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Politica

La battaglia di Roma. Gentiloni e Calenda alla testa della campagna anti-grillina, mirando al punto debole dei 5 Stelle: il Campidoglio

Corbis via Getty Images
Corbis via Getty Images 

Roberto Giachetti la dice fuori dai denti e tra gli applausi: "Negli ultimi 15 anni, le uniche amministrazioni che hanno fatto cose per Roma sono state quelle di Veltroni e Rutelli". Giachetti, il candidato Dem sconfitto da Virginia Raggi alle ultime amministrative, è il gran cerimoniere della 'Costituente per Roma', iniziativa al Tempio di Adriano, centralissima location nel cuore di uno degli unici due municipi vinti dal Pd: Roma centro, appunto. E da qui, in una sala che registra il pienone di quello che una volta era il giro della Margherita, tutt'oggi forte nel Pd nel romano, da qui parte la campagna elettorale Dem per le regionali nel Lazio, con un occhio alle politiche. Il degrado nella capitale quale bandiera della corsa al voto. Tanto che la sindaca risponde irritata: "Siamo in campagna elettorale, vince chi urla e offende... oggi è il turno di Gentiloni...".

Perché qui ci sono un po' tutti quelli che non possono mancare quando si parla di 'famiglia democratica romana'. C'è prima di tutto Paolo Gentiloni, la speranza Dem per le prossime politiche. Ed è lui, con il suo solito e immarcescibile soft power', a dare il la per la sfida a Virginia Raggi, invitata ma assente per "improrogabili impegni istituzionali". Roma, dice il premier, "non è una città che si possa governare semplicemente cercando di gestire la sequela di emergenze che si presentano. Non sempre ci si riesce come è evidente. Un po' perché sono talmente tante e complicate, sedimentate da tanto tempo, che anche l'amministrazione più efficiente farebbe fatica. E non mi pare che siamo in una condizione di avere il massimo dell'efficienza...".

Discorso breve e asciutto, poi Gentiloni parte per Torino per altre tappe della sua campagna elettorale per il Pd: incontro con i lavoratori della Whirpool in crisi, confronto con i ragazzi del Sermig, discorso agli amministratori locali del partito riuniti da Renzi al Lingotto. Intanto a Roma va avanti il processo alla Raggi, punto forte della campagna elettorale Democratica perché la sconfitta al Campidoglio ancora brucia e l'idea è di non fare il bis alla Regione Lazio dove Nicola Zingaretti se la deve vedere con la pentastellata Roberta Lombardi, una dei più temibili avversari in corsa finora, stando ai sondaggi.

E' per questo che, nel dibattito moderato dalla direttrice di Huffington Post Lucia Annunziata, tutti premono sull'acceleratore. Carlo Calenda, il ministro che ha provato ad aprire un tavolo di confronto con Raggi, ne parla ormai come di un progetto fallito. Si va verso "l'abolizione del tavolo", scherza ma non troppo, facendo notare che la sindaca "non sta rispondendo sui progetti che avevamo individuato, continuerò a romperle le scatole (testuale, ndr.) ma alla fine li porteremo avanti con la Regione". Se il Pd vince, 'of course'.

Graziano Delrio è "incazzato" (anche questo: testuale) per la mancanza di senso civico dei romani. "Noi pensiamo sempre che siano le leggi a cambiare le società in realtà è un po' il contrario. Io ho una battaglia personale a Porta Pia: non è pensabile che uno lasci regolarmente la macchina in doppia fila. Scusatemi, ma io come cittadino mi incazzo. Ci vuole pretesa civica... Un sindaco non può risolvere tutto". Che è più un modo per difendere la categoria dei sindaci (Derlio lo è stato a Reggio Emilia) che per spezzare una lancia per Raggi.

"E' morto il comune sentire di essere Roma e di essere romani, perso in quegli immensi spazi poveri sociali e relazionali che sono le periferie, Roma è una città senza reti sociali", si lamenta il fondatore della Comunità di Sant'Egidio Andrea Riccardi, ex ministro del governo Prodi.

E non poteva mancare il presidente del Coni Giovanni Malagò, amico dell'ex sindaco Veltroni, pezzo grosso del centrosinistra della capitale. "I numeri dello sport sono esplosi in positivo", dice difendendo il suo ruolo, ma certo il no della Raggi ai giochi olimpici pesa: "Scelta illogica, scellerata e incomprensibile".

In prima fila ad ascoltare c'è Linda Lanzillotta, anche lei ex ministro prodiano, moglie dell'ex ministro Franco Bassanini, che dopo l'incarico alla Cassa depositi e prestiti si avvia a occuparsi del 'Trattato del Quirinale' che Italia e Francia intendono firmare entro la fine dell'anno. Presente il ministro Marianna Madia, la deputata Dem Lorenza Bonaccorsi ed esponenti del mondo Democratico romano prevalentemente di Roma centro, il collegio considerato sicuro dove il partito vorrebbe ricandidare il capogruppo al Senato Luigi Zanda, anche lui presente al Tempio di Adriano.

Raggi si difende su Facebook: "Siamo in campagna elettorale, quindi ricomincia a valere il principio secondo il quale 'vince' chi urla, offende e attacca l'avversario con buona pace dei programmi. Oggi è il turno di Gentiloni contro Raggi. Ho chiesto più volte al premier che l`esecutivo si adoperasse finalmente per attuare la legge che nel 2010 ha istituito Roma Capitale. Il governo non ha mai risposto. In genere, evito le polemiche ma non amo le falsità. Se Gentiloni è davvero in buona fede, come pare, si impegni sui decreti attuativi della legge per Roma Capitale".

La campagna elettorale passa per Roma.

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