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Politica

Visco non consuma la grande vendetta

Simona Granati - Corbis via Getty Images
Simona Granati - Corbis via Getty Images 

Approdato sul "luogo del delitto", ovvero quella commissione d'inchiesta nata, nelle intenzioni, per allontanare il fantasma di Etruria processando Bankitalia, il governatore Ignazio Visco evita di consumare una plateale "grande vendetta". Cioè, nega che ci siano state "pressioni" esplicite da parte della Boschi sulla questione di Etruria, ma al tempo stesso svela, con parole sobrie e senza aggettivi, l'ossessivo interessamento da parte non solo dell'ex ministro delle Riforme, ma anche di Renzi in prima persona, e questa è la novità, al destino della banca di Arezzo.

È evidente, nella sua audizione, il disegno di uno Stato che, a dieci giorni dallo scioglimento, vuole evitare la gazzarra finale: una commissione trasformata nel saloon di un western", in cui uno dei due è di troppo, "o la Boschi o Visco", "o Renzi o Bankitalia", come nelle intenzioni che avevano animato la nascita della commissione. E certamente tutti i vertici delle istituzioni avranno apprezzato il tentativo di riportare la commissione in un ambito più istituzionale.

Pressioni plateali, dice il governatore appena confermato dal governo Gentiloni con la benedizione del Colle, "non ci sono state" perché "siamo persone mature che sanno che di certe cose non si parla e non ne abbiamo parlato". Frase questa che diventa l'argine semantico dietro cui si scatena una raffica di dichiarazioni, a partire da quella di Renzi, per fugare lo spettro del conflitto di interessi di una politica che non riesce a stare distante dalla questione delle banche.

Ma tanta euforia continua a non misurarsi con l'aspetto sostanziale di quel che dice il governatore: un'ossessione per Etruria fatta di "interessamenti", "preoccupazioni" (proprio come aveva detto il presidente della Consob Giuseppe Vegas), incontri irrituali a Bankitalia da parte dell'ex ministro delle Riforme, domande sul destino di Arezzo. In particolare due sono gli incontri della Boschi col vicepresidente di Bankitalia Fabio Panetta. Il primo, ricostruendo il timing, avviene nel 2014, quando sono in corso trattative per la fusione di Etruria con la popolare di Vicenza. Prima di vedere il presidente della Consob Vegas, grazie alla mediazione di Denis Verdini (come ha scritto il Corriere), la Boschi chiede di vedere Panetta, evidentemente a titolo personale, dal momento che, come ha chiarito il ministro del Tesoro, non aveva nessuna delega da parte del governo. Il secondo avviene all'inizio del 2015, quando il governo aveva già varato la riforma delle popolari. Un faccia a faccia che avviene proprio mentre sono in corso le ispezioni di Bankitalia a Banca Etruria, che a di lì a breve sarebbe stata commissariata. Quale è l'oggetto del colloquio? A che titolo la Boschi ha chiesto un incontro al vice-governatore di via Nazionale? Visco si limita a dire che l'allora ministro "manifestò il dispiacere e le preoccupazioni sulle conseguenze della crisi bancaria sul territorio". Preoccupazioni che, racconta il governatore, mostrò anche Renzi. Sempre su Arezzo.

"Preoccupazioni", come aveva detto lo stesso Vegas. Quanto queste "preoccupazioni" configurano una pressione sostanziale è il nodo politico di questa storia: un ministro, non titolare di un dossier economico, si occupa e preoccupa non genericamente di banche, ma della banca di cui è vicepresidente il padre. Senza che l'esito di questi incontri sia riferito al ministro competente o in consiglio dei ministri. Quale altro cittadino o semplice parlamentare di Arezzo può alzare la cornetta e parlare col capo della Consob o col vicegovernatore di Bankitalia per esprimere le sue preoccupazioni e il suo interessamento per la vicenda?

Emerge in questa storia tutto lo iato tra la sobrietà istituzionale della guida di Bankitalia e la cultura dello Strapaese del giglio magico, tra il senso dello Stato e lo scomposto intreccio di padri e figli, preoccupazioni private e ruolo pubblico. Etruria è l'ossessione del giovane gruppo di potere approdato dal cuore della provincia Italia alle stanze dei bottoni: nel momento più acuto della crisi del sistema bancario domande e tensione emotiva sono concentrate più sulla banca di Arezzo che sul sistema del suo complesso. Il che porta a un'altra domanda: come un governo nuovo, moderno, rottamatore possa affrontare il problema bancario con serenità e distacco, col fardello di un conflitto di interesse sulle spalle? Ma questo esula dall'ambito della commissione.

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