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Politica

In direzione Pd arriva la 'Salva-Fassino': deroga a candidarsi per gli ex segretari e padri fondatori del partito

Vittorio Zunino Celotto via Getty Images
Vittorio Zunino Celotto via Getty Images 

Il Pd ha trovato l'escamotage per ricandidare Piero Fassino in Parlamento alle politiche del 4 marzo. La direzione nazionale, convocata oggi al Nazareno, decide anche le deroghe per i vecchi segretari dei partiti fondatori del Pd. Eliminati Walter Veltroni e Francesco Rutelli - rispettivamente Ds e Margherita che non si candidano, eliminato anche l'ex dem Pierluigi Bersani (ex segretario Pd che si candida con Liberi e Uguali) resta solo Fassino. La deroga per i vecchi segretari e padri fondatori del Pd è di fatto una deroga 'Salva Fassino', ex sindaco di Torino e soprattutto 'inviato' di Matteo Renzi ai rapporti con la costruenda coalizione di centrosinistra, nata poi in forma ridotta.

Dario Franceschini infatti, benché abbia avuto esperienza di segretario del Pd dopo le dimissioni di Veltroni a febbraio 2009 e fino al congresso di novembre dello stesso anno, ricadrà tra le deroghe per premier e ministri. La direzione di oggi infatti decide anche su tutta la squadra di governo: Paolo Gentiloni e i gli altri ministri del Pd, tutti bisognosi di deroga tranne Graziano Delrio, in quanto tutti con alle spalle 15 anni di mandato parlamentare, il massimo previsto dallo Statuto.

Su Fassino è in agitazione il Pd torinese, che avrebbe voluto candidare altri esponenti del territorio. Ma questo non ha scalfito la volontà di Renzi di affidare il collegio Torino 1 per il Senato all'ex segretario Ds.

La direzione non decide oggi le deroghe per gli altri vecchi parlamentari, anche se diversi di loro saranno ricandidati, a cominciare da Roberto Giachetti, ex candidato Pd contro Virginia Raggi alle comunali a Roma. Per i parlamentari la decisione è rimandata al momento in cui si dovranno chiudere le liste, entro il 29 gennaio.

E sulle liste per ora ci sono criteri di massima ma nessuna decisione. Per esempio, Renzi vorrebbe richiamare in Italia il capogruppo del Pse al Parlamento Europeo, Gianni Pittella, e farlo correre nel suo collegio in Basilicata, contro gli avversari di Liberi e Uguali Roberto Speranza e Filippo Bubbico, entrambi lucani. Ma il pressing romano ancora non avrebbe sortito effetti a Bruxelles. L'idea iniziale era infatti quella di candidare al Parlamento italiano il fratello di Pittella, Marcello, attuale governatore lucano (una volta eletto ha due mesi di tempo per optare, lasciare la Regione a fine maggio, dove si andrebbe al voto a scadenza naturale in autunno). Ma Renzi vorrebbe che si candidasse Gianni Pittella.

Di certo c'è che premier e ministri verranno messi in sicurezza. Candidati nei collegi e nel proporzionale, scelta che vale sicuramente per Paolo Gentiloni, Roberta Pinotti, Graziano Delrio, Dario Franceschini, Marco Minniti. Incognita per Pier Carlo Padoan, non iscritto al Pd, potrebbe correre solo nei listini. Incognita Maria Elena Boschi: su di lei, dopo il caso Etruria, c'è un surplus di approfondimento al Nazareno. Al vaglio l'ipotesi di farla correre in un collegio (Firenze Camera) ma forse prevarrà la scelta di tenerla al riparo dalla sfida diretta con la concorrenza e candidarla solo nel proporzionale.

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