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Economia

Renzi continua ad attaccare Bankitalia, ma nel Pd crescono i mal di pancia

ANSA
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"L'idea che mi sono fatto sulla vicenda Banca popolare Vicenza e Banca Etruria si avvicina molto alle precisazioni fatte dalla Banca d'Italia". Inizia così uno stringato comunicato sulla tumultuosa audizione del procuratore di Arezzo in commissione banche, firmato da Carlo Dell'Aringa. Il deputato dem, membro della minoranza interna guidata da Andrea Orlando, prende così le distanze dal rumoroso sferragliare di accuse a Via Nazionale da parte dei vertici del Nazareno. Lo fa stando attaccato ai fatti, in particolare a tre dati, come emersi nella commissione. E anche Gianni Cuperlo, importante esponente dell'ala sinistra del partito, dichiara di pensarla allo stesso modo. Insomma, si ripropone la frattura interna che già si era manifestata al momento del voto sulla mozione anti-Visco.

Sulla linea d'assalto a Bankitalia del circolo renziano, e dello stesso segretario, tra i democrats c'è chi parla di "imbarazzo", chi di "disagio", chi ancora di stupore per l'assenza di senso delle istituzioni. "Prima si studiano le carte, poi si parla", dice uno; "stiamo dando un brutto spettacolo al Paese", aggiunge un altro. Ma i "mugugni" restano coperti dall'anonimato. I silenzi sono molti, e pesanti (oltre che assordanti). Sicuramente un parlamentare con la formazione e la storia che ha Massimo Mucchetti, ad esempio, di mal di pancia ne ha sentiti parecchi in questi giorni, ma anche lui preferisce tacere per il momento. Temi troppo delicati. Per alcuni anche momenti delicati: ci sono le liste da formare, "chi vuole che parli apertamente?", azzarda un altro. Sono alcuni membri della commissione, finora silenti, a parlare a viso aperto: Carlo Sangalli, Susanna Cenni e Camilla Fabbri. Tutti e tre non ci stanno a rincorrere questo o quel comunicato: meglio capire bene dalla documentazione cosa sia veramente accaduto.

I tre temi sollevati da Dell'Aringa sono quelli su cui si sono scatenate le attenzioni dei renziani nel profluvio di dichiarazioni partite a margine dell'audizione del magistrato. "Al di là delle valutazioni personali del procuratore di Arezzo – scrive il deputato - dai documenti ufficiali emerge che Banca d'Italia aveva sollecitato Banca Etruria a trovarsi un partner di standard elevato, ma che la scelta era stata rimessa all'autonoma valutazione della stessa Banca Etruria". Dunque, non fu Palazzo Koch a spingere per il "matrimonio" con Vicenza. "Inoltre – continua Dell'Aringa - Banca Etruria venne commissariata non solo e non tanto per non aver nemmeno sottoposto al proprio consiglio di amministrazione la offerta che era giunta da Banca Popolare di Vicenza, ma soprattutto a causa di gravi perdite che avevano portato il patrimonio significativamente al di sotto dei minimi consentiti e a causa di gravi irregolarità compiute dai vertici della banca". Fu la "mala gestio" a condurre al dissesto, non certo la mancata fusione. Alla fine, il dato più pesante per i pasdaran anti-Visco. "Aggiungo – scrive ancora Dell'Aringa – che nel 2013, quando Banca Popolare di Vicenza avanzò una proposta a Banca Etruria, la Popolare di Vicenza non era affatto "decotta"o in gravi difficoltà, come è stato erroneamente fatto credere. E che non fosse in questo stato, risulta dalla audizioni condotte recentemente dalla Commissione d'Inchiesta a proposito delle Banche Venete". La distanza sull'interpretazione dell'intervento del procuratore è totale.

"Quando uno sta in commissione d'inchiesta deve fare il suo mestiere: studiare le carte e non fare tweet". Così sferza i suoi colleghi Susanna Cenni, deputata senese più attenta al caso Mps che a quello della vicina Etruria. "Detto questo – aggiunge – siamo in molti a fare il nostro lavoro. Sta emergendo un quadro in cui sicuramente i vertici delle banche hanno avuto comportamenti gravi, a volte spericolati, altre inadeguati. È anche evidente che ci sono state delle falle nel sistema di vigilanza. Per esempio, mi pare paradossale che Consob e Bankitalia non abbiano dialogato sulle venete. Ma io non vedo una unica responsabilità in Bankitalia, non mi ritrovo in una logica di aggressione al governatore".

Per Cenni è il sistema complessivamente che ha mostrato limiti, ed è su quello che il Parlamento deve agire. "Aggredire una istituzione o chi la rappresenta non mi pare utile", osserva la deputata. Tanto più che nel caso di Siena è parso chiaro che la stessa vigilanza sia stata ostacolata. La deputata si chiede, inoltre, se davvero si stiano sentendo le persone giuste. "Bene i procuratori, bene le autorità di vigilanza, ma qui manca un pezzo importante del sistema banche: perché non si sente l'Abi? – dichiara – Ricordo che Mussari è stato per due volte presidente Abi".

La senatrice Fabbri, invece, comprende i motivi per cui i vertici del suo partito reagiscano con tanta vigore. "È legittimo rispondere agli attacchi pretestuosi che hanno subìto – dichiara – tanto più che dagli atti si evince che in alcuni casi un sistema di vigilanza migliore avrebbe evitato il dissesto. Questo vale in particolare per le quattro banche, su cui il Pd è stato oggetto di critiche ingiuste. Personalmente non condivido la battaglia al governatore, ma quella al sistema evidentemente inefficiente sì. È oggettivo oggi che ci sono state criticità, e noi dobbiamo denunciarle in difesa di quei risparmiatori che hanno perso tutto". Sangalli, dal canto suo, preferisce prima avere il quadro completo della situazione, "per poter lasciare in eredità alla futura legislatura un lavoro utile". Nulla di nulla sulle dichiarazioni al vetriolo delle ultime ore.

C'è chi, invece, parla senza troppi peli sulla lingua. "Mai mi sarei aspettato di ricevere lezioni di correttezza istituzionale dal partito di Berlusconi", dice Franco Monaco, "un piede nel Pd e uno fuori, verso Campo progressista di Pisapia". Il deputato si dichiara "imbarazzato per la palese strumentalizzazione che si sta facendo delle istituzioni". E aggiunge: "io ho partecipato alla fondazione del Pd, e lì si disse che sarebbe nato il partito della Costituzione, che ha rispetto delle istituzioni. Mi pare che si stia facendo il contrario. Un comportamento irresponsabile".

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