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Politica

Per 15 seggi in più: nel Pd scoppia la 'grana Orlando'. I renziani: un bel caos riaprire le liste ora

Pierpaolo Scavuzzo / AGF Pierpaolo Scavuzzo / AGF
Pierpaolo Scavuzzo / AGF Pierpaolo Scavuzzo / AGF 

A pochi metri dal traguardo, proprio quando si intravede la luce fuori dal tunnel delle liste per le politiche, nel Pd scoppia la 'grana Orlando'. Il segretario Matteo Renzi pensava di aver sbrigato il grosso del lavoro in vista della direzione nazionale del Pd venerdì mattina. Pensava di aver messo a posto quasi tutte le caselle, compresa quella più ostica di Maria Elena Boschi, candidata in luogo sicuro a Bolzano. E invece no. Perché l'8 per cento dei posti che sta offrendo alla minoranza interna che fa capo al Guardasigilli Andrea Orlando gli è stato rispedito al mittente.

"Abbiamo avuto il 20 per cento al congresso del partito, non possiamo accettare l'8 per cento", dice una fonte orlandiana. Già. Ma a 36 ore dalla presentazione delle liste alla direzione, che le approverà prima della scadenza del 29 gennaio, "è un bel caos riaprire tutto", dicono dal quartier generale del segretario che invece dava per scontato quell'8 per cento di posti e considerava chiuso il lavoro, chiuso o quasi.

Chiedere il 20 per cento significa una 15ina di seggi, così per fare una traduzione in posti in Parlamento. Non è poco. Visto che si tratta di posti nei listini proporzionali, dove in genere si piazzano i nomi meno noti ma considerati fedelissimi del segretario, non campioni di voti che portino avanti la battaglia come accade nei collegi uninominali, ma retroguardia che incassa e viene eletta a seconda del risultato dei big. Insomma, il fortino della nomenclatura: spesso senza volto ma fedele alla linea.

La tensione è sul limite. Gli orlandiani minacciano di disertare la direzione di dopodomani, se prima non ci sarà alcun chiarimento tra Renzi e Orlando. E stasera intanto riuniscono tutta l'area per fare il punto. Il ministro però non alza i toni: "Sono convinto che Renzi manterrà le indicazioni e i criteri che gli ha dato come riferimento all'ultima direzione del partito".

Quello con la minoranza interna non è l'unico ostacolo che oscura il traguardo della presentazione delle liste. In molte regioni il Pd ha problemi di rappresentanza femminile nella presentazione delle liste. Anche in Toscana, dove pure si sta riversando la maggioranza delle richieste di candidatura anche da parte degli alleati, visto che è regione considerata più sicura delle altre per il Pd, insieme all'Emilia Romagna. Insomma si tratta anche di riequilibrare a livello nazionale la quota di genere, che per legge deve essere pari al 40 per cento. Un problema che non riguarda solo il Pd, naturalmente. Ma a poche ore dalla scadenza è un problema in più e non da poco.

E infine c'è da far rientrare il 'caso Lorenzin'. Sfumata l'ipotesi di una sua candidatura a Prato – sul territorio non è proprio andata giù nemmeno tra i renziani e a Prato il sindaco è il renzianissimo Matteo Biffoni - si starebbe prendendo in considerazione il collegio di Lucca, che però non è considerato altrettanto sicuro. E dunque non è roba possa convincere facilmente il ministro all'Istruzione, peraltro di origini romane.

Fino alla direzione di venerdì mattina, domani si farà nottata, scommettono al Nazareno. E' sempre così prima delle elezioni, come la notte prima degli esami, ma col Rosatellum di più.

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