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Politica

La commissione banche si impantana su Ghizzoni: nessun accordo, domani Casini consulterà i gruppi alla ricerca di un'intesa impossibile

Max Rossi / Reuters
Max Rossi / Reuters 

Convocare o non convocare l'ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni in commissione banche? Questo è il problema. O almeno è il problema di Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione d'inchiesta più delicata di questo finale di legislatura. Per due ore il presidente ha ascoltato le richieste dei gruppi in ufficio di presidenza questa sera ma la decisione ancora non l'ha presa: rimandata a domani. E per prenderla dovrà riuscire a tessere una tela davvero 'democristiana' per accontentare tutti ed evitare il voto. Mission quasi impossibile.

Davanti a Palazzo San Macuto, sede della commissione, una ventina di parlamentari del M5s accompagnano con un sit-in la riunione dell'ufficio di presidenza. Ma dentro non c'è solo il pentastellato Carlo Sibilia a chiedere di convocare in commissione Ghizzoni, l'ex ad di Unicredit cui - secondo il racconto di Ferruccio De Bortoli - si sarebbe rivolta Maria Elena Boschi, quando era ministro per le Riforme, per chiedergli di andare in soccorso a Banca Etruria, istituto in crisi in cui lavorava il padre Pierluigi Boschi, nel ruolo di vicepresidente. Altri sei gruppi chiedono di sentire Ghizzoni.

Tra loro, Mdp, Enrico Zanetti di Ala, Paolo Tosato della Lega, Giorgia Meloni di Fratelli d'Italia. E la richiesta viene sostenuta anche da Sinistra Italiana, che chiede pure la convocazione di Mario Draghi e persino della commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager. "Perché - ci spiega Giovanni Paglia, componente di Si in commissione banche - nelle audizioni è venuto fuori che spesso le banche erano anche costrette a vendere certi prodotti deteriorati perché Bruxelles dava loro poco tempo per risanarsi...".

Troppe pressioni su Ghizzoni e sul filo che lo porta al giglio magico di Matteo Renzi: al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi. Tanto che Matteo Orfini del Pd in ufficio di presidenza dice: "Nessun veto contro Ghizzoni, ma non possiamo nemmeno subirne".

Eppure stamane, in un'intervista alla Stampa, il vicepresidente della commissione banche, il senatore Dem Mauro Maria Marino, aveva provato a fermare tutto: "Basta audizioni su Etruria". Non è stato possibile. E la scelta è così delicata che Casini chiede un surplus di tempo. L'ufficio di presidenza è riconvocato per domani alle 18. Fino ad allora, Casini farà delle consultazioni con i rappresentanti dei gruppi. Tenterà di accontentarli pur di evitare l'audizione di Ghizzoni.

Perché tra le richieste, oltre al minimo comune denominatore (quasi per tutti) intorno all'ex ad di Unicredit, ognuno ha la sua. Il Pd, per dire, ha chiesto di convocare il governatore veneto della Lega Luca Zaia, sul crack delle popolari venete. E anche l'ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli e il procuratore di Treviso che indaga sul crack Michele Dalla Costa. E l'audizione di Zaia, per dire, non fa proprio piacere all'opposizione leghista.

Insomma, Casini cercherà di ridurre al minimo il fronte pro-Ghizzoni. Ma l'impresa si annuncia impossibile. Perché comunque resterebbe la richiesta del M5s, Mdp e Sinistra Italiana, al minimo. E dunque potrebbe essere necessario votare o assumersi la responsabilità di dire no all'audizione dell'ex ad di Unicredit: colui che potrebbe dire se è vero o no che Boschi, da ministro per le Riforme, lo chiamò per aiutare la banca di papà.

Per il Pd sarebbe uno shock in piena campagna elettorale: nemmeno l'audizione del governatore di Bankitalia Ignazio Visco e del capo di Consob Giuseppe Vegas, chieste dal Pd e in calendario per la prossima settimana, riuscirebbero ad arginare i danni di immagine.

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