da garantire. Tornerà Piero Fassino, impegnato in questo giro di "consultazioni". Tra gli sconfitti alle tornate amministrative di questi anni da portare in Parlamento c'è Raffaella Paita e Maria Rita Rossa, ex sindaco di Alessandria. Cuperlo, per ora, è l'unica minoranza già garantita, dicono al Nazareno con quattro-cinque collegi. Dice un renziano di rango: "Prima ancora delle quote interne al partito, c'è da capire la coalizione. La coalizione, se si fa, la paghiamo col sangue. La Lorenzin? Vorrà un collegio buono. Casini e Galletti? Anche. Così come i quattro o cinque di Pisapia. Sono tutti posti che tolgono a noi". E toglie posti la società civile che Renzi vuole per sbandierare il rinnovamento: Lucia Annibali, Paolo Siani, Burioni, Federica Angeli, Annalisa Chirico, tutti nomi vissuti con sospetto anche da parlamentari fedelissimi del segretario.

Ognuno ha il suo iceberg. Alla buvette del Senato, Giuseppe Castiglione, il sottosegretario indagato sul Cara di Mineo è avvicinato da parecchie anime in pena di Alleanza Popolare. Rassicura qualcuno: "Faremo l'accordo col centrosinistra". Poche minuti più tardi passa il viceministro Luigi Casero, dello stesso partito: "Alla fine chiudiamo col centrodestra". Il coordinatore Maurizio Lupi è impegnato su più tavoli per garantirsi un pugno di posti sicuri. Parla con Lorenzo Guerini, ha contatti con Arcore. In un clima di totale confusione slitta anche l'ennesima direzione del suo partitino prevista per venerdì. Nelle truppe è un fuggi fuggi alla ricerca di un posto. Il senatore Bruno Mancuso ha lasciato il gruppo in direzione Fratelli d'Italia. Alfano, invece, lavora a una lista con Casini e Dellai alleato del Pd, con l'obiettivo di mettersi al riparo sul proporzionale in Sicilia.

Dicono le vecchie volpi del Parlamento: "Ormai siamo alle mosche impazzite nel bicchiere". Matteo Salvini ha chiesto di "chiudere le porte", perché la Lega, in ascesa di consensi, rischia di diventare una bad company di riciclati. Sono passati alla Lega Nuccio Altieri e Roberto Marti, due parlamentari pugliesi che stavano con Fitto, ultimi di una serie di arrivi dopo Alessandro Pagano, Angelo Attaguile e Pina Castiello. Ora, dice Salvini, basta. Qualche candidato sarà dato all'Ugl, il sindacato di destra che si è schierato con la Lega, ma non avranno seggi Alemanno e Storace, per evitare l'effetto da "vecchio che avanza". In questa competizione tutta a destra, tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni, Daniela Santanché, secondo i ben informati, starebbe per aderire a Fratelli d'Italia. Donna di destra di quelle toste, è complicato che possa rimanere dentro Forza Italia su questa linea "moderata". È altrettanto complicato pensare che Berlusconi sia estraneo all'operazione, così come nel 2008 la incoraggiò a fare la leader della Destra in funzione anti-Fini.

Già Berlusconi. Nel suo fantastico mondo, come sempre, di criteri per la selezione delle liste ancora non ce ne sono. E, come sempre, il Cavaliere, nel corso dei suoi incontri, ha promesso seggi qua e là a giovani di talento. Anzi, è già nella fase in cui regala sogni di ministeri. Gli piace molto, ad esempio, il sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli: "Quando vinciamo, lo faccio ministro". E in Parlamento, tra i suoi, cresce il nervosismo: "Non ci si riesce più a parlare con Berlusconi. Qua non si capisce più niente".

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