Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

La democrazia nel futuro. In libreria l'atto di accusa e la proposta per rilanciare i dem di Vannino Chiti

Vittorio La Verde / AGF
Vittorio La Verde / AGF 

In libreria dal 10 gennaio il libro di Vannino Chiti "La democrazia nel futuro. Le nuove sfide globali, il «caso Italia» e il ruolo del centrosinistra", Edizioni Guerini e Associati.

Il senatore del Pd, già sindaco di Pistoia e ministro dell governo Prodi, scrive "un atto d'accusa contro le storture del potere, una proposta per rilanciare la politica democratica." Nel libro non mancano particolari del rapporto col segretario ed ex premier Matteo Renzi.

Quello che emerge dal "retroscena" che HuffPost pubblica, in sintesi, è che Chiti incontrò Renzi a Palazzo Chigi come rappresentante della minoranza Pd al Senato. Tra i due, nelle grandi differenze di vedute, c'è sempre stato un rapporto di rispetto e lealtà. Due i temi: elezione Mattarella, su cui emerse subito unanimità e condivisione; modifiche all'Italicum, su cui invece rimasero dissenso e distanze, culminate come poi abbiamo visto.

L'incontro rimase riservato. Solo un cronista di agenzia vide Chiti intorno a Palazzo Chigi e gli chiese se aveva visto Renzi. Chiti non rispose e uscirono 4 righe di agenzia che segnalavano quella sua presenza. Stop.

Ecco l'estratto del libro.

Il percorso dell'Italicum partì malissimo al Senato: il 20 dicembre 2014 venne imposto l'incardinamento in Aula e, dopo una notte intera di ostruzionismo da parte delle opposizioni, l'obiettivo fu raggiunto alle 7 del mattino, con una relazione della Presidente della Commissione Affari Costituzionali, Anna Finocchiaro, solo procedurale: la Commissione non aveva infatti potuto concludere i suoi lavori. Non fu una bella pagina di vita parlamentare.

La valutazione negativa dell'Italicum e gli obiettivi per un suo profondo cambiamento, fecero il miracolo di far unire la minoranza del Pd. La nostra critica riguardava i listini bloccati; la triplice soglia di sbarramento per entrare in Parlamento e quella troppo bassa per ottenere la maggioranza dei deputati.

Il 15 gennaio 2015, su suo invito, incontrai Renzi a Palazzo Chigi: era la prima volta che ci vedevamo, dopo che era diventato premier. Due erano gli argomenti: l'imminente scadenza della elezione del Presidente della Repubblica; la legge elettorale.

Sul primo aspetto l'incontro andò bene: la sua intenzione era quella di tenere unito il partito. Dal quadro delle possibili candidature emerse con chiarezza l'opzione per Sergio Mattarella. Il 31 gennaio Mattarella fu eletto Presidente della Repubblica: negli anni difficili della legislatura è stato uno dei risultati più significativi. Anche il Pd ritrovò una sua compattezza. Avrebbe dovuto e potuto essere non un'eccezione, ma la normalità.

Sulla legge elettorale invece le nostre posizioni rimasero distanti. Gli proposi come possibile mediazione il 25% di candidature bloccate e i restanti parlamentari scelti direttamente dai cittadini, preferibilmente nei collegi. Arrivai fino al 35-40% di candidature bloccate. Niente da fare. Altrettanto indisponibile fu sulla possibilità del premio di maggioranza sia alla lista che alla coalizione, nel caso di ballottaggio. Renzi riteneva che ogni possibile compromesso fosse stato ormai concordato e che la legge non dovesse subire altre modifiche.

Con altrettanta chiarezza gli dissi che senza quei cambiamenti avrei votato contro. Trattandosi di legge elettorale, così come per la Costituzione e le materie etiche, ogni parlamentare ha diritto alla libertà di coscienza. Su questo aspetto non ebbe obiezioni:

riconobbe che rappresentava uno dei fondamenti per la vita del Pd. Il 27 gennaio l'Italicum venne approvato al Senato.

Fu decisivo il sostegno di Forza Italia. Sarebbe stata l'ultima volta. Dopo l'elezione di Mattarella l'atteggiamento dei gruppi parlamentari di FI sulla riforma della Costituzione e sulla legge elettorale sarebbe diventato negativo: dal consenso acritico all'opposizione pregiudiziale. Per giustificare questo passaggio si arrivò a negare ogni novità che migliorava il disegno di legge costituzionale.

Non si è mai compreso davvero cosa abbia fatto franare il famoso Patto del Nazareno. Non è convincente indicarne come causa l'elezione di Mattarella: oltretutto i mesi trascorsi da allora hanno fatto apprezzare anche alle forze politiche di opposizione il suo ruolo, i modi con cui esercita la sua funzione.

Per comprendere quella rottura, bisognerebbe forse conoscere interamente il Patto del Nazareno ma, come spesso accade nella vita politica, la trasparenza non è ritenuta una virtù.

Edizioni Guerini e Associati
Edizioni Guerini e Associati 
I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione