Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Politica

Su Pirozzi si incarta la trattativa nel centrodestra. E il sindaco di Amatrice si prende gioco degli alleati

ANSA
ANSA 

Il comitato elettorale di Sergio Pirozzi in via Cristoforo Colombo smantellato, scatoloni portati via e targhe rimosse. E il messaggio su Facebook: "È stato bello ma ho deciso che...". E invece è solo una burla, un siparietto: il sindaco di Amatrice non si sfila dalla corsa per le Regionali del Lazio e anzi si prende gioco di chi, tanti, vorrebbe un suo passo indietro. "Io non mi ritiro, non credete alle fake news, siamo qui e lavoreremo per il Lazio e per voi". Archiviata, non senza patemi, il capitolo Lombardia, la coalizione di centrodestra va a sbattere su uno scoglio ancora più grande: la Regione Lazio.

Ed è in quel siparietto scherzoso del primo cittadino un importante indizio sulla situazione attuale: confusione totale. La trattativa tra gli alleati sul nome da presentare si è incartata e Pirozzi, nello stallo in cui è caduto il centrodestra, gioca nel ruolo di playmaker. A novembre il sindaco di Amatrice si è candidato per la guida della Regione, e più passa il tempo più il suo nome acquista peso, sale nei consensi. A dicembre un sondaggio segreto di Ipr Marketing svelato dal quotidiano Il Tempo li quantificava in un 20%. Un dato forse ottimistico, ma neanche troppo per il sindaco che ha incarnato la forza e la voglia di risollevarsi della popolazione dell'Italia centrale duramente colpita dal terremoto di un anno e mezzo fa. Un simbolo di cui il centrodestra, che in un primo momento non ha lesinato le lusinghe, ha subito compreso la portata. Tant'è che si è presentato in massa, a ottobre, alla presentazione del suo libro all'Eur: c'erano Meloni, Salvini accompagnato da Elisa Isoardi, persino Zingaretti. Ma poi la situazione è sfuggita di mano.

Perché ora c'è l'election day, il 4 marzo si avvicina rapidamente e la partita per le "spartizioni" delle candidature è al centro del tavolo. E un accordo nella coalizione unita ma pur sempre mal assortita va trovato al più presto perché c'è uno svantaggio da ridurre rispetto ai competitor. I consensi per Pirozzi, uomo di destra sostenuto dietro le quinte da Gianni Alemanno e Francesco Storace, sono voti in meno al candidato unitario. In pratica, è il ragionamento che si fa tra gli alleati, "con Pirozzi in campo il centrodestra è tagliato fuori, e la partita se la giocano Zingaretti e la Lombardi".

Si fanno i conti e si arriva a una conclusione: se il sindaco di Amatrice fa un passo di lato, la destra può arrivare a giocarsela con Zingaretti. Magari con un ticket Gasparri-Pirozzi o Rampelli-Pirozzi, il 40% è a portata di mano. In altre parole, il dato politico è che con il sindaco in campo non c'è dubbio sull'esito delle elezioni: si arriva terzi.

A tutti gli alleati è evidente che la "questione Pirozzi" è stata gestita male. E ora la confusione è difficile da governare: nel pomeriggio si diffondono voci di un possibile incontro tra il sindaco e Silvio Berlusconi, successivamente smentite da fonti di Forza Italia. L'ex premier oggi ha affrontato il dossier senza tuttavia venirne a capo. È chiaro che, dopo aver "ceduto" la Lombardia alla Lega, il Cav punta a spuntarla nel Lazio, seconda regione per importanza, candidando Maurizio Gasparri. Mentre la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni spinge sul suo nome, Fabrizio Rampelli. È inteso che, in caso di un accordo su Gasparri a Fratelli d'Italia spetterebbe, di diritto, la candidatura nel Friuli Venezia Giulia. Ed è altrettanto inteso che l'indicazione del vicepresidente del Senato uscente, visti i chiari di luna, supererebbe anche il veto iniziale posto sulla sua candidatura dal presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani.

Tornando a Pirozzi, nei giorni scorsi si era addirittura parlato di una corsa in ticket con Rampelli o Gasparrri. Non solo: al sindaco era stato offerta anche la candidatura nel collegio uninominale di Rieti. Tradotto: elezione sicura nel prossimo Parlamento. Ma lui ha gentilmente declinato. Si è così fatta strada l'idea che il primo cittadino sia difficile da "controllare" per la coalizione. Né Berlusconi né Meloni sono disposti a ragionare su Pirozzi come candidato unitario della destra.

Anche perché le ombre sulla sua figura si fanno più fitte. Il leader della Lega Salvini, ottenuta la Lombardia, si è sfilato dalla partita laziale disinteressandosi della questione. Eppure Pirozzi gode delle simpatie dell'ala sovranista capeggiata da Alemanno e Storace, che in chiave nazionale si sono avvicinati e hanno garantito il loro appoggio al leader del Carroccio. Non a Giorgia Meloni, più vicina ideologicamente ma in rotta politicamente. D'altro canto, nei giorni scorsi sempre il quotidiano romano il Tempo ha raccontato del presunto sostegno per il sindaco da parte di alcuni imprenditori vicini a Zingaretti e agli ambienti della sinistra. Nei corridoi della Pisana circolerebbe da tempo la storia di Pirozzi "cavallo di Troia" del governatore uscente. Voci smentite prontamente da quest'ultimo.

Nel caos generale, in serata ha preso a circolare l'ennesima ipotesi: un inedito ticket Pirozzi-Bertolaso. L'ex capo della Protezione civile, com'è noto, gode della stima di Berlusconi. Troppo recente, tuttavia, è il ricordo del fallimento della sua candidatura per il Campidoglio, quando Forza Italia lo mollò in corsa per appoggiare Alfio Marchini. Ecco perché, soprattutto tra gli alleati, si ritiene che l'ipotesi sia stata messa in campo più per guadagnare tempo che altro, tanto per buttare un altro nome nella mischia. Oppure per chiudere la giornata così come era iniziata: con una burla.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione