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Politica

Pino Masciari, testimone di giustizia calabrese, si candida con M5s

Chris Helgren / Reuters
Chris Helgren / Reuters 

In Calabria è uno dei simboli dell'antimafia, su di lui è stato girato anche un docu-film. Adesso Pino Masciari scende in campo con il Movimento 5 Stelle o almeno ci prova avendo presentato la sua candidatura alle parlamentarie, cioè alla selezione dei candidati per il listino proporzionale, ma non è escluso che Luigi Di Maio lo scelga anche per il collegio uninominale. Da tempo vicino ai 5Stelle era stato designato anche come assessore comunale di Piossasco.

Imprenditore edile calabrese, Masciari è testimone di giustizia, sottoposto dal 18 ottobre 1997, assieme alla moglie e ai due figli, ad un programma speciale di protezione per aver denunciato la 'ndrangheta. "È con orgoglio - ha scritto su Facebook - che vi comunico la mia candidatura alle parlamentarie del Movimento 5 Stelle. Lo faccio perché con i valori di onestà e legalità, pilastri morali sui quali la mia vita si è contraddistinta, voglio essere partecipe all'interno di una forza politica che, su questi stessi principi, vuole il cambiamento di cui questo nostro Paese ha bisogno". Per adesso non vuole rilasciare interviste come consigliato dai vertici 5Stelle.

Masciari intraprese l'attività lavorativa nell'impresa edile del padre rilevandola nel 1988. I suoi problemi iniziarono il giorno in cui decise di non sottostare ulteriormente alle pressioni mafiose dei politici e al racket della 'ndrangheta. La criminalità organizzata, insieme a personaggi di spicco del mondo politico ed istituzionale, cominciò a intralciare le sue imprese di costruzioni edili - si legge nella sua biografia - bloccandone le attività, rallentando le pratiche nella pubblica amministrazione dove era infiltrata e intralciando i rapporti con le banche con cui egli operava.

Fu suo padre per primo a rivolgersi alle Forze dell'Ordine per riferire le pressioni e le estorsioni che la 'ndrangheta esercitava sulle loro imprese e, di conseguenza, del pericolo a cui era sottoposta la famiglia Masciari. Nel 1988, alla morte del padre, Pino Masciari si trovò da solo con nove fratelli e per proseguire i suoi lavori egli cedette alle estorsioni, ossia alla corresponsione del 3% ai mafiosi e del 6% alla parte collusa con la politica. Due anni dopo, nel 1990, Masciari si ribellò alle pretese dei politici e vedendo così le prime ripercussioni sulle sue aziende e ostruzionismi di varia natura.

Nel 1992, Pino Masciari si ribella anche alla 'ndrangheta, subendo gravi ripercussioni in ambito lavorativo e familiare, cominciando ad essere oggetto di furti, incendi, danneggiamenti e minacce. Alcuni malavitosi avvicinarono uno dei suoi fratelli e gli spararono alle gambe. Nel 1994 Pino licenzia tutti i suoi operai e il 22 novembre incontra il Maresciallo Nazareno Lo Preiato, allora Comandante della Stazione dei Carabinieri di Serra San Bruno e diventa un testimone di giustizia. Adesso è stato scelto da Di Maio per dare una spinta forte alla campagna elettorale nei collegi del territorio calabrese.

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