Scegli di capire.

Gedi Smile Abbonati
Inserti
Ancora su HuffPost
Guest
Tutte le sezioni

GEDI Digital S.r.l. - Via Ernesto Lugaro 15, 10126 Torino - Partita IVA 06979891006

Esteri

Vescovo Juan Barros, il Papa manda un inviato in Cile per indagare sui casi di pedofilia

Alessandro Bianchi / Reuters
Alessandro Bianchi / Reuters 

In modo clamoroso si riapre il caso del vescovo cileno Juan Barros, vescovo di Osorno. È stato lo stesso Papa Francesco che "a seguito di informazioni recentemente pervenute" ha inviato a Santiago del Cile l'arcivescovo di Malta Charles Scicluna, presidente del Collegio per l'esame dei ricorsi in materia dei "delicta graviora", tra i quali appunto quelli di pedofilia, "per ascoltare coloniche che hanno espresso la volontà di sottoporre elementi in loro possesso".

Il caso del vescovo di Osorno ha tenuto banco in Cile durante la recente visita del Papa in Sudamerica dal 15 al 22 gennaio 2018, tra le proteste di molti abitanti della città che hanno contestato già da anni la nomina di Barros e la sua presenza alla messa papale.

Il vescovo Barros infatti è stato un allievo del sacerdote cileno Fernando Karadima che era stato condannato per pedofilia dalla Congregazione della Dottrina della Fede il 3 luglio 2011, durante il pontificato di Benedetto XVI.

Per ben due volte Francesco ha affermato - durante il suo ultimo viaggio - che gli accusatori di Barros, in mancanza di prove, lo stanno calunniando. Poi nella conferenza stampa sul volo di ritorno Francesco si è corretto a parlando della necessità di "evidenze" .

Una delle vittime di Karadima, Juan Carlos Cruz su Twitter ha scritto nei giorni scorsi: "Come se uno avesse potuto scattarsi un selfie o una foto mentre Karadima abusava me o altri, con Juan Barros, fermo a lato e che vedeva tutto". La testimonianza di Cruz è corroborata da due altri sopravvissuti alle violenze di Karadima.

Il caso Barros ha tenuto banco su tutti i media internazionali (dal New York Times al South China Morning Post) poiché ha costituito un test della capacità del Pontefice di affrontare la piaga della pedofilia del clero. Sulla vicenda, e prima di giungere in Perù, per partecipare alla messa finale celebrata dal Papa è intervenuto con un comunicato ufficiale il cardinale di Boston Sean O'Malley il quale aveva sottolineato che le parole del Papa avevano causato una "grande sofferenza" negli abusati cileni.

Il caso Barros è segnalato nel Rapporto che il 5 settembre 2017 lo Snap (associazione di 18 mila sopravvissuti agli abusi sessuali dei preti) ha presentato al Comitato dell'Onu contro la Tortura che tra quattro mesi deve sottoporre a nuova valutazione la Santa Sede e il Vaticano, dopo i rilievi critici ottenuti nel 2014. Già allora, Papa Francesco era stato criticato dalle vittime per aver promosso due prelati cileni (accusati da alcune vittime) di aver "coperto" Karadima: si tratta dell'allora arcivescovo di Santiago, Francisco Javvier Erraruriz e il suo successore Ricardo Ezzati.

Ezzati fu fatto cardinale cardinale nel febbraio 2014. "Erraruiz - prosegue il documento del 2014 - è stato nominato da papa Francesco nel selezionato consiglio degli otto cardinali, chiamati a riformare la Curia".

"Durante questo periodo (2014-2017, Ndr) - si legge ancora nel rapporto del 5 settembre scorso - Papa Francesco ha proseguito sulla sua strada nominando il vescovo Juan de la Cruz Barros capo della Diocesi di Osorno in Cile, malgrado le accuse documentate che era complice degli atti commessi da Karadima" e "nonostante una protesta senza precedenti in Cile". Dopo la nomina (marzo 2015) il Papa aveva pubblicamente chiamato i critici "stupidi".

L'inviato del Papa in Cile il vescovo maltese Scicluna è stato a lungo il rappresentante dell'accusa presso la Congregazione della dottrina della Fede, per tutto il periodo del Pontificato di Benedetto XVI, ed è stato colui che ha portato alla condanna del più famoso prete pedofilo dell'America Latina, il fondatore della Legione di Cristo, Macial Maciel.

Il vescovo Barros ha dichiarato di aver accolto "con fede e gioia la decisione del Papa di inviare Scicluna" in modo che venga stabilita la verità (stando ad un comunicato ufficiale di un portavoce della Conferenza episcopale cilena). L'arcivescovo Scicluna partirà per il Cile subito, ma naturalmente dopo aver preparato con attenzione la sua missione. Non è invece chiaro se si recherà negli Stati Uniti, a Filadelfia, dove risiede una delle vittime che è appunto Juan Carlos Cruz.

I commenti dei lettori
Suggerisci una correzione