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Politica

La Cgil in piazza, Mdp si spella le mani. Il sindacato cinghia di trasmissione degli scissionisti del Pd

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Susanna Camusso, dal palco di Piazza del Popolo, promette a Renzi e a Gentiloni qualcosa che se non è lo sciopero generale gli è parente stretto: "La mobilitazione generale, ve lo posso assicurare, non è lontana nel tempo". I numerosi militanti accorsi la invocano esplicitamente e a gran voce. Nelle prime file davanti al palco e nel backstage, i leader della sinistra approvano e si spellano le mani. Per loro è un giorno di lotta e di vigilia, perché domani, all'Atlantico di Roma, si presenteranno uniti all'elettorato e incoroneranno Pietro Grasso candidato premier all'Assemblea costituente della sinistra non renziana. La delegazione più nutrita è quella di Mdp, presente col gruppo dirigente e mezzo gruppo parlamentare. Arriva Roberto Speranza ma si defila immediatamente per lasciare la scena a Guglielmo Epifani, che non a caso viene salutato con grande calore dai manifestanti che qualche anno fa ha guidato come segretario confederale. La battaglia della Camusso "è la nostra battaglia", ripete ai cronisti, mentre qualche metro più in là c'è il presidente dei deputati Laforgia e i coordinatori di più di una federazione.

Non è una presenza di rito, e lo si intuisce chiaramente osservando l'entusiasmo che accompagna i passi della pattuglia bersaniana verso il Pincio. Molti non lo ammettono apertamente, ma il pensiero di tutti è che si stia camminando in mezzo al proprio elettorato di riferimento, che oggi è l'inizio di una storia nuova, il rodaggio della cinghia di trasmissione alla rovescia tra il sindacato e i partiti della nuova sinistra unita. I segnali, in effetti, sono confortanti: la presenza è buona, la macchina organizzativa del sindacato non ha fallito nemmeno questa volta, "si tratta di intercettare le loro istanze, perché il serbatoio di voti c'è..."osserva eccitato un dirigente romano. Anche Sinistra italiana è praticamente al completo e con Fratoianni esplicita il collegamento tra la manifestazione di oggi e quella di domani, quando a suo dire la sua e le altre due formazioni della sinistra radicale "oseranno il cambiamento per questo paese".

C'è chi addirittura ha fatto la spola per tutta la mattinata tra la manifestazione della Cgil e la location di domani, dove sono in corso i sopralluoghi e le prove tecniche. Ne vale la pena, perché mentre questi ultimi stanno sistemando le luci e i livelli del mixer, Susanna Camusso conferma con forza che all'Assemblea Costituente ci sarà, e in modo garbato ricorda a Cisl e Uil che sono state invitate anche loro, ben sapendo che l'attesa è trepidante principalmente per lei. "Dove siamo invitati andiamo", risponde ai cronisti che la incalzano, e più tardi dalle sue parole sul palco emergerà incontestabilmente la complementarità delle due piattaforme.

Ci sono anche Marco Furfaro e Ciccio Ferrara, fedelissimi di Giuliano Pisapia che invece non è sceso in piazza. La loro posizione, commenta a breve distanza un militante che li riconosce, "è delicata", perché Campo Progressista sembra avere imboccato la strada dell'alleanza con Renzi, che Furfaro definisce in modo originale "un corpo a corpo" in cui il movimento dell'ex-sindaco di Milano accetta il confronto coi Dem per portare a casa "una svolta" che vada incontro alle esigenze dei lavoratori . Non manca l'"in bocca al lupo" ai compagni per domani, ma non manca nemmeno una ultimo appello all'unità di tutto il centrosinistra e una frecciata a chi si rifugia "nell'angolino della sinistra". Voce fuori dal coro, quella di Furfaro, nel mezzo di una palpabile libido anti-Dem.

A questo proposito, la manifestazione di oggi, convocata in tempo record dopo la rottura sulle pensioni con l'esecutivo e svoltasi in parallelo su cinque piazze (oltre a Roma Palermo, Torino, Cagliari e Bari), aveva anche l'obiettivo di inviare un segnale a Cisl e Uil, le cui valutazioni sulle proposte del governo sullo stop dell'innalzamento dell'età pensionabile per alcune categorie di lavoratori sono state divergenti da quelle della Cgil. "Vogliamo ritessere i fili unitari – ha spiegato sotto e sopra il palco Susanna Camusso - e quindi proponiamo a Cisl e Uil di definire insieme delle regole comuni nel rapporto con i lavoratori perché sappiamo bene che quando si è divisi si è più deboli".

Quando prende la parola ed entra nel merito di tutte le vertenze da risolvere, Susanna Camusso detta l'agenda delle priorità, scandendo per ogni capitolo lo slogan coniato per l'occasione, che è "i conti non tornano". A partire, ovviamente dal sistema pensionistico e dalle proposte "insufficienti" del governo, che ha "disatteso" gli impegni presi con le parti sociali un anno fa, soprattutto per ciò che riguarda la flessibilità per l'accesso alla previdenza. Ma sul tavolo c'è il tema più vasto dei diritti, dopo le recenti agitazioni che hanno colpito colossi del calibro di Amazon e Ikea, ai cui dipendenti è arrivato il ringraziamento per aver "squarciato il velo" sulle condizioni di lavoro, e quello dei licenziamenti.

Qui, l'affondo alla maggioranza sembra un asssist per domani ai partiti della sinistra, perché arriva ricordando lo smantellamento dell'articolo 18, che, spiega la Camusso, "non è un totem ideologico, ma una necessità concreta per superare le divisioni nei luoghi di lavoro". Oltre ad aver perso di credibilità, per la Camusso il governo rischia di perdere anche dignità, con una legge di stabilità che a suo avviso ha introdotto in modo subdolo "condoni e marchette elettorali" e si fa pregare per portare a compimento il rinnovi dei contratti del pubblico impiego.

Prima che le note di "Bella Ciao" comincino, come di consueto, a risuonare, la segretaria confederale alza il tiro sul governo ("non ci fermiamo, ma continueremo nei prossimi giorni, anche in Parlamento presidieremo la discussione sulla legge di bilancio") e chiude con l'esortazione "alla lotta", seguita dall'unico boato degno di questo nome. L'inverno caldo della Cgil e dei suoi alleati politici, con un occhio già proiettato sulla contesa elettorale di primavera, è ufficialmente iniziato.

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