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Cultura

L'indignazione di Galantino per il treno deragliato: "Non si risparmia sulla sicurezza a spese delle persone"

Pierpaolo Scavuzzo / AGF
Pierpaolo Scavuzzo / AGF 

La frase esce diretta, pungente: "La sicurezza non è un capitolo tra gli altri, nel quale si risparmia a spese delle persone". Il caso è quello del treno deragliato a Pioltello, alle porte di Milano, con tre donne morte e decine di feriti. "È un prezzo troppo alto quello che si sta pagando con il dolore per le perdite e la fatica di sopportare queste cose. Vorrei richiamare l'urgenza e necessità che chi di dovere metta testa e cuore al tema della sicurezza". Anche sui migranti, pochi giri di parole: "Mare Nostrum è diventato 'monstrum' per i tanti morti che ha inghiottito". E ancora sulla politica italiana in patria - "se fanno promesse che poi non mantengono spero monti l'indignazione" - e in Europa - "per recuperare autorità ci vuole autorevolezza".

Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, interviene a 360 gradi nel corso della tradizionale conferenza stampa di chiusura del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, aperta lunedì scorso dalla prolusione del presidente, il cardinale di Perugia Gualtiero Bassetti. Netto, schietto, com'è nel suo carattere. Sul dramma del treno usa concetti simili a quelli che nelle stesse ore sono stati adoperati da esponenti politici "populisti" come il leader della Lega, Matteo Salvini e di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, con cui lo stesso Galantino ha avuto a che dire in passato.

Su molti argomenti, Galantino è sembrato andare, almeno nei toni, molto più in là di Gualtiero Bassetti. Entra anche lui nella campagna elettorale, chiarendo le parole del presidente sul superamento delle ideologie: "non disegna nessun percorso politico, né Grosse Koalition né Kleine Koalition, perché né i vescovi né alcuna persona di buon senso è in grado di prevedere cosa accadrà" dopo il voto del 4 marzo. La Chiesa italiana chiede ai candidati "quello che chiederebbe qualunque persona di buon senso: onestà, realismo, umiltà e moralità. Onestà personale e del gruppo di appartenenza – ha declinato -. Realismo perché bisogna guardare negli occhi i problemi, ma anche saper intercettare le attese, le progettualità e le speranze delle persone. Umiltà nel riconoscere le proprie capacità e metterle in comunione con quelle degli altri. Moralità non solo riguardo al 6° e 9° Comandamento ("Non commettere atti impuri" e "Non desiderare la roba d'altri", ndr), ma anche su altre cose".

Galantino ha sottolineato il recupero dell'appello del presidente Sergio Mattarella ai giovani a non disertare le urne. "C'è un diritto-dovere rispetto a questo appuntamento - ha osservato - che riguarda il Paese con i temi importanti al centro dei quali c'è la famiglia". "Tutti dobbiamo votare - ha aggiunto -, ma in particolare i giovani non possono e non devono accontentarsi del sentito dire, o di reagire a notizie che possono anche essere corrotte o manipolate".

C'è un tema che resta in testa alle priorità dei vescovi, quello del testamento biologico, una "legge ideologica e controversa" specie perché non prevede l'obiezione di coscienza da parte del medico e definisce terapia sanitaria l'idratazione e la nutrizione artificiale. Ma nell'invocare un intervento da parte dell'Ordine dei medici, Galantino ha dovuto fare mea culpa e dopo aver ricordato che non è compito dei vescovi fare le leggi, ma quello di "formare le coscienze, anche dei politici", sottolinea che "se poi si arriva a certi risultati legislativi, è probabilmente perché, ci assumiamo la nostra parte di responsabilità: non si è lavorato abbastanza affinché credere al Vangelo diventasse mentalità di Vangelo".

Un ultimo passaggio sulla traduzione del Padre Nostro in italiano, con le modifiche da introdurre alla versione corrente per evitare che si affermi che è Dio che "ci induce in tentazione". Galantino negadi poter annunciare oggi qualche eclatante novità, come pure aveva scritto qualcuno: "Non devo spiegare niente: farei la figura del "peracottaro", ha scherzato. Sono i toni di Galantino, che chiarisce tuttavia che la Cei si era orientata verso una diversa traduzione sin dal 2008, ben prima del recente intervento di Papa Francesco. Il Papa, ha detto, "non ha ripreso i vescovi italiani, semmai ha preso atto" di una modifica che la Conferenza episcopale italiana aveva già promosso.

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