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Politica

Onorevole tregua su Banca Etruria: Renzi depone l'ascia di guerra con Visco, sotto la moral suasion di Mattarella

ANSA
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"Ringrazio il governatore Visco che mette la parola fine a settimane di speculazione mediatica e di linciaggio verbale verso esponenti del mio governo". Firmato: "Matteo Renzi, 27esimo presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana". Dopo l'audizione del governatore Ignazio Visco in Commissione banche, la nota del segretario del Pd esibisce la solennità che si usa quando il momento è grave. Sotto la moral suasion del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sia Renzi che Visco tentano di chiudere il caso Banca Etruria.

"Ringrazio molto il Governatore Visco per le parole di apprezzamento che ha rivolto al mio Governo nella sua audizione di questa mattina - dice Renzi - Confermo che abbiamo sempre avuto la massima collaborazione istituzionale, anche quando non eravamo d'accordo su tutto nel merito. Mi fa piacere che egli finalmente fughi ogni dubbio sul comportamento dei ministri. Nessuno di loro ha mai svolto pressioni ma solo legittimi interessamenti legati al proprio territorio".

Lo scontro frontale con Visco a 360 gradi, sferrato due mesi fa con una mozione parlamentare del Pd, è lontano anni luce. Pur rimarcando che sia Renzi che l'allora ministro Boschi gli chiedevano di Etruria ("E io non risposi"), il governatore fornisce gli elementi necessari per una tregua: "Non hanno mai esercitato pressioni". E Renzi li raccoglie, anche se questo gli costa una decisa inversione a 'u' su tutta la linea o quasi.

Insomma, si incontrano al centro: da un lato Visco ammette che la comunicazione tra Bankitalia e Consob è "migliorabile". Dall'altro Renzi riconosce "la massima collaborazione istituzionale" con il governatore. Tanto che oggi Visco non sembra più la stessa persona che a ottobre è finita sotto il fuoco renziano, al punto da giocarsi la riconferma a Palazzo Koch. Riconferma voluta e difesa a spada tratta dal Quirinale e dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni. Oggi l'audizione di Visco viene addirittura rilanciata dai renziani sui social con i sottotitoli (!).

Non è un caso quindi se questo tentativo di ricomporre il quadro almeno su Etruria (non sulle mancanze della vigilanza, in parte ammesse da Visco e ancora denunciate dai Dem in commissione banche) avvenga nello stesso giorno in cui Mattarella invita le forze politiche a condurre una campagna elettorale su temi concreti. "E' indispensabile riflettere e dotarsi di una visione sul sistema paese, su come vogliamo svilupparlo", dice il presidente della Repubblica nel suo messaggio di auguri alle alte cariche dello Stato al Quirinale.

L'audizione di Visco in commissione viene sospesa per permettere anche allo stesso governatore di partecipare al ricevimento al Colle. "Il tempo delle elezioni costituisce un momento di confronto serrato di competizione. Mi auguro che vengano avanzate proposte comprensibili e realistiche - dice Mattarella - capaci di suscitare fiducia, sviluppando un dibattito intenso, anche acceso ma rispettoso. Una strada per ridurre astensionismo elettorale e disaffezione per la vita pubblica".

Tradotto: basta con le polemiche, anche sulle banche. Si parli di temi seri per il futuro del paese. E' una cornice nella quale anche Renzi è costretto al passo indietro rispetto ai toni alti di due mesi fa, quelli che lo hanno portato in rotta di collisione con il Quirinale, con il governo Gentiloni e un bel pezzo di 'establishment' del Belpaese. La linea è confermata nella enews serale in cui l'ex premier smorza le presunte polemiche con Padoan: "Permettetemi di abbracciare Pier Carlo Padoan, finito ieri al centro di un vortice mediatico per aver detto una cosa banale: che il Ministro dell'Economia non autorizza mai alcun ministro. Per forza: nessuno deve autorizzare un collega pari grado. Eppure Padoan è stato molto criticato: conoscendone il rigore personale approfitto di questo pensierino della sera per ringraziarlo per gli anni di proficuo lavoro insieme. Con buona pace di tutti i professionisti del retroscena".

Certo, non tutto è risolto, non in un giorno. Quando Visco imbocca la porta per lasciare il ricevimento al Quirinale e tornare in commissione, non fa nemmeno un cenno di saluto al sottosegretario Boschi. Eppure lei è lì, in un angolo del Salone delle Feste poco prima dell'uscio: impossibile non incrociarla.

Del resto, Boschi in quell'angolo lì ci passa tutta la serata, posizione strategica per chi se ne va e si vuole fermare a salutare. Lo fa per esempio il ministro Andrea Orlando: anche per lui oggi la giornata è da calumet della pace, del resto è quasi Natale. "Abbiamo parlato solo della riforma del sistema penitenziario che va approvata", ci dice dopo un colloquio visibilmente cordiale e pieno di sorrisi. Gentiloni invece le fa un saluto fugace, come Mattarella. Renzi non c'è: è il grande assente della cerimonia di auguri di fine, edizione 2017. Ci sono invece Luigi Di Maio, seduto in prima fila mentre parla il presidente. C'è persino Matteo Salvini al suo primo ricevimento quirinalizio. Boschi è una delle ultime a lasciare il Salone, anche quando il capo dello Stato si è già ritirato da un pezzo: determinata a ostentare tranquillità anche a costo di stressare il bon ton istituzionale.

Domani in commissione c'è l'audizione di Federico Ghizzoni. La scommessa dei renziani è che l'ex ad di Unicredit non aggiungerà altro pathos alla vicenda. A parte confermare ciò che si sa già. E cioè che Boschi gli chiese un incontro su Etruria. "Normale che politici e banchieri si parlino", disse Ghizzoni al Corsera a maggio. Caso chiuso?

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