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Politica

Carlo De Benedetti a Otto e Mezzo: "La riforma delle popolari era un segreto di Pulcinella, mai parlato con la Boschi"

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È un Carlo De Benedetti a tutto campo quello che ha parlato a Otto e mezzo, intervistato da Lilli Gruber. Dai contatti con Matteo Renzi e Maria Elena Boschi sul salva banche al dissidio con Eugenio Scalfari, dal ruolo di Giuseppe Vegas nella Commissione Banche alla "delusione" nei confronti dell'ex rottamatore, l'Ingegnere non ha risparmiato stoccate a nessuno. Rivelando anche una telefonata ricevuta da Silvio Berlusconi, dopo "15 anni" che non lo sentiva.

"No, è tutto un po' ridicolo. Era un segreto di pulcinella la riforma delle popolari". Così viene liquidata la polemica sull'intercettazione telefonica con il suo broker, a cui chiedeva di comprare le azioni delle banche popolari, accennando anche a un colloquio con Matteo Renzi. "Era nel programma di Renzi - spiega De Benedetti - che tra l'altro non mi ha detto niente di particolare e se lo avesse voluto fare non lo avrebbe fatto davanti ad un usciere. Mi ha solo detto che la riforma delle popolari sarebbe stata data. Nessuna parola su un decreto o su una data". Nulli anche, secondo la sua versione, i rapporti sul tema con Maria Elena Boschi: "Non scherziamo, perché mai avrebbe dovuto parlare con me di banca Etruria?".

"Io ho dato l'ordine di 'hedgiare' - ha detto scendendo nei dettagli - è una cosa che costa dei soldi, ho comprato delle put; se uno sa che la cosa si fa la settimana dopo non si protegge".

Il fondatore del Gruppo Espresso è poi sceso nel dettaglio della telefonata contestata: "Al mio broker parlo tutte le mattine è una mia abitudine. Perché gli ho detto delle Popolari? Perché ho pensato che questo affare sarebbe maturato un giorno o l'altro". Spiegando poi che non era a conoscenza del fatto che il suo interlocutore fosse intercettato, ma che poco sarebbe cambiato: "Forse non avrei detto 'me lo ha detto Renzi' ma solo perché non aggiungeva nulla. Era pleonastico". Infine derubrica la segnalazione della Consob alla Procura di Roma come "uno sfizio di di Giuseppe Vegas, che cerca un posto e vuole ricandidarsi in Forza Italia e penso che lo candidino".

L'imprenditore ha poi affrontato il tema delle prossime elezioni: "Luigi Di Maio sarebbe un disastro per il Paese, l'incompetenza al potere, se penso che Di Maio possa essere il premier di questo dico che ha ragione mille volte Berlusconi a dire che bisogna scappare, per il suo curriculum non è adatto a fare il presidente del Consiglio. Ho detto in un'intervista che sono deluso da Renzi ma alla fine vista l'offerta politica voterò Pd". Un argomento che ha riaperto il dissidio con il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari. "Tra Berlusconi e Di Maio sceglierei l'ex Cavaliere", aveva detto l'ex direttore intervistato da Giovanni Floris a Di Martedì. Sollecitato su questo punto dalla Gruber, De Benedetti l'ha messa così: "Tra Berlusconi e Di Maio meglio né l'uno né l'altro: così risponderebbe uno che non ha problemi di vanità".

"Scalfari ne ha?", ha incalzato la conduttrice. "Assolutamente - ha risposto De Benedetti - Non voglio più commentare un signore molto anziano che non è più in grado di sostenere domande e risposte". E ancora: "Ha detto che se ne fotte delle mie critiche? Con me deve stare zitto, gli ho dato un pacco di miliardi, è un ingrato".

La querelle con il fondatore ha determinato uno sviluppo fino ad oggi rimasto ignoto: "Erano 15 anni che non lo sentivo, Berlusconi mi ha telefonato dopo quella stupidaggine che ha detto Scalfari - ha rivelato l'Ingegnere - Pensava fosse un input partito da me e non un'idea di Eugenio. Mi ha detto 'parliamoci', l'italia corre dei pericoli. Io gli ho risposto che non faccio politica".

Infine un suggerimento al suo giornale: "Un consiglio a Repubblica. Don Abbondio diceva che chi non ha il coraggio non se lo può dare. Sta perdendo la sua identà". Farà un altro giornale? "Mai nella vita, ma tutto quello che ho fatto per Repubblica lo rifarei. Sono monogamo in questo senso".

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