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Politica

Biotestamento, le reazioni del mondo cattolico

AGF
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Nel mondo cattolico sono molte le reazioni critiche all'approvazione della legge sul biotestamento. "È chiaro che valuteremo caso per caso le volontà espresse dal paziente - afferma il vicepresidente dell'Associazione medici cattolici italiani (Amci) Giuseppe Battimelli -, ma prevedo un forte margine nel ricorso all'obiezione di coscienza da parte dei medici cattolici".

Inoltre, la "esclusione della possibilità di sottrarsi all'applicazione della legge da parte di strutture sanitarie private accreditate, che hanno codice etico diverso, appare incostituzionale".

In seno ai medici cattolici c'è però una spaccatura. Infatti quelli di Milano "salutano con favore la norma sul biotestamento approvata oggi dal Parlamento" e osservano che "la mediazione trovata a livello parlamentare risponde in più parti al documento promosso da A.M.C.I. Milano sul tema disposizioni anticipate pubblicato nel 2009 anche sul tema alimentazione\idratazione".

"La legge, frutto di un onorevole compromesso, rispetta i dettami della Costituzione e la carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea (diritto alla vita e alla salute) - scrivono i medici cattolici di Milano -.

Rispetta l'autonomia decisionale del malato e al contempo l'autonomia professionale e responsabilità del medico".

Per i medici cattolici milanesi, la legge "valorizza la relazione di cura nella forte alleanza terapeutica medico-paziente e familiari, attraverso decisioni partecipate nella pianificazione delle cure. Garantisce la libertà del malato nella sua fragilità per non sentirsi abbandonato, né oggetto di un'applicazione rigida e impersonale di schemi terapeutici inadeguati o sproporzionati".

"Dice un no chiaro all'eutanasia e va ben oltre l'accanimento terapeutico - sottolinea il dottor Alberto Cozzi, presidente dell'Associazione Medici Cattolici italiani, Sezione di Milano -. L'obiezione del medico non si pone perché il medico può disattendere le DAT quando sono palesemente incongrue".

Pro Vita: "In Italia legalizzata l'eutanasia". "Oggi i senatori del Pd e 5 Stelle hanno approvato definitivamente la legge sul biotestamento: hanno legalizzato l'eutanasia in Italia": è duro il commento del presidente di ProVita Onlus, Toni Brandi.

"Una legge - dice - che calpesta il diritto all'autodeterminazione dei minori, dei malati e dei disabili che non sono in grado di revocare le Dat firmate in un tempo antecedente. Che obbliga i medici a uccidere e che calpesta la libertà e la professionalità di tutto il personale sanitario.

Che considera la morte un bene e la vita un male e che induce così anziani, malati e disabili a 'togliere il disturbo' quando la loro vita non è più considerata 'degna di essere vissuta', come dicevano i nazisti. Una legge che rende la vita un bene disponibile, non solo per il soggetto interessato: dà ai fiduciari, ai rappresentanti e ai giudici il potere di vita e di morte su un soggetto che magari è senziente, ma che non può comunicare il suo desiderio di vivere e lo condanna così ad una atroce morte per fame e per sete". "Il 4 marzo è vicino: ricorderemo bene quali sono i personaggi politici e i 'partiti della morte' che hanno voluto o acconsentito a questa abiezione" conclude Brandi.

L'Osservatore romano: "Legge controversa". "Si tratta di una legge controversa, sulla quale molto si è dibattuto". L'Osservatore Romano commenta in modo molto pacato l'approvazione della legge sulle Dat, sottolineando come, "nel rispetto della Costituzione, nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata".

E con questa legge, spiega il quotidiano vaticano, "ogni persona maggiorenne, capace di intendere e di volere, in previsione di una eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può attraverso disposizioni anticipate di trattamento, esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali".

"Per quanto riguarda i minori - rileva ancora il quotidiano vaticano - viene esplicitato che il consenso è espresso dai genitori, dal tutore o dall'amministratore di sostegno, tenuto conto della volontà della persona minore". "Viene inoltre sancito - continua l'articolo -il divieto di accanimento terapeutico, è riconosciuto il diritto del paziente alla sospensione delle cure e viene espressamente garantita la terapia del dolore fino alla sedazione profonda continuata". "Il medico - conclude l'Osservatore - è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciarvi. In conseguenza di ciò, il medico è esente da responsabilità civile o penale".

Forum famiglie: "Ancora una volta famiglie lasciate sole". "Si è fatta la scelta più semplice, confondendo cura del malato con accanimento terapeutico e introducendo di fatto l'eutanasia omissiva". Commenta così l'approvazione della legge sul biotestamento il Forum delle associazioni familiari.

"Ben più utile ed efficace sarebbe stato offrire alle famiglie un aiuto nell'assistenza ai malati terminali. Ma come sempre le famiglie vengono abbandonate a se stesse nel gestire situazioni di dolore e di sofferenza, con l'aggravante che l'impossibilità di obiezione di coscienza da parte dei medici mina, invece di favorire, il rapporto con il malato e con i familiari", conclude la nota del Forum.

Cei: "Norme opinabili e discriminatorie". Le norme approvate oggi in materia di Dat sono bocciate dalla Cei in quanto prevedono una "equiparazione tra trattamenti sanitari e nutrizione ed idratazione artificiale". "Tale equiparazione - spiega il vescovo Giovanni D'Ercole, presidente della Commissione per la comunicazione e la cultura della Cei - è censurabile sia dal punto di vista etico, sia dal punto di vista della deontologia del medico. Infatti, detti trattamenti sono deontologicamente ed eticamente dovuti come forma di sostegno vitale; negarle introduce forme di eutanasia, posto che esse hanno l'obiettivo di alleviare la sofferenza fino alla fine della vita".

Inoltre, aggiunge D'Ercole, "secondo il comune sentire, l'alimentazione e idratazione artificiale mediante naso-gastrico, in nessun caso può considerarsi una terapia, valga per tutti l'esempio del dare il latte al neonato con l'ausilio del biberon".

Secondo il vescovo di Ascoli Piceno, "catalogare la nutrizione artificiale come trattamento sanitario con possibilità di essere incluso nella DAT significa legalizzare uno strumento di morte, basti pensare al caso di un banale incidente stradale per cui vi è la necessità di alimentazione e idratazione artificiale per qualche giorno. Nel caso in cui il soggetto avesse precedentemente sottoscritto una Dat, dovrebbe essere lasciato morire di fame e di sete, anche nel caso in cui l'infortunio fisico si potesse risolvere con pochi giorni di ricovero ospedaliero". Secondo monsignor D'Erccole, "la noma appare pertanto illogica, irrazionale, irragionevole, scientificamente opponibile e darà adito a svariatissimo contenzioso".

La legge approvata oggi, denuncia il vescovo D'Ercole, "introduce una discriminazione dei minori e diversamente abili. Così come contemplato l'art.3 apre ad una grave discriminazione delle persone diversamente abili o di minori con handicap ed introduce un concetto: indegnità o inutilità del vivere nel caso in cui una persona non ha una 'vita piena' secondo standard di una società postmoderna". Il prpblema spiega il presidente della Commissione Comunicazione e Cultura della Cei, riguarda quei soggetti che "non possono avere e non hanno quella consapevolezza che consente loro di firmare il 'consenso informato' che autorizza il medico a sospendere i trattamenti sanitari a garanzia della vita".

"Le capacità cognitive limitate - spiega il presule - impediscono ragionamenti logici astratti volti ad ipotizzare eventi futuri nella giusta conseguenzialità. Già per un adulto normodotato è irragionevole fargli firmare una rinuncia ad interventi sanitari salva vita in condizioni lontane dall'evento reale, a maggior ragione per i moltissimi diversamente abili che non sono dichiarati 'incapaci di intendere e di volere' eppure le loro facoltà mentali sono limitate, la loro autosufficienza è limitata, l'autonomia personale e sociale insufficienti rispetto alla norma". Di fatto, "i disabili con problemi di anosognosia - rileva il vescovo - non possono avere la consapevolezza e firmare un consenso informato! Chi li tutelerebbe dal firmare un consenso che non sono in grado di comprendere appieno? Tale noma appare quindi ampiamente impugnabile per illegittimità per discriminazione delle persone diversamente abili".

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