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Esteri

Accordo di governo in Germania. Martin Schulz tira dalla sua Angela Merkel su sanità, pensioni, rifugiati, Europa e ambiente

EFE
EFE 

Ventotto: è il numero delle pagine del programma su cui l'Union di Angela Merkel e i socialdemocratici di Martin Schulz si sono accordati per dare vita ad una riedizione della Groß e Koalition. Ci sono voluti tre giorni per trovarsi d'accordo su tutti i punti. Adesso la parola passerà ai congressi dei vari partiti coinvolti: Cdu e Csu (ovvero i due che compongono l'Union) e Spd. Intanto è arrivato subito il via libera della direzione dell'Spd.

L'ipotesi di un ritorno alle urne, con un possibile avanzamento della destra rappresentata da Alternative für Deutschland (AfD) ha spinto i vertici dell'Union ad accontentare il più possibile i desideri di quell'Spd che subito dopo l'esito del voto aveva escluso nella maniera più assoluta una nuova alleanza. Per Schulz si tratta al momento di una vittoria politica abbastanza importante. Vediamo perché nel dettaglio.

I cambi di direzione più evidenti da parte dell'Union, soprattutto se confrontati a quanto si era prospettato quando era ancora in piedi la possibilità di un governo Jamaika (ovvero con Liberali e Verdi), riguardano assicurazione sanitaria, pensioni, Europa, rifugiati e politica ambientale. Datori di lavoro e dipendenti pagheranno in egual misura tutto ciò che riguarda l'assicurazione sanitaria. Una "vittoria" per l'Spd che è estesa anche al discorso pensioni: il rapporto fra contributi previdenziali e stipendi dovrà infatti essere stabilizzato entro il 2025 sulla percentuale del 48%, un modo per garantire anche ai più poveri di ricevere una pensione sufficiente a vivere dignitosamente. Di contro, e su questo si può parlare di "vittoria" dell'Union, non ci sarà nessun rialzo dell'aliquota massima per i ricchi (l'Spd voleva che passasse dal 42 al 45%).

"Maggiore europeismo" invocava Martin Schulz al congresso dell'Spd del dicembre scorso. Così sarà anche per l'Union che ha accettato di spingere per una riforma dell'Unione Europa che parta da un suo rafforzamento finanziario con la Germania pronta a maggiori contributi per coprire l'assenza della Gran Bretagna". La sensazione, ma al momento non è uscito nulla di ufficiale a proposito, è che - come già sottolineato da Schulz - Berlino sia pronta a fare un po' di mea culpa e a farsi garante di una crescita organica di tutta l'area euro senza avvantaggiarsi della propria posizione di forza e creare le premesse per la dissoluzione dell'Unione.

La Cancelliera ha accettato a fissare un limite più alto al numero di richiedenti asilo accoglibili annualmente rispetto a quando parlava con Liberali e Verdi: dai 200mila si passa ad una forbice potenzialmente più alta: tra i 180 e i 220 mila. Potrebbe sembrare un passo indietro per la Csu, che sulla diminuzione dell'afflusso dei richiedenti asilo in Baviera si era a lungo battuta, ma l'ufficializzazione di un limite (mai esistito prima e che la stessa Merkel aveva escluso in campagna elettorale), risulta comunque una vittoria. Sul ricongiungimento familiare dei rifugiati, voluto da Schulz, è stato fissato il limite di mille persone al mese. Su richiedenti asilo che sono rimasti in Germania senza ottenere lo status, ma che comunque non può essere rimpatriato perché rischierebbe la vita (i cosiddetti "sospesi"), si è deciso di non esprimersi, lasciando di fatto lo status quo delle cose.

Sulla politica ambientale, ovvero uno degli scogli su cui si era arenata la possibile coalizione con liberali e verdi, l'Union ha accettato di ridurre l'utilizzo di glifosato negli erbicidi, contraddicendo la scelta del Ministro dell'Agricoltura Christian Schmidt di votare sì lo scorso novembre quando la questione è stata affrontata dall'Unione Europea.

La parola passa ora ai congressi dei tre partiti. Riuscirà Schulz a convincere l'Spd che è meglio un nuovo governo di minoranza che il ritorno alle elezioni? Da qui passa il futuro della Merkel. Qualsiasi sia la risposta, certo è che per la Merkel quello appena concluso è stato l'ultimo tentativo di formazione di governo tedesco della sua carriera.

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