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Economia

La parabola di Moscovici: "Deficit dell'Italia oltre il 3%? Controsenso". Ma da ministro dell'Economia francese lo sforò per tutto il mandato

Era il 4 giugno 2012 quando l'allora neoministro delle Finanze francesi assunse per la prima volta l'impegno "formale" a Bruxelles al cospetto del Commissario per gli affari economici dell'Ue Olli Rehn: "La Francia centrerà l'obiettivo del deficit al 3% nel 2013. E senza misure di austerity". D'altronde, disse poi il ministro appena eletto, "siamo stati scelti dai francesi per risanare il Paese". Sei anni dopo "l'impegno formale" non è ancora stato mantenuto ma il "fuoriprogramma" non ha impedito all'allora inquilino di Bercy di occupare, da fine 2014 ad oggi, il posto che fu di Olli Rehn e, da questa posizione, di tirare le orecchie al candidato premier del M5S Luigi Di Maio, reo di aver detto che il limite del 3% "non è un dogma". Non rispettare il parametro fissato dal Fiscal Compact, ha detto il commissario Ue, "è un controsenso per l'Italia". Stiamo parlando di Pierre Moscovici, ex ministro delle Finanze del governo socialista Ayrault sotto la presidenza di Francois Hollande e oggi attento controllore dei controsensi altrui ma sbadato osservatore dei controsensi suoi.

Insediatosi a Bercy a maggio 2012, due settimane dopo era già a Bruxelles a spiegare la sua strategia anti-deficit:

Per Moscovici però era arrivato il momento di voltare pagina: il suo era uno dei nomi candidati a occupare il posto di Olli Rehn come Commissario agli affari economici dell'Ue. In un'intervista a Repubblica nell'agosto del 2014 disse: "Dobbiamo agire subito. Serve una svolta. Abbiamo cinque anni per riportare la crescita e l'occupazione in Europa. Se non saremo capaci di farlo, il progetto europeo potrebbe svanire per sempre''. Quanto al suo operato da ministro delle Finanze francese, rivendicò orgogliosamente quanto aveva fatto: "Come ministro sono stato in prima linea nella riduzione dell'indebitamento dello Stato. Certo - ammise - la Francia ha ancora un deficit elevato, ma nei due anni in cui sono stato al governo molta strada è stata compiuta. Da questo punto di vista il mio impegno è comprovato''. Così comprovato che il neoministro delle Finanze francesi Michel Sapin chiese subito, appena occupato il posto di Moscovici, un ennesimo rinvio di altri due anni per il rientro nei parametri contabili prefissati dall'Ue. In un discorso "di verità" Sapin lasciò intendere che qualcuno, a Bercy, aveva messo la testa sotto la sabbia.

Ma intanto Moscovici, una volta eletto Commissario Ue, aveva subito ripreso il vecchio smalto, lanciandosi in dichiarazioni acrobatiche: "Stabilità e crescita non sono opposti, non c'è crescita senza riduzione dei debiti e non c'è riduzione dei debiti senza crescita". Ed è nella sua veste di attento osservatore dell'operato altrui che martedì ha richiamato i leader italiani, Di Maio in particolare, a rispettare le regole Ue, forte delle promesse fatte da ministro e mai mantenute.

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