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Economia

In commissione banche il Pd tiene il punto su Visco. I renziani pungolano ancora il governatore

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

In commissione banche sembrava arrivato, una volta per tutte, l'appeasement tra Pd e governatore di Bankitalia. Ma l'intervento di alcuni fedelissimi renziani ha riacceso un fronte di polemica, creando non pochi contrasti anche all'interno del partito.

Va detto che il bilancio finale per Palazzo Koch, dopo lunghe ore di botta e risposta con i parlamentari, può dirsi positivo. Per Ignazio Visco si preannunciava una graticola, invece i toni restano sereni per gran parte dell'audizione. Via Nazionale risponde punto su punto alle critiche che le sono piovute addosso nei giorni scorsi. E chiarisce (senza affondare) anche i contatti con la sottosegretaria Maria Elena Boschi e con lo stesso Mattero Renzi su Etruria. Quel "grazie al governatore" diffuso in mattinata da Renzi fa pensare a un cambio di linea dei dem, che solo poche settimane fa avevano presentato e votato una mozione contro la sua riconferma. A far allentare la tensione contribuisce anche il presidente Pier Ferdinando Casini, che esclude un'audizione della sottosegretaria. "L'elenco è chiuso". Quanto al governatore, per il presidente "è sembrato molto onesto e leale".

Il clima sereno si infrange quando prende la parola Gian Pietro Dal Moro (Pd), che lancia una serie di accuse a Palazzo Koch in particolare sulle banche venete. Il segnale di "pace" lanciato dal segretario sembra superato. Anzi, capovolto. Il Pd sembra attraversato da una frattura interna nei confronti di Bankitalia. In realtà, se Renzi apprezza la lealtà sul piano dei rapporti tra la Banca centrale e il suo governo, che sembrano definitivamente chiariti, per i parlamentari le cose non stanno esattamente così. Resta la "guerriglia" dei fedelissimi del segretario sulle questioni del credito. L'attacco provoca parecchi malumori all'interno del partito, con tutta l'ala orlandiana che non nasconde irritazione. Qualcuno decide di non proseguire l'audizione dopo la sospensione per gli auguri di Natale al Quirinale. Nelle prossime ore si annunciano chiarimenti interni.

Dal Moro è un veneto ostinato, che tiene il microfono per un paio d'ore (provocando qualche protesta in commissione), e insiste su chiarimenti nei rapporti con Veneto Banca e Popolare di Vicenza. "La telefonata con Zonin (riportata da Consoli) è un falso - ribatte Visco – Gli parlai 5 minuti nel mio studio, gli raccomandai equilibrio". Fino a una osservazione che fa irritare (non poco) il governatore: il verbale di una riunione a Treviso in cui gli ex amministratori di Veneto Banca sostengono di aver subito pressioni per unirsi a Vicenza. Il verbale di Bankitalia è sostanzialmente diverso: nessuna pressione, solo l'invito a unirsi a un partner di adeguato standing. Il parlamentare mette sullo stesso piano di due documenti. Per Visco è un affronto: Bankitalia è un'istituzione del Paese. Chiede la secretazione e, a quanto rivelano fonti parlamentari, emergono in quella sede gravi responsabilità che la magistratura imputa agli ex manager di Treviso. Come dire: volete mettere la parola di Via Nazionale con quella di persone imputate? Torna l'audizione pubblica, e Dal Moro non demorde. Continua il suo martellamento sui risparmiatori traditi in Veneto, gli imbrogli che hanno subito, i ritardi di Via Nazionale.

La posizione potrebbe attribuirsi all'impegno del deputato per il suo territorio. Ma è quando esce Matteo Orfini che si capisce che una la parte renziana del Pd non è così incline a pacificazioni. L'audizione di Visco "su alcuni aspetti è stata convincente, su altri un po' meno – dichiara il presidente Pd - ma alla fine leggeremo con calma tutte le carte. Comunque manderemo tutto alla magistratura che sta indagando e quindi chi ha detto la verità o meno lo appurerà qualcun altro". La posizione di Orfini è comunque in chiaroscuro. "Ho apprezzato la grande disponibilità e onestà intellettuale del governatore che ha riconosciuto alcune mancanze di Bankitalia, ha riconosciuto che la comunicazione con Consob non ha funzionato al meglio – ha aggiunto - Insieme cercheremo di capire come migliorarla in futuro e capire se servono elementi normativi nuovi". Poi Orfini corregge un po' il tiro su Bankitalia sulle diverse versioni dei verbali. "Naturalmente – dice - noi riteniamo una fonte maggiormente affidabile il governatore della Banca d'Italia rispetto ad altri".

"Come dire che i carabinieri sono maggiormente affidabili. È assurdo", replica un compagno di partito che preferisce restare anonimo. Durissimo è un altro parlamentare Pd, il senatore Franco Vazio, che parla di prospetti approvati dalla Vigilanza "che non contenevano gli alert necessari", di "imbarazzo del governatore sull'acquisizione di Antonveneta da parte di Mps", e infine aggiunge: "Visco risponde invece in modo insufficiente circa il mancato esercizio di tutti i poteri di cui all'art. 53 del Testo Unico Bancario: ma cosa doveva accadere di più di quello che è stato accertato per sciogliere gli organi di tutte queste banche e per impedire quelle operazioni finanziarie che hanno depredato i risparmiatori, le famiglie e le aziende".

Insomma, i pasdaran anti-Visco restano sulle vecchie posizioni. Anche dopo un'audizione in cui il governatore offre contributi interessanti ai problemi di sistema del nostro credito. "A determinare l'evoluzione del nostro sistema finanziario – dichiara – non è stata una vigilanza disattenta, ma la peggiore crisi economica del nostro Paese. La mala gestio di alcune banche c'è stata e l'abbiamo più volet sottolineato: le gravissime condizioni dell'economia hanno fatto esplodere le situazioni patologiche". Rispondendo poi alle domande, Visco sottolinea come a fronte di una crisi mai vista nella storia del Paese, la crisi coinvolge solo il 10% del sistema, con costi assai inferiori di quelli di altri Paesi. Quanto ai ritardi di cui la Banca è accusata, il governatore ha sottolineato che "la Vigilanza è tenuta al rispetto della legge, che osserva scrupolosamente. Non può intervenire sulla base di ipotesi non supportate da fatti accertati e da evidenze robuste. Se lo facesse, compirebbe atti di arbitrio". Dunque, non si tratta di ritardi ma di rispetto della legge, argomenta Visco. Che aggiunge: troppe volte si pensa che la banca abbia più poteri di quanti effettivamente ne concede la legge.

All'ennesima domanda sulle comunicazioni con Consob, il governatore si dichiara "allibito per le questioni semantiche nate dalla sintesi delle informazioni fornite. In ogni caso il problema va ridimensionato: la Consob poteva chiedere tutto, a Bankitalia o alla banca vigilata, e comunque "non credo che sia quello che ha causato catastrofe", dichiara. Non sembra un'ammissione di mal funzionamento. Anche su Antonveneta, il numero uno di Palazzo Koch ribadisce che il prezzo era affidato al mercato e che in quel momento Mps era il terzo istituto italiano che puntava a espandersi, dopo le acquisizioni di Intesa e Unicredit. L'unico rimpianto del governatore è il ritardo con cui si la Vigilanza si accorge della crisi di Vicenza dopo l'ispezione e l'emersione del fenomeno delle operazioni 'baciate'. "Nelle discussioni nel direttorio abbiamo sempre considerata Vicenza non straordinaria, non la migliore delle popolari ma, in quell'ambito lì, in grado di fare acquisizioni di banche più piccole", spiega Visco.

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